Panni insoliti quelli indossati da Bernardo Bertolucci in occasione della conferenza stampa di Il trionfo dell’amore, il film in concorso a “Venezia 58” della regista inglese Clare Peploe, al suo quarto lungometraggio. Bertolucci, marito tra l’altro dell’autrice, oltre che cosceneggiatore ha prodotto il film. E proprio a proposito di questa esperienza per lui rara e insolita di produttore cinematografico, abbiamo cercato di capire se si tratta della classica pausa di riflessione artistica o del desiderio di cimentarsi sempre e comunque con il cinema.
Perché ha scelto di produrre questa pellicola?
Ho accettato di vivere questa esperienza per due ragioni. La prima è che non mi sentivo affatto pronto a tornare dietro la macchina da presa. La seconda è che Clare, quando mi ha raccontato la storia che voleva narrare, mi ha proprio sedotto con l’idea di questo film. Del resto questa seduzione ha accompagnato Il trionfo dell’amore durante la sua lavorazione. Anche Mira ha affascinato Clare, al loro primo incontro a Parigi, con la passione per questo film ma anche con il suo perfetto accento inglese.
In che cosa quest’esperienza è diversa dalle precedenti?
Le prime volte che ho prodotto film è stato agli inizi degli anni Ottanta. All’epoca godevo di un grande successo e sentivo forte l’obbligo e l’esigenza di aiutare un altro autore emergente. Ma se per Il trionfo dell’amore sono andato sul set tutti i giorni, allora non ero solito farlo. Anzi la prima e forse unica volta che mi sono affacciato in sala moviola, ho sentito qualcuno dire “Ecco la mano pesante dell’imperialismo…”, e sono scappato via
Il mio cambiamento repentino è avvenuto grazie all’incontro e alla collaborazione con il produttore inglese Jeremy Thomas. Da lui ho imparato che fare il produttore può essere un mestiere molto creativo, ma anche faticoso e difficile. In fondo è più facile trovarsi di fronte a 5mila comparse in costumi tradizionali cinesi piuttosto che passare un quarto d’ora al telefono con l’agente americano di qualche attore. Oggi il ruolo del produttore è cambiato rispetto agli anni Sessanta, quando ho iniziato la mia carriera. Allora il regista era tutto e il produttore non contava.
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