Breve storia recente dell’horror all’italiana aspettando ‘Home Education’

Il 30 novembre esce nelle nostre sale 'Home Education – Le regole del male': un horror psicologico smaltato di esoterismo che sembra un altro tassello di questo mosaico che possiamo definire: new wave del terrore italiano


“Come sta il cinema horror in Italia?” “Il paziente soffre, ma è vivo e dà anche segni di miglioramento”. Lo stato di salute del genere appare così: non è sicuramente una gioia al botteghino, a differenze delle produzioni straniere vere fabbriche dello spavento, eppure un manipolo di giovani autori si è affacciato alla ribalta  facendo ben sperare nell’ horror made in italy che tra gli anni ’60 e ’80 stupiva e convinceva tutti con i vari Dario Argento, Lucio Fulci, Mario Bava.

Le regole del nuovo horror

Il 30 novembre esce nelle nostre sale Home Education – Le regole del male: un horror psicologico smaltato di esoterismo che sembra un altro tassello di questo mosaico che possiamo definire: new wave del terrore italiano.  Alla regia c’è il trentaduenne Andrea Niada, nato sì a Milano, ma adottato da Londra praticamente da subito.

Girato in Calabria, nel suggestivo Altopiano della Sila, in circa 4 settimane, Home Education è la storia – sviluppata dal cortometraggio di diploma di Niada alla London Film School e acclamato dalla critica –  dell’adolescente Rachel cresciuta in una casa isolata nei boschi, istruita secondo i principi di un culto esoterico di cui la sua famiglia è seguace. Alla morte del padre Philip, l’oppressiva madre Carol (interpretata dalla bravissima Julia Ormond) costringe la figlia a vivere con il cadavere, priva di contatti con il mondo esterno, in attesa che il corpo senza vita si rianimi. È quando si presenta alla porta della loro casa il giovane Dan che tutto precipita e i due ragazzi dovranno confrontarsi con Carol e la sua natura deviante.

Un film dal respiro internazionale e dalla presa salda che esplora le zone oscure  di menti alla deriva, di persone isolate e di culti dal sapore pagano, prodotto con il sostegno della Fondazione Calabria Film Commission e distribuito da una major importante come  Warner Bros.

Roberto, Paolo, Lucio e gli altri

La nuova ondata horror non ha sicuramente la forza di uno tsunami capace di abbattere i muri fatti di pregiudizio per un genere che fa fatica a imporsi nel grande pubblico, ma sta crescendo. Ottiene risultati. Si fa notare, anche all’estero.

Vediamoli più da vicino questi film che grondano sangue, speranza, idee, talento e in molti casi grande qualità, cominciando da due film che portano la firma che dobbiamo tenere bene a mente: quella del regista Roberto De Feo e quella dello sceneggiatore e scrittore Lucio Besana.

The Nest – Il nido (2019) è il primo film della premiata ditta, forse ancora un po’ acerbo, ma già rivelatore di un talento evidente. Un horror edificato sull’atmosfera inquietante del Castello dei Laghi e sul mistero intrecciato di ombre e svelamenti progressivi che ha conquistato critica e pubblico (il miglior film d’esordio italiano horror per incassi e un già annunciato remake americano).

La storia è quella di Samuel, ragazzo paraplegico che vive con la madre a Lake Manor, in una villa isolata dalla quale gli è espressamente vietato allontanarsi. Quando arriva Denise, una giovane cameriera, il giovane protagonista trova finalmente il coraggio di vincere le rigide regole materne per aprirsi un varco verso la libertà e la verità che circonda la villa. Ma la madre non lo lascerà andare così facilmente

A classic horror story (2021) è una regia a 4 mani. Accanto a De Feo ecco comparire un altro astro nascente dell’horror italiano: Paolo Strippoli, classe 1993. La sceneggiatura, tra i nomi compare ancora una volta Lucio Besana (oltre ai due registi e una squadra composta da Milo Tissone, David Bellini, Lucas Asmaron) segue il tracciato del debutto con The nest, ovvero la rivisitazione del folklore nostrano in chiave terrorizzante. Come nell’imminente Home Education il terreno d’azione è la Calabria, ritratta inizialmente come certe aree rurali dell’America profonda con tanto di diner a bordo strada e un camper che attraversa le strade polverose e sconnesse. La storia si concentra sui cinque personaggi che popolano l’autocaravan, vittima di un incidente e quindi bloccato in mezzo al nulla, tra boschi e un’unica abitazione misteriosa.

Il film uscito su Netflix è stato sul podio dei più visti al mondo sulla piattaforma nella terza settimana del luglio 2021, il New York Times lo ha inserito nella lista dei cinque film horror consigliati per quel mese e Netflix Italia nella Top 10 delle migliori opere dell’anno.

Sganciatosi dalla co-regia, Paolo Strippoli si imbarca in una traversata in solitaria nel difficile mare dell’orrore. E regala al pubblico italiano quella perla assoluta dal titolo Piove (2022), storia ambientata a Roma dove, quando si aprono le dighe delle nuvole, succede qualcosa di strano: dai tombini esce una sorta di fanghiglia grigiastra che emana un vapore molto denso e chi ne è toccato dovrà fare i conti con sentimenti abietti e rabbia fino ad allora repressa.

“Piove è uno di quei film che possono salvare il cinema italiano” titola Wired scrivendo con entusiasmo di una storia “capace di parlarci della società post-pandemia, stritolata da rabbia sociale e incomunicabilità.”

La sceneggiatura a sei mani dallo stesso Strippoli con Gustavo Fernandez e Jacopo Del Giudice non si accontenta di citare i classici, di sorreggere la trama sui pilastri consolidati del genere, di sfruttare l’inatteso fragore del suono per far saltare gli spettatori sulle poltrone. Piove s’insinua sotto pelle e lo fa tarando la sua traiettoria sul registro visivo, contrapponendo il colore acido al nero dilagante, la luce fredda al buio denso, il linguaggio alto della cinematografia europea più raffinata al pop di un Romero o di un Carpenter. Nonostante un curioso divieto ai minorenni (revocato troppo tardi e abbassato a +14) che gli ha tagliato  un po’ le gambe al botteghino, resta la sensazione di trovarsi di fronte a un piccolo cult che ha fatto incetta di premi in giro per il Mondo.

Altri film horror italiani degni di nota:

Oltre il guado (2014) del talentuoso Lorenzo Bianchini che racconta con grande mestiere e tensione fortissima dell’etologo e naturalista Marco Contrada rimasto intrappolato all’interno di un villaggio dominato da presenze inquietanti e una maledizione dalle conseguenze terribili.

Sempre ambientato a Roma è The End? L’inferno fuori (2017): un horror da apocalisse zombie prodotto dai fratelli Manetti e diretto dall’esordiente Daniele Misischia. La trama si può condensare in un what if semplice ed efficace: che cosa succederebbe se un uomo d’affari rimanesse bloccato in un ascensore tra due piani mentre fuori si scatena un’invasione di zombie degna di una terribile “fine del mondo”?

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26 Novembre 2023

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