Insieme a Patrick Schwarzenegger, figlio del noto action man e governatore della California, la spumeggiante Bella Thorne – tra gli altri Insieme per forza, L’A.S.S.O. nella manica, Alvin Superstar – Nessuno ci può fermare e Amityville – Il risveglio – è protagonista di un classico film ‘di amore e malattia’, genere recentemente salito alla ribalta dopo il successo di Colpa delle stelle, Io prima di te e Noi siamo tutto, a loro volta ispirati ai classici ‘lacrima movie’ come Autumn in New York, Sweet November e soprattutto il capostipite Love Story. Parliamo de Il sole a mezzanotte, diretto da Scott Speer, in uscita il 22 marzo con Eagle Pictures che lo ha acquistato ‘sulla fiducia’, solo leggendo la sceneggiatura, e ora lo sta promuovendo con un numero di copie massiccio (350, ma potrebbero aumentare) e un’anteprima il 27 febbraio al The Space Moderno di Roma, organizzata con il Giffoni Experience. Il film è un remake del giapponese Midnight Sun (2006) che vedeva protagonista la cantante Yui e che, successivamente, ha ispirato una serie tv e un manga e una serie televisiva giappo-vietnamita. Musicista anche Thorne – proveniente dalla scuderia Disney (era in A tutto ritmo con Zendaya) e oggi con diciassette milioni di follower su Twitter – è abituata ai lunghi tour promozionali, ed è dunque felice di presentare la pellicola in conferenza stampa a Roma.
Katy, la protagonista della storia, soffre di Xeroderma Pigmentoso, una rara malattia genetica che la costringe a uscire soltanto la notte. Sembra l’incipit di una favola…
Da un certo punto di vista sì, potrebbe essere una favola. Katy è una sognatrice ma riesce a essere se stessa soltanto a determinate condizioni, come Cenerentola è in continua lotta con se stessa. Vorrebbe fare di più ma la sua malattia la limita.
Cosa l’ha colpita di più del personaggio?
Certamente il rapporto che lei ha con suo padre, che vive come genitore single. Io dal canto mio ho perso mio padre anni fa e dunque il loro rapporto mi ricorda quello che ho io con mia madre. C’è una scena in cui lei chiede il permesso a suo padre di uscire che mi ha molto emozionata. Potrebbe sembrare una scena difficile ma è stata invece una delle più naturali proprio in virtù di questa mia esperienza.
E cosa invece le è parso più complicato?
E’ un personaggio molto diverso da quelli che ho interpretato finora, ma mi ha aiutata in questo l’ottimo rapporto instauratosi con il regista, con cui parlavamo ogni giorno, per almeno un’ora, prima delle riprese, chiedendoci in ogni circostanza cosa avrebbe fatto Katy e cosa potessi fare io. Questo mi ha dato la chiave giusta e mi ha permesso di entrare nel personaggio.
A che genere di pubblico si rivolge il film e quale messaggio pensa che possa essere il più importante da cogliere, da questa storia?
E’ un messaggio per tutti, non solo per i giovanissimi. Io stessa ho imparato fin da bambina, sulla mia pelle, quanto possa essere difficile vivere con certe problematiche, e ho notato quante volte tendiamo a procrastinare delle cose importanti che andrebbero invece fatte subito. ‘Domani lo chiamo’, ‘Domani gli dico che gli voglio bene’. Invece bisogna imparare che niente è eterno e già essere qui è un miracolo. Per Katy è un miracolo essere viva, pur con tutti i suoi problemi, vale la pena godersi tutto giorno per giorno anche se può farlo solo un po’ alla volta.
E cosa vorrebbe dire invece ai ragazzi della sua generazione, che la seguono in maniera così appassionata?
Alla mia età si può solo essere coraggiosi per poter cambiare le cose. Quando fai l’attore o il musicista sai benissimo che lasci un messaggio forte e devi essere cosciente di quello che dici. Abbiamo bisogno di un cambiamento e di essere più gentili con il prossimo.
Come si è preparata per la parte?
Non conoscevo questa malattia e appena ho saputo che avrei interpretato il ruolo mi sono messa a fare ricerche. Ho subito capito quanto potesse essere difficile conviverci, se l’avessi io mi costerebbe tantissimo rinunciare alla luce del giorno, per me è una fonte di energia e spesso la prima cosa che faccio quando devo affrontare una giornata impegnativa è fare una camminata al sole.
Cos’è, per lei, il successo?
Ne parlavo pochi giorni fa con un mio amico. Lui mi ha chiesto ‘come ti vedi tra vent’anni?’. E io ho risposto che mi vedo felice, perché voglio esserlo. Se riuscirò ad aiutare le persone che voglio aiutare allora andrà bene, perché per me il successo è questo.
Lei è stata scritturata già per il prossimo film di Speer, Sei ancora qui, che uscirà in Italia a novembre sempre con Eagle. Cosa può dirci in merito?
Lavorare con Speer è una fortuna, è un film dark distopico, anche questo molto commovente, dove si immagina un futuro dove il genere umano si è estinto e le città sono popolate solo da fantasmi. Vi farà piangere tantissimo!
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