Tre giorni in sala – il 10, 11 e 12 agosto con Vision Distribution – e poi dal 20 agosto su Sky, per il film che racconta le storie di vita del medico di Lampedusa, Pietro Bartolo, interpretato da Sergio Castellitto in Nour di Maurizio Zaccaro. Una storia toccante, presentata al Torino Film Festival (leggi il nostro articolo) la cui uscita prevista a marzo è stata rimandata causa Covid, e che arriva in sala in un momento particolarmente infuocato per il tema della migrazione: “Rispetto a quando siamo andati a fare i primi sopralluoghi – rimarca Maurizio Zaccaro – ora sento che c’è un’involuzione al rovescio, i pregiudizi si sono fatti ancora più forti e taglienti di prima. Non si è saputo più niente, ad esempio, dell’uomo che vagava morto in mare. Ma quello era un uomo, non era un gommone o un pezzo di plastica, e non si può non sapere più niente della fine della vita di una persona”.
“L’isola rimane comunque sempre accogliente, ma l’insofferenza comincia a farsi sentire pure a Lampedusa – denuncia Pietro Bartolo – anche per colpa di una narrazione brutale e menzognera fatta da chi ha trasformato il fenomeno in un espediente politico, in un cavallo di battaglia. Ma la migrazione non è un problema, è un fenomeno che nasce con l’uomo e ci sarà sempre, bisogna solo saperlo affrontare. La politica, quella vera, è qualcosa di nobile e importante, deve dare le risposte, umane e giuste, e deve cambiare le cose. Io ci credo”. Dal film emerge forte, potente, l’urgenza di non girare più lo sguardo di fronte alle proprie responsabilità: “Quello che succede nel Mediterraneo è vergognoso e disumano. Quando tutto finirà le generazioni future ci chiederanno: ma voi dove eravate? Se queste persone scappano, ne abbiamo la responsabilità. Lasciano tutto quello che hanno non per andare in vacanza, ma perché non hanno altra possibilità. Eppure l’Africa è il continente più ricco di materie prime, e siamo stati noi a scambiare quel continente per un ipermercato dove poter prendere tutto gratuitamente”.
Al centro del film la vicenda di Nour, bambina siriana di dieci anni che ha affrontato il viaggio in mare da sola e che ora vuole ritrovare sua madre. Bartolo-Castellitto, medico dell’isola, se ne prende cura e, un passo dopo l’altro, cerca di ricostruire non solo il passato della bambina, ma anche il suo presente e un nuovo futuro. “Nour è la storia di tantissimi bambini, con i loro sogni, perché, certo, anche loro hanno sogni come tutti. Un film importante per svegliare dal torpore le coscienze di chi si gira dall’altra parte. Io non mi vergogno di usare la parola amore, stiamo parlando dei nostri bambini. Quante volte ho pianto prima di aprire le cerniere dei sacchi che contenevano i loro corpicini morti, davanti a quelle scene di orrore puro, a volte ho pensato di lasciare, ma poi sono tornato indietro e ho chiesto scusa a quei bambini, come dovrebbe fare l’Europa tutta”. Pietro Bartolo dice da sempre di essere uno dei tanti medici dediti a salvare le persone, non un eroe, proprio come i medici di questi giorni in tempi di Covid: “Non mi piace essere definito eroe, io faccio il medico e salvare le persone è il mio dovere, nient’altro. Non è un atto eroico, anzi, mi fa paura e considero malata una società che vede l’aiutare gli altri come un atto eroico. Addirittura, fare poi diventare un reato salvare una persona, come è successo, è sconvolgente e non accettabile”.
“Recitare Pietro è stato semplice – rivela Sergio Castellitto – è un uomo molto discreto e si è presentato raramente sul set. Volevo mettere in scena un essere umano, non il medico. Un uomo che allunga una mano e salva gli altri, che mette al centro della sua vita un’idea utopica e potentissima: svuotare il mare con un cucchiaio. Un altro privilegio è stato stare a Lampedusa, dove il set stesso appariva come un fotogramma della realtà, non si distingueva molto la finzione dalla vita reale. Abbiamo toccato tutti con mano la situazione, io per primo”.
“Non ci dimentichiamo – continua l’attore che denuncia la grande, opportunistica, disattenzione dell’Europa – che noi italiani siamo stati un popolo di migranti, ci siamo presi gli sberleffi della civile Europa e ci hanno tenuto in quarantena in America. Non siamo mai stati un popolo di colonizzatori, e anche in questo risiede la nostra capacità di poter essere uomini generosi”.
Nour è una produzione Stemal Entertainment, Ipotesi Cinema in collaborazione con Rai Cinema, prodotto da Donatella Palermo, Elisabetta Olmi. Nel cast anche Raffaella Rea, Linda Mresy e Valeria D’Obici. Il soggetto del film è di Pietro Bartolo, Diego De Silva, Maurizio Zaccaro, Monica Zapelli, liberamente tratto dal libro Lacrime di sale dello stesso Bartolo e Lidia Tilotta.
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