TORINO. “Ancora prima di conoscerlo, ero un grande fan dei suoi film. Amavo la sua semplicità di sintesi, la sua arte, il suo umorismo caustico, un po’ british. I suoi film trasmettevano una profonda simpatia perché portavano immediatamente lo spettatore a sposare il punto di vista dell’autore e prenderne le parti”. Così il regista Enzo D’Alò parla di Bruno Bozzetto nel numero monografico della rivista ‘Mondo Niovo 18-24 ft/s’ a lui dedicato. L’artista, nato a Milano nel 1938, ha ricevuto il Premio Maria Adriana Prolo promosso dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC). La consegna è stata preceduta da una laudatio di Alfio Bastiancich, storico del cinema d’animazione e presidente dell’Associazione Italiana Film d’Animazione.
Bozzetto non ha mai frequentato scuole di disegno, uscito dal liceo classico si era iscritto a Giurisprudenza, per poi diventare autore affermato dell’animazione italiana e internazionale con West and Soda (1965), Vip mio fratello superuomo (1968) e Allegro non troppo (1976). Prossimamente sarà il protagonista di un omaggio in occasione della 30ª edizione del Festival di Guadalajara (6-15 marzo 2015), dove si vedranno tutti i suoi lungometraggi appena restaurati.
E’ contento del Premio Prolo?
Visto che mi è stato dato un riconoscimento alla carriera, vorrei ricordare quegli animatori, ormai scomparsi, che ho frequentato e hanno influenzato la mia formazione, talvolta lavorando insieme. In particolare: Emanuele Luzzati per la sua semplicità, Osvaldo Cavandoli per l’umorismo e la battuta fresca e ancora Giulio Gianini, Walter Cavazzuti, Pierluigi de Mas.
Pixar o Disney?
La Pixar ha dato la possibilità al 3D di avere un‘anima grazie a John Lassater. Disney ce l’ho nel cuore è il mio secondo padre, soprattutto amo la Disney dei primi tempi, la successiva mi attrae di meno.
Quali film della Pixar ha amato di più?
Alla ricerca di Nemo perché è il più poetico; Up mi ha colpito perché addirittura inizia con una tragedia e con un protagonista vecchio; WALL.E ha i primi 20 minuti senza dialogo; con The Brave hanno di nuovo cambiato. Il fatto è che la Pixar non smette mai di sperimentare.
Che cosa non le piace dell’animazione 3D?
Al tempo del 2D era possibile modificare il soggetto, la storia in corso d’opera anche all’ultimo momento. Con il 3D si pianifica tutto, è il modello americano che programma un film addirittura 4/5 anni prima.
Il progetto Il mistero del viavai, che aveva trovato l’attenzione del MiBACT, a che punto è?
E’ fermo, purtroppo in Italia non si investe nell’animazione, dimenticando che il prodotto non è legato a fatti contingenti, ma solo alla fantasia e dunque dura nel tempo. E poi i miei film non sono per bambini, ma per tutti. Così è per la Pixar. E’ il trucco per fare grandi incassi al box office.
Tutto cominciò?
Con mio padre che mi aveva costruito una singolare cinepresa in cima a un’asse da stiro modificata.
Lei ha iniziato con il cinema 2D?
Tanti fogli di carta, tanti disegni fatti a mano, ricalcati, colorati e poi fotografati. Ora tutto è più semplice, la tecnica fa risparmiare tempo e fatica, ma non è la condizione sufficiente per avere la qualità del prodotto. Alla base c’è sempre un’idea di partenza, che non è detto che sia buona.
Quand’è stata la prima volta che ha lavorato con la computer grafica?
Nel 1998 quando una piccola agenzia di Milano mi ha chiesto di realizzare uno spot.
Nei suoi lavori la colonna sonora ha un ruolo importante?
Sì, rappresenta il 50 per cento del risultato finale. Ho avuto collaboratori come Enzo Jannacci e Roberto Frattini. Ho copiato dai canadesi: faccio in modo che la colonna musicale e gli effetti sonori non vengano trattati separatamente ma siano un tutt’uno, in modo da non spezzare il ritmo. A volte la colonna sonora nasce prima del film, e l’ascolto della musica classica mi suscita idee.
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"Solo in questa città possono capitare cose come questa, peraltro a spese dei contribuenti. Davvero penoso", scrive su Facebook il senatore Pd Stefano Esposito
"Non so ancora quale ruolo avrà. Ho incontrato Iggy Pop a New York, lui per me è un mito e viceversa. Così mi ha chiesto di avere una parte nel film. Ha una faccia rude e forte, un fisico strano ed è una persona colta, che conosce bene il cinema e la musica. Il film, una coproduzione canadese, americana e tedesca, s’avvale anche del crowdfunding che finirà l’8 gennaio, un modo di avvicinare il mio pubblico", dice il regista che al TFF ha presentato la versione restaurata di Profondo rosso
Triangle, distribuito da Istituto Luce Cinecittà, vince al TFF il Premio Miglior film sul mondo del lavoro “per la sua capacità di intrecciare in maniera non rituale, storie che si legano in un filo che danno continuità alla memoria del tempo". Miglior Film di Torino 32 è Mange tes morts di Jean-Charles Hue; 2 Menzioni speciali, una della giuria e una ai personaggi intervistati, vanno a N-Capace di Eleonora Danco; Miglior Film per Italiana.doc è Rada di Alessandro Abba Legnazzi