L’idea di una coppia di coniugi spie non è di certo la più originale del mondo, ma quello che offre Steven Soderbergh con il suo Black Bag: Doppio Gioco, in uscita nelle sale il 30 aprile, è indubbiamente qualcosa che spiazzerà il pubblico. Con un’impostazione quasi teatrale, il nuovo spy thriller del regista premio Oscar, maestro del genere, ci offre un’occasione più ludica che drammaturgica: quella di prendere parte a una sorta di gioco da tavola, di quelli in cui bisogna indovinare chi è il traditore seduto tra di noi.
Michael Fassbender interpreta George, una spia britannica di altissimo rango, che scopre che un traditore all’interno dell’agenzia sta per far vendere una misteriosa arma che potrebbe causare la morte di migliaia di persone. I sospettati sono cinque suoi colleghi: due agenti e le rispettive compagne (un’esperta di immagini satellitari e la psicologa dell’agenzia), e, soprattutto, sua moglie, un’altra abile e sensuale agente, interpretata da Cate Blanchett.
Il parallelismo tra il tradimento di una spia e quello che avviene, molto più comunemente, in una relazione sentimentale è spiattellato senza particolare imbarazzo, costruendo sullo schermo tre tipi di relazioni sentimentali molto diverse, tutte in qualche modo estreme. Quella dei protagonisti, in particolare, rappresenta il concetto più puro di relazione monogama classica, impostata su un amore romantico e un totale abbandono alla fiducia reciproca. La situazione ideale in cui inserire la pulce del sospetto. La fiducia, infatti, è qualcosa di difficile da costruire tra persone che mentono per professione e che possono usare la parola d’ordine “black bag” tutte le volte che non possono rispondere perché si tratta di argomenti classificati.
Per presentare queste dinamiche così intriganti, Soderbergh ci butta subito in una cena domestica organizzata dallo stesso George, che, oltre ad essere un cuoco provetto, è anche il più grande esperto di riconoscimento delle menzogne altrui. Tra i sei commensali si nasconde il traditore e George – ritratto come un rigido e spietato calcolatore in linea con alcuni dei più recenti ruoli di Fassbender – ha il compito di smascherarlo il prima possibile: una situazione intrigante, per quanto irrealistica, che poi si espande per tutto il resto del film, mettendo in scena i tentativi del protagonista di scoprire una verità molto più complessa del previsto. Nell’arco di una sola settimana, tra colpi di scena e ribaltamenti, George sarà messo in grande crisi, e per lo spettatore sarà un piacere vedere le crepe dell’incertezza che per la prima volta si mostrano sul suo volto.
Soderbergh, da sempre direttore della fotografia delle sue opere, compie una scelta coraggiosa in questo senso, illuminando le sue statiche scene – composte di soli dialoghi, spesso da seduti – di luci molto forti che quasi rendono fastidioso leggere nel volto degli attori, lasciati volutamente in penombra. Una chiara metafora dello sforzo del protagonista (e dello spettatore insieme a lui) di sondare nell’oscurità dell’animo umano. Processo che diventa ancora più esaltante e divertente, nella scena madre del film, quella dell’interrogatorio con la macchina della verità (strumento di cui George è un maestro), preannunciata fin dall’inizio e poi, finalmente, mostrata con maestria di scrittura, direzione, interpretazione e, soprattutto, montaggio.
Con Black Bag, Soderbergh ci regala un film originalissimo nell’ambito dello spy thriller: in un genere che spesso si abbandona a viaggi internazionali, scene d’azione ed erotiche, l’autore ci porta nell’intimità delle case delle spie, nelle loro camere da letto, nelle loro sedute psicanalitiche, nelle loro fragilità umane nascoste dalle maschere di professionisti dell’intrigo. Con alcuni momenti di buon umorismo, dialoghi ubriacanti e la sospensione dell’incredulità che si deve attivare solo qualche volta, Black Bag è un divertissement agile (dura solo 93 minuti) che ci permette di approfondire e prendere posizione sul tema della verità e della fiducia. Tutte le relazioni sentimentali, infatti, anche quelle più sane e più virtuose, devono convivere con una certa inevitabile dose di bugie. Non avendo accesso a una macchina della verità, spetta a ognuno di noi trovare il giusto equilibrio.
Incentrato sul re Enrico VIII e la sua sesta e ultima moglie Katherine Parr, il film del regista brasiliano Karim Aїnouz uscirà nelle sale il 29 maggio
Il film di Luca Lucini esce il 24 aprile con Vision Distribution. Un viaggio tenero, ironico e a tratti amaro, tra le contraddizioni dell’amore e le mille sfumature dei sentimenti
Ambizioso, carico, sopra le righe, il nuovo film del regista di Creed e Black Panther non passa certo inosservato, anche se risulta a volte sovraccarico e confuso. In sala il 17 aprile
Il primo film di Isaiah Saxon è un'avventura che omaggia l'epoca d'oro dei fantasy per ragazzi. Tra Steven Spielberg e Joe Dante, ma nello stile arthouse della A24