CANNES – Tony, un affermato regista, e la sua giovane compagna Chris, anche lei autrice, si stabiliscono per un’estate sull’isola svedese di Fårö, al largo delle coste della Svezia, per trovare la giusta ispirazione nel lavoro. Man mano che le rispettive sceneggiature avanzano, a contatto con i paesaggi selvaggi e suggestivi di quel luogo circondato dal mare, il confine tra finzione e realtà diventa sempre più sottile e l’una si fonde con l’altra.
Mia Hansen-Løve arriva per la prima volta nel concorso principale del Festival di Cannes, dove aveva vinto dodici anni fa il premio speciale della giuria nella sezione Un Certain Regard Il padre dei miei figli, con Bergman Island. Il film con protagonisti Tim Roth, Mia Wasikowska e Vicky Krieps, prossimamente nelle sale italiane con Teodora, è una storia d’amore, un film nel film, una pellicola poetica e delicata che profuma di settima arte. Ma anche un omaggio a Bergman, che su quell’isola trovò rifugio negli ultimi venti anni di vita. Ciò che cercano anche i due protagonisti, anche se per un tempo molto più piccolo. Chris sta scrivendo una nuova storia, che attinge al suo passato, ma non riesce ad andare avanti. Ed è così che di fronte agli occhi dello spettatore prendono vita le sue parole.
“Partendo dalla storia di questa coppia, mi interessava capire cosa spinge un autore alla creazione, dove trova l’ispirazione – racconta Hansen-Løve – Il modo di fare un film è naturalmente qualcosa di personale, ti fa provare una sorta di vertigine, nella quale si mescolano i confini tra realtà e finzione, ma anche tra passato e presente, e ciò che è visibile e ciò non lo è tendono a svanire”.
Scrivendo Bergman Island, la regista parigina, 40 anni, ha scoperto “il piacere che provo nel fare il mio lavoro e l’ho voluto affrontare direttamente in quest’ultimo film, capendo come funziona anche per me l’ispirazione e che significato ha nella mia vita”. Erano alcuni anni che l’autrice desiderava girare un film sull’isola, nel quale, dice, aver “esplorato anche un aspetto più introspettivo e intimo, con il quale ha trovato empatia”.
Di quel luogo così magico e mistico è rimasto piacevolmente colpito anche Tim Roth. “Abbiamo fatto insieme questo viaggio bizzarro scoprendo un mondo differente, così tranquillo e quieto, ma anche straordinario e violento”, dice l’attore britannico, che ha confessato come sin da giovane Bergman sia stato fonte di ispirazione per lui. Hansen-Løve più che attingere ai lavori del cineasta svedese, invece, lo ha fatto alla sua vita e al suo lavoro. “Ho sempre ammirato il suo modo di fare film. C’è molto di Bergman nel mio film, ma sempre con il mio stile”.
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