VENEZIA – Eccolo il famoso e sbandierato nudo di Monica Bellucci, il corpo maturo della bella attrice italiana plasticamente adagiato contro un rigoroso fondale come in un’opera d’arte classica. Niente di scandaloso e neppure una nuova versione dell’Origine del mondo (visto che il sesso è opportunamente coperto dalla gamba piegata) anche se il regista di Un été brulant, Philippe Garrel, non perde l’occasione per citare il celebre quadro di Gustave Courbet rievocando antichi studi di pittura. “Quando disegnavano col carboncino ci concentravamo sull’anatomia del corpo cercando di rispettare i canoni matematici stabiliti da Leonardo da Vinci, qui ho cercato di fare lo stesso”.
Monica nel film coprodotto dagli italiani Giorgio Magliulo e Conchita Airoldi e girato anche a Cinecittà, è un’attrice che lavora tra Francia e Italia sposata a un pittore molto più giovane e apertamente libertino (Louis Garrel figlio del regista, compagno nella vita di Valeria Bruni Tedeschi) che però cade in una profonda disperazione quando è lei a tradire lui. Anzi, la prima scena ce lo mostra proprio mentre guida a occhi chiusi nella notte schiantandosi contro un albero e tutta la vicenda è poi raccontata, a ritroso, da un amico di lui che va a trovarlo a Roma, insieme alla nuova fidanzata. Silenzi esistenzialisti, dialoghi intellettuali e scenate di gelosia, spunti religiosi e citazioni politiche – uno dei due ragazzi è comunista, l’altro è nipote di un vecchio partigiano interpretato dall’anziano Maurice Garrel, che apparirà poi brevemente nel finale – e diverse frasi da antologia che hanno strappato risate e fischi durante la proiezione. Tra queste “gli italiani, dopo il Rinascimento, si sono riposati”, oppure “tu prega, io ti guardo, che è la stessa cosa”. Con tutto il rispetto per Garrel, celebrato autore che Venezia ha insignito due volte del Leone d’argento per J’entends plus la guitare nel ’90 e per Les amants réguliers nel 2005, c’è più di qualche problema nella sceneggiatura, scritta con il fidato Marc Cholodenko e con l’attuale moglie Caroline Deruas-Garrel. Ed non siamo sicuri che la colpa sia del presunto “sentimento femminile” espresso nella vicenda, come dice il sessantatrenne regista (“c’è qualcosa dell’animo femminile che non viene compreso dagli uomini”). Comunque Philippe non ne fa un dramma: “Anche Godard, che considero il mio maestro, veniva spesso contestato, l’anticonformismo è alla base dei miei film”. Anzi, Un été brulant si ispira direttamente proprio al godardiano Le mépris (1963) come una sorta di tardivo omaggio a quel tipo di cinema (Garrel cita anche Antonioni e Bergman tra i suoi numi tutelari). Ma anche come personale omaggio al suo migliore amico recentemente scomparso.
Per Monica Bellucci, che incrocerà sul red carpet il marito Vincent Cassel, tra gli interpreti di A Dangerous Mind di Cronenberg, è stato un “gesto di generosità” lavorare in questo progetto e anche mostrarsi per la prima volta senza veli. “Philippe è un autore che rispetto tantissimo, ha un universo radicale e molto forte che si può amare o no, ma che richiede agli attori un abbandono totale, anche perché lui gira le scene una sola volta. Io poi ero molto fragile all’epoca, avevo partorito da un mese e mezzo, però mi sono sentita rispettata ed è stato un piacere vedere insieme padre e figlio al lavoro”. Il film, a Venezia in concorso, uscirà in autunno in Italia distribuito da Wave.
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