Il Festival “Arcipelago” di Roma cresce, e non solo perché ha compiuto i suoi primi dieci anni.
Nonostante la migrazione all’Intrastevere, dopo una lunga e fortunata vita nel più spazioso e comodo cinema Quattro Fontane, pubblico, stampa e autori partecipano sempre più numerosi a una delle manifestazioni più prestigiose e articolate del panorama internazionale del cortometraggio. Quest’anno è stata stimata un’affluenza di circa 10mila persone in 8 giorni.
La formula di palinsesto ideata da Stefano Martina, Fabio Bo e Massimo Forleo inoltre, continua a dare i suoi frutti più interessanti. Nel concorso dedicato ai piccoli film italiani, ConCorto, quattro erano gli eventi in programma: Mandarins di Eugenio Cappuccio, coautore di Il caricatore; La stretta di mano di Davide Marengo, un giovane e già affermato cortista vincitore del Premio “Cinemaster” di Studio Universal; Il due novembre, di Leonardo e Simone Godano, con Martina Stella e Silvio Muccino; e infine Barricata San Calisto di Ivano De Matteo, già autore del lungometraggio Ultimo stadio.
Ebbene, ognuna di queste 4 serate dedicate ai corti italiani ha visto un’affluenza di pubblico oltre ogni previsione nella Sala 1 da circa 250 posti. Così altri cortometraggi più difficili hanno avuto una larga visibilità. Tra questi, non caso, il vincitore di ConCorto di quest’anno: Tengo la posizione di Simone Massi, un trentunenne animatore di Pergola (Pesaro) i cui film girano i festival di tutto il mondo da qualche anno. È il secondo anno consecutivo che ad Arcipelago vince un’animazione, nonostante l’interesse per il corto di fiction abbia ripreso piede dopo un periodo di entusiasmo per i documentari brevi.
Il corto vincitore della competizione eMovie/Storie Digitali, come miglior film italiano in Computer Animation, è invece Little Numba di Daniele Lunghini, che stavolta ha lavorato in 2D, diversamente da Le foto dello scandalo.
In tre minuti Lunghini racconta, con un pessimismo senza scampo, la storia dell’umanità (o di qualunque civiltà?) che, come un operoso esercito di formiche, colonizza territori, costruisce città e aspira a nuove colonie su altri pianeti. Finché, ineluttabilmente, tra colonia e colonia non si crea il corto circuito che porta alla guerra e alla distruzione finale… E quella mano che indicava ogni volta la via del progresso e dell’espansione, divenuta monumento storico, giace ora a pezzi tra le altre rovine… come la Statua della Libertà nel finale del primo Pianeta delle scimmie.
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