Non sarebbe stato strano se sul palco dell’Ariston, al recentissimo Festival di Sanremo, avessimo visto salire, così esattamente costumati e con l’allegria, l’eccesso, le paillettes e le parrucche del film, i Popcorn, band dei mitici ’80, che Fausto Brizzi ha formato ad hoc per il soggetto di questo film, La mia banda suona il pop, riferimento “irriverente” – come lo definisce lo stesso regista – del famoso brano di Ivano Fossati.
Con la fondamentale collaborazione del maestro Bruno Zambrini, autore di grandissimi successi pop italiani – suoi La bambola o In ginocchio da te – Fausto Brizzi dirige la sua terza opera prodotta dalla Casanova Multimedia di Luca Barbareschi: “Con Fausto volevamo fare qualcosa di molto pop e con un super cast, che significa uscire dalla logica delle separazioni, senza snobberie, con la comicità sovrana per un progetto competitivo dal punto di vista produttivo. Quando ho visto quest’anno Sanremo non immaginavo fossimo così avanti… La gente adora queste cose, è pertanto un film di costume, alla Nashville di Robert Altman. È proprio un film straordinario sul nostro costume”.
Un costume che il regista mette in scena con un quartetto che ha: “Come riferimento proprio i Ricchi e Poveri. Questo film nasce quando ho visto iniziare le onde lunghe delle reunion, ma è partito da lontano: essendo la storia di un gruppo immaginato non poteva esimersi da una colonna sonora e ho chiesto al maestro Zambrini di scrivere un vero LP di hit Anni ’80. Poi mi sono divertito a inserire scene action. Gli attori – Diego Abatantuono, Christian De Sica, Angela Finocchiaro, Massimo Ghini e il cantante Paolo Rossi – hanno accettato al buio, senza copione: facciamo una finta reunion dei Ricchi e a Poveri, che diventano dei criminali, avevo detto”, ed infatti è quello che accade a San Pietroburgo, ambientazione del film, perché chiamati a cantare in occasione del compleanno di un magnate russo fanatico della loro musica, nonostante siano una band ormai sciolta, ma “affamata” al punto di lasciarsi facilmente persuadere dal consistente compenso, che, appunto nelle sequenze più criminali della sceneggiatura, si confrontano con un’occasione alla 007, che fa da evidente contrappunto al loro profilo, tutt’altro che sofisticato o finemente stratega.
Profilo, quest’ultimo, che invece sembrerebbe essere di Olga, il personaggio di Natasha Stefanenko, capo della sicurezza del milionario russo, e che da russa dà una lettura del fenomeno socio-geografico: “Il film è molto realistico, in Russia succedono standing ovation per tutta la musica Anni ’80, c’è un amore folle, io stessa ho presentato Al Bano e Romina al Cremlino lo scorso anno. Nell’82 abbiamo iniziato a vedere Sanremo in Russia, un momento storicamente difficile per il Paese, in cui ci serviva leggerezza: anche se non capivamo le parole, le melodie ci piacevano da matti. Le registravano dalla tv e andavamo in giro con gli stereo, si mettevano a tutto volume le canzoni italiane: tutt’ora le ascoltiamo con nostalgia e tantissimi ricordi”.
In una – non pensata – sociologia comica Milano-Roma, comunque un classico di comprovata efficacia, Diego Abatantuono (Franco), storico manager della band che fu e qui anima della reunion, recita il ruolo con gli occhi intensamente celesti e un’efficacia interpretativa degna non solo della sua abilità in commedia ma anche del suo eclettismo, spesso sfumato di tonalità drammatiche. Una sempre ironica Angela Finocchiaro (Mickey) è “la donna della band” – in tutti i sensi, non solo artistico: “Il mio personaggio porta una nota storica fondamentale, quella della leggiadria dell’essere disponibile… C’è una liberazione sessuale che non era delle nostre mamme e nonne”, commenta con sottile finezza l’attrice, accanto a Christian De Sica (Tony), un omaggio – anche estetico – a Franco de I cugini di campagna: “Sono stato contento di tornare a lavorare con Brizzi, perché con lui sui set mi diverto come con pochi. È un film italiano che fa davvero ridere, finalmente. Ho visto il film di Zalone, un bel film ma le risate erano poche: trovo invece questo sia molto comico, anche rispetto a quello di Aldo, Giovanni e Giacomo, che mi dicono bello ma melò”. E, omaggio dopo omaggio, c’è anche il Lucky di Massimo Ghini, celebrazione di Angelo Sotgiu, il biondo dei citatissimi Ricchi e Poveri. “Era quasi fantasmagorica l’idea della reunion. C’è poi anche mio figlio Leonardo nel film, la mia fotocopia, perfetto per essere me nella versione Anni ’80; e inoltre anche una delle mie figlie gemelle, che sostituisce il personaggio di Angela nel programma di cucina, ma lei non vuole fare l’attrice”. Infine, in una storia di musica, un vero musicista, che qui si presta ad essere attore, Paolo Rossi (Jerry). Oltre a loro cinque, protagonisti omaggianti la musica pop italiana, il film scritto da Brizzi con Marco Martani, Edoardo Falcone e Alessandro Bardani, celebra, non senza battute caustiche, molti altri cantanti del periodo – “quasi una ventina”, precisa il regista, che dice: “Punzecchio tutti quelli che amo. Ne ho citati tanti e tutti quelli che mi divertono”.
Il film esce il 20 febbraio, in circa 400 copie, come confermato da Giampaolo Letta di Medusa Film.
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