“Una Anna Magnani che, oltre a essere considerata un’interprete di straordinario talento, era un’icona pop. Prima ancora che la parola “pop” venisse inventata”.
È quanto scrive Alberto Crespi, direttore della rivista ‘Bianco e Nero’ edita dal Centro Sperimentale di Cinematografia e da Edizioni Sabinae, nell’introduzione al numero dedicato alla grande attrice premio Oscar a cinquant’anni dalla scomparsa. Il volume, ricchissimo di contenuti imperdibili non solo per i fan di Anna Magnani ma per i cinefili tutti, è stato presentato al Cinema Farnese di Roma, che per l’occasione ha riproposto la visione di Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini, nella versione restaurata da CSC – Cineteca Nazionale.
“Anna Magnani morì a Roma il 26 settembre 1973 e in questo anniversario della morte sono usciti diversi libri a lei dedicati”, continua Crespi. “La nostra rivista ha voluto tentare un approccio diverso e originale”.
Basta sfogliarla, in effetti, per capire quanto originale lo sia: accanto ai testi critici, da sempre punto di forza di ‘Bianco e Nero’, corre una vera e propria analisi mediatica che è anche un prezioso viaggio nel tempo, attraverso le parole di artisti e cineasti contemporanei che, ognuno nel suo campo d’azione, narrano da sempre la città che sul set vide la grande attrice protagonista assoluta: da Ascanio Celestini a David Grieco, fino a Luca Barbarossa.
“Anna Magnani è uno dei simboli più positivi e rappresentativi della nostra città e della nostra storia”, scrive il cantautore romano. “Io la vedo come un ossimoro: incarna l’aristocrazia del popolo. Quando si parla di ‘popolo’, a Roma e forse anche altrove, si pensa subito al ‘volgo’: a una semplicità espressiva, a una scarsità di mezzi culturali. È molto ingiusto: la cultura popolare – della quale, come cantante, faccio parte – ha una nobiltà e una dignità altissime. Quando penso a una “aristocrazia popolare” romana, al nome di Anna Magnani aggiungo quelli di Ettore Petrolini, di Aldo Fabrizi, di Gabriella Ferri (…)”.
Da cantante, poi, Barbarossa non può tralasciare le virtù canore di Anna Magnani. “La canzone romana, ad esempio, bisogna vedere in che bocca va a finire. La volgarità da ‘posteggiatore’ è sempre in agguato. Ma quando va a finire in bocca a Gabriella Ferri o a Gigi Proietti può diventare poesia. E lo stesso accade con Anna: non è un caso che con lei e con Proietti parliamo di due attori. Spesso la canzone in romanesco va “recitata”, va tenuta su toni pacati, l’interprete deve “sottrarre” e mai forzare: se invece la strilli, può diventare insopportabile. Detto tutto ciò, da cantante aggiungo: Anna Magnani canta bene, credetemi”.
Ma il vero tesoro di questo numero di ‘Bianco e Nero’ sono le immagini: “Grazie al ricchissimo archivio di Chiara Ricci, collezionista oltre che studiosa, ci siamo trasferiti negli anni più ricchi e importanti della carriera di Anna Magnani per scoprire come questa immensa attrice veniva raccontata dai giornali e dai rotocalchi di allora”, spiega ancora Crespi. “Ecco dunque le copertine a lei dedicate, le interviste, i reportage sulla sua attività in America, persino le indagini talvolta ai confini del “gossip” sulle sue storie sentimentali e sull’amore per l’adorato figlio Luca, che testimoniano da un lato l’enorme popolarità della diva, dall’altro la dimensione pubblica di una donna che è diventata un manifesto vivente del femminismo – anche in questo caso – prima ancora che in Italia la parola “femminismo” fosse di uso comune”.
Anna Magnani come attrice di cinema, di teatro di prosa e di rivista, come volto televisivo, come cantante e soprattutto come donna, simbolo della lotta di tutte le donne contro il patriarcato.
“Senza mai innalzare vessilli ideologici o affiliarsi a qualche partito, Anna Magnani ha fatto moltissimo per la battaglia quotidiana di tutte le donne che in quegli anni difficili combattevano contro il maschilismo, il patriarcato e tutte le ben note offese alla dignità femminile”, chiosa Crespi. “Non è quindi un caso che sia un’icona ancora oggi, come testimoniano le interviste a numerosi artisti contemporanei che lavorano sulla forza della sua immagine, a volte trasformandola in una ‘supereroina’ come si vede nella foto di controcopertina” (qui sotto nell’opera di LeDiesis, Super Nannarella).
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