Nanni Moretti ha “battezzato” i primi tre “Bimbi belli”, tredici esordi nel lungometraggio di autori italiani in programma all’Arena Nuovo Sacher fino al 1° agosto, tutte le sere alle 21.30, tranne sabato e domenica. Ogni film è seguito da un incontro in cui Moretti intervista il regista e stimola le domande del pubblico. Gli spettatori vengono a loro volta interrogati attraverso un libretto distribuito in sala, con una serie di quiz che invitano a indovinare “chi ha detto cosa”. 55 frasi raccolte durante la rassegna Viva l’Italia, che si svolse all’Arena Nuovo Sacher nell’estate del 2000.
Una sorta di dibattito al quadrato, con notevole ironia da parte di colui che esclamò in passato “No, il dibattito no !!!”.
Dopo l’inaugurazione con I nostri anni di Daniele Gaglianone, la storia di due anziani che hanno condiviso l’esperienza partigiana sulle montagne del Piemonte, protagonista della seconda serata è stata Laura Betti, che esordisce alla regia con il documentario Pier Paolo Pasolini, la ragione di un sogno, emozionante omaggio all’amico, al poeta, al regista, all’intellettule profondamente rivoluzionario. “Tu hai invitato chi sappiamo a dire qualcosa di sinistra”, dice la Betti a Moretti nell’incontro dopo la proiezione. “Ma Pier Paolo non aveva bisogno di queste esclamazioni: lui era la sinistra nonostante il fatto che non fu amato né capito, e neppure a volte tollerato dalla sinistra istituzionale del suo tempo”. Moretti sembra concordare e cita, senza fare nomi, attacchi pubblici a Pasolini fatti da “intellettuali organici” di quegli anni. Incontro affettuoso, anche se in alcuni momenti imbarazzato, con una Betti istrionica, alla quale Moretti lascia dominare la scena. Sala pienissima, pubblico attento e concentrato, che spesso applaude tutti e tre i protagonisti della serata: Betti, Moretti, ma soprattutto il più importante, l’evocato Pier Paolo Pasolini, reso ancor vivo e presente dal documentario e dalle parole della sua attrice e amica.
Terzo “bimbo bello” Almost blue, lungometraggio d’esordio di Alex Infascelli, tratto dal romanzo omonimo di Carlo Lucarelli, prodotto due anni fa da Cecchi Gori, con un lavorazione e un’uscita rese problematiche – dice Infascelli – dal ciclone provocato dalle ben note vicende tra Vittorio Cecchi Gori e Rita Rusic. Emozionato e un po’ nervoso Alex. Ma è Moretti stesso che lo rassicura e l’incontro si svolge all’insegna di un’ironia simpatica e non aggressiva del regista “adulto” verso il “bimbo piccolo”. Racconta Moretti: “Stavo tornando in macchina e alla radio ti ho sentito dire che, in Almost blue, tu e il direttore della fotografia avevate violentato la macchina da presa. Stavo andando fuori strada!”. Altra domanda di Nanni “Da regista e non da spettatore: cosa si prova a girare scene così violente?”.
“Io personalmente non sono indifferente rispetto a certe cose. Dunque, per poterle digerire devo portarle al parossismo”, risponde Infascelli. E Moretti: “Ti ho fatto questa domanda, perché nella Stanza del figlio, soprattutto in alcune scene, io sono rimasto totalmente impregnato dal dolore che stavo rappresentando”.
Infascelli parla del progetto del suo secondo lungometraggio, prodotto Puccioni e Valsania, che sarà tratto da un’idea di Niccolò Ammaniti: “doveva diventare un suo libro, ma diventerà la sceneggiatura del mio film, scritta con la sua collaborazione”.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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