“Sono per un approccio che tenga in considerazione quello che pensano gli operatori della cultura. Prendo decisioni, ma preferisco fare in modo che le scelte siano condivise, è così che una cosa poi funziona”. Per la prima volta padrone di casa al ministero dei Beni culturali dove si presentava la Festa della Musica, Alberto Bonisoli risponde a tutto campo alle domande dei cronisti e parte morbido, sottolineando gli elementi di continuità con la gestione Franceschini, mentre ribadisce la battaglia per aumentare le risorse per la cultura.
“Le cose buone le porteremo avanti”, assicura citando proprio la Festa della musica, “che anzi ho idea di implementare”. Così come l’attenzione a giovani e periferie, del tutto condivisa con la passata gestione. Qualcosa però cambierà al Collegio Romano e il ministro manager eletto in quota Cinque stelle lo chiarisce: “Quello che voglio stabilire da subito è un approccio che tenga in giusto conto quello che pensano gli attori del ministero”. Il riferimento, neppure troppo celato, è alla riforma voluta da Franceschini che ha rivoluzionato il ministero e il rapporto tra soprintendenze e musei, scatenando non poche polemiche nel mondo della cultura e anche all’interno dell’amministrazione: “Alcune riforme, pur condivisibili, hanno avuto delle vischiosità e delle resistenze che si potevano evitare, c’è stato un difetto di progettazione”, sottolinea Bonisoli.
Quindi il tema della formazione e dell’approccio alla cultura, che il nuovo ministro rivendica come prioritario: “Credo si debba intervenire, per quanto riguarda la musica ma non solo, sugli approcci alla didattica. Su questo lavoreremo insieme con il ministero dell’Istruzione. Dobbiamo porci il problema di come incuriosire i ragazzi e non so se abbiamo gli strumenti giusti: non credo che dare dei soldi ai giovani per comprarsi dischi e libri serva più di tanto (il riferimento è alla 18app lanciata dal governo Renzi), credo invece che sarebbe meglio investire per migliorare la didattica, l’approccio alla cultura”.
Quanto alla musica: “Sono ministro da 13 giorni. Ho detto in campagna elettorale che servono più fondi per la cultura e non ho cambiato idea. Ho ricevuto tante segnalazioni, più di mille, un terzo solo per la musica. Ma il nostro è un governo del cambiamento, agiamo di comune accordo, sono in contatto con il ministero delle Finanze e con la Funzione pubblica, sono loro che dovranno darci una mano per le risorse, che serviranno per la struttura del ministero e per gli altri settori, serviranno soldi e regole”. E se poi ci sarà da combattere in Consiglio dei ministri? “Sono uno piuttosto testardo, forse poche idee ma chiare, mi ascolteranno”.
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