Box office, che bella giornata. Tutta italiana


E’ il momento d’oro del made in Italy, con i titoli italiani comprese le coproduzioni (277 quest’anno rispetto ai 256 del 2010) che ottengono, nel periodo 1 gennaio/20 novembre, in quanto a presenze la quota di oltre 33 milioni pari al 38,08% (nel 2010 era quasi di 28 milioni pari al 29,60%) e in quanto a incassi pari a 203.439.524 euro (36,03%), nel 2010 erano 169.810.560 (26,88%). Un dato unico nel panorama europeo, non eguagliato dalla Francia, ma che si colloca secondo i dati forniti da Anec-Anem-Anica in un contesto che vede un calo sia degli incassi -10,63% (dai 631.837.281 di gennaio-novembre 2010 a 564.653.926 € nello stesso periodo 2011), sia delle presenze -8,18% (da 94.532.855 a 86.801.588). Una diminuzione dovuta alla costante perdita di spettatori e incassi per i film americani, passati per presenze dal 60,68% del 2010 al 48,30% del 2011 e per incassi dal63,79% al 50,20%.

Nella top 20, guidata da Che bella giornata con Checco Zalone, troviamo 9 titoli italiani (con Immaturi e Qualunquemente al 3° e 4° posto), tutte commedie tra cui il recente fenomeno de I soliti idioti al 10° posto. Gli altri film sono 9 produzioni americane e 2 del Regno Unito, e le uniche presenze, per così dire di cinema classico d’autore, sono Il discorso del re e Hereafter. Questi 20 titoli si dividono più della metà dell’incasso totale dell’anno con oltre 256 milioni.

 

Per il presidente dell’Anica Riccardo Tozzi, al di là della soddisfazione per i risultati del cinema nazionale, resta evidente un problema di sistema. “Si è affacciato un nuovo spettatore che conosciamo ancora poco e inoltre c’è un pubblico potenziale nei centri urbani che non viene intercettato a causa dello squilibrio del circuito”. Di qui l’obiettivo di nuove multisale urbane che superino il modello di sala tradizionale ormai in crisi.
Angelo Barbagallo, presidente dei produttori Anica, si aspettava peggio per i dati generali in un anno caratterizzato dalla crisi mondiale, da un’estate durata due mesi in più e dall’assenza del fenomeno Avatar. Il successo della commedia italiana per Barbagallo penalizza però l’altro cinema italiano che ha risultati al di sotto delle aspettative. La causa? La trasformazione antropologica del pubblico, dovuta anche al ricambio generazionale e a un ventennio di tv commerciale: “Nei film della top 20 c’è sempre un elemento riconducibile al panorama televisivo”. L’offerta deve allora essere varia e perché sia possibile occorrono risorse per produrre.

 

Anche Lionello Cerri, neo presidente Anec, pone l’accento sulla mutazione del pubblico, con i giovani cresciuti a pane e tv, assente un’educazione all’immagine. Importante diventa allora la politica delle sale, puntando a fare del cinema un centro di aggregazione sociale e di valorizzazione di tutto il cinema: sia quello commerciale e d’azione, sia quello d’autore e dei sentimenti. Inoltre Cerri sottolinea il dato positivo che vede tutto il cinema europeo conquistare la metà della quota di mercato per presenze e incassi.
Filippo Roviglioni, presidente dei distributori dell’Anica, sottolinea che la digitalizzazione delle sale procede lentamente e che nel periodo aprile/settembre si è venduto solo il 30% dei biglietti.

Carlo Bernaschi, presidente Anem, rileva che i prezzi medi del biglietto si mantengono al di sotto delle medie europee e nonostante l’aumento dell’Iva scendono da 6,68 € nel 2010 a 6,50 € nel 2011.

 

E al nuovo ministro per i Beni e le attività culturali che cosa chiedono le associazioni di categoria? Un tavolo permanente della filiera cinema presso il MiBAC, risponde Paolo Protti presidente dell’Agis, per affrontare i tanti problemi in campo, a cominciare dalle norme contro la pirateria. 

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23 Novembre 2011

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