Beppe Fiorello, tra i mondiali e Battiato

Stranizza d'amuri, opera prima di Beppe Fiorello, è ispirato alla morte di due ani avvenuta il 31 ottobre 1980 a Giarre. Un caso che ha dato impulso alla nascita dell'Arcigay proprio a Palermo


Sicilia Orientale, 1982. Mentre l’Italia è incollata alla tv per seguire i mondiali di calcio, due adolescenti diventano amici per la pelle, e anche di più. Gianni, ragazzo senza padre che vive con la madre e il nuovo compagno di lei piuttosto brusco ed è oggetto costante di episodi di bullismo, e Nino, amatissimo dal padre che accompagna per i paesi del circondario con i fuochi d’artificio, al centro di una famiglia unita e affettuosa. Tra i due ragazzi nasce un amore che non può sottrarsi al pregiudizio del paese e neppure alla condanna dei parenti.

Stranizza d’amuri, opera prima di Beppe Fiorello, è ispirato alla morte di due giovani avvenuta il 31 ottobre 1980 a Giarre: Giorgio Agatino Giammona di 25 anni e Antonio Galatola di 15, scomparsi da casa due settimane prima, furono trovati morti, mano nella mano, uccisi da un colpo di pistola alla testa. Nel paese venivano chiamati “i ziti” (i fidanzati). Giorgio, quando aveva 16 anni, era stato sorpreso in auto dai carabinieri insieme ad un altro giovane e additato come puppu ‘ccô bullu (omosessuale patentato).

Il film, scritto da Fiorellino con Andrea Cedrola, Carlo Salsa e Josella Porto, non si sofferma però sulla morte dei due – anzi la scena rimane in fuori campo – quanto piuttosto sulla nascita di un sentimento in un ambiente ostile e profondamente maschilista. “Non volevo fare un film di denuncia, ma piuttosto un inno alla vita – spiega Fiorello – Il delitto venne archiviato come omicidio-suicidio, accanto ai corpi c’era un biglietto di addio. Ci fu un sospettato, un bambino di 13 anni, nipote di uno dei due ragazzi, che poi ritrattò e l’inchiesta venne chiusa”. Dal delitto di Giarre, tuttavia, prese slancio il movimento per i diritti dei gay e proprio a Palermo nacque il primo circolo Arcigay.

Interpreti i giovanissimi ed efficaci Gabriele Pizzurro e Samuele Segreto, in un cast molto ricco di attori siciliani, mentre Simona Malato e Fabrizia Sacchi sono le due madri, incapaci di difendere i propri figli, anche di comprenderli. Per Fabrizia Sacchi: “Il mio personaggio è quello di una madre di famiglia, già nonna, in un contesto allegro e accogliente, ma dentro di me c’è la forza oscura dell’ignoranza accanto all’istinto materno di protezione”. Simona Malato aggiunge: “La mia Lina si trova in una condizione di debolezza, non ha un marito, è malvista, non mette mai il naso fuori di casa e non ce la fa a prendere il figlio e portarlo via, resta imbrigliata nel silenzio anche se in cuor suo dà ragione al ragazzo che ama con passione”. 

A produrre il film con Ibla Eleonora Pratelli, moglie di Fiorello. “Da 12 anni – racconta – Beppe mi parlava di questa storia. Sette anni fa, in un momento in cui aveva bisogno di un cambiamento, gli ho suggerito di scriverla. Ho voluto essere al suo fianco per proteggere la sua visione e ho coinvolto i miei contatti nel mondo della moda attorno al progetto, trovando anche il supporto di Rai Cinema e Fenix Entertainment“.

Interviene Beppe, sui motivi profondi della sua autentica ossessione per il delitto di Giarre: “La lettura di un articolo per il trentennale di questi fatti mi ha fatto scattare un senso di colpa. Non ne sapevo nulla e mi sono sentito responsabile da siciliano, perché condividiamo la mentalità che ha insabbiato quella storia. Non avevo una verità da dire su come si sono svolti i fatti e ho deciso di seguire una scelta poetica partendo dalla mia adolescenza, un momento divino in cui ci si ama davvero, anche tra amici pur non essendo omosessuali, con totale purezza. Noi siamo arretrati rispetto agli adolescenti, per esempio i miei figli, che non si stupiscono né si scandalizzano per alcun tipo di amore. Non ci dovrebbe volere una legge per tutelare le persone omosessuali che si vogliono amare. Ma conosco la mia terra, l’omertà, le paure, il pregiudizio. E sono episodi che accadono anche oggi e non solo in Sicilia”. 

L’attore di tanta fiction risponde a una domanda sulla differenza tra cinema e tv. “Per me la cosa importante è la storia. Certo, vedere un film in sala è un’esperienza sensoriale, mentre la serialità mi sembra quasi patologica perché crea dipendenza, come un droga, con tanto di down il giorno dopo”.

Sulla scelta di spostare la vicenda al 1982, con la vittoria della nostra nazionale di calcio sullo sfondo, argomenta: “Mi sono ispirato ad Alfonso Cuaron che in Roma ambienta la storia della sua infanzia durante una rivoluzione in Messico. Questo mi ha suggerito di appoggiare la vicenda a un momento di grande positività per l’Italia, un picco anche economico. Mentre si festeggia c’è questo tragico epilogo”.

Molta cura nelle musiche, firmate da Giovanni Caccamo e Leonardo Milani, con omaggi espliciti a Franco Battiato a partire dal brano che dà il titolo al film. “Battiato è stato la colonna sonora della mia adolescenza, Summer on a Solitary Beach è tuttora un brano che ascoltiamo ogni volta che scendiamo in macchina da Catania verso Noto”, racconta Fiorellino. Mentre Caccamo spiega di aver dato spazio all’emotività di Beppe “usando una radice siciliana data dagli strumenti a corda per contaminarla con l’elettronica che evoca la ruvidità dei rapporti”.

Ci sarà una anteprima a Giarre, ma il neo regista ha preferito non girare lì “per non turbare la serenità di persone che stanno ancora vivendo un lutto”.

Stranizza d’amuri esce il 23 marzo con BIM. 

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