Paolo Bacilieri firma “con Giorgio Scerbanenco” Venere Privata, in versione fumetto dalla copertina a pagina 158 dell’albo: edito da Oblomov, di recentissima pubblicazione e presentato al Lucca Comics e al Noir in Festival, ha avuto una precedente uscita a puntate su “Linus”.
Paolo, Scerbanenco – con il suo fumetto – prende forma visiva, che, nell’essenza del guardare, è qualcosa di più prossimo al cinema che alla narrativa. Nell’immaginare, disegnare, rendere iconografico Venere Privata, c’è stata qualche suggestione cinematografica?
Più di una. Io ho fatto sicuramente riferimento al romanzo e da lì mi sono mosso, però Scerbanenco è un autore che ha avuto parecchio a che fare con il cinema, anche se quando sono usciti i film tratti dai suoi libri lui non c’era già più. Non parlo solo del film che ha trasporto direttamente Venere Privata nel ’70 (di Yves Boisset, ndr), ma soprattutto dei film di Ferdinando Di Leo, le più belle trasposizioni di Scerbanenco in forma cinematografica: sicuramente, ho guardato anzitutto a Di Leo ma anche a quello del ’70, perché mi sembrava giusto tenerne conto. Per Di Leo, non credo ci sia molto del suo Scerbanenco nel mio libro: il suo è uno Scerbanenco trasporto negli Anni ’70, con un’estetica, un colore, che appartengono a quell’epoca, mentre io ho cercato un’atmosfera Anni ’60, per cui per me il bianco e nero del fumetto è un colore anche cinematografico, che colloca in un periodo specifico.
Per Venere Privata – e in generale nella sua creazione a fumetti – non si può escludere un punto di vista registico: sceglie dei piani, dei tagli, come fosse un film, per restituire l’effetto che restituirebbe un film, come l’intensità di un primissimo piano o la sospensione di una panoramica. Qual è, insomma, la sua visione registica?
È vero, un fumettista, nel suo piccolo, è un regista, e anche un direttore della fotografia, è uno che fa il casting e che spesso, di fronte al figlio da disegno, è anche un attore, uno che mima le facce. Nel nostro lavoro sì, c’è una fase propriamente registica, legata a un’idea di montaggio, nell’accostare le immagini una all’altra per ottenere dei risultati, come nel montaggio cinematografico.
E per il casting, com’è andata?
C’è un discorso che riguarda molto il cinema: Venere Privata del ’70 mi ha messo sulla strada del mio protagonista, del Duca Lamberti che poi ho usato nel fumetto; Lamberti nel film è interpretato da un attore francese, Bruno Cremer, che però lì è troppo bello, troppo abbronzato, dà più la sensazione di essere stato in vacanza sulla Costa Azzurra che in carcere tre anni, come dovrebbe essere per Lamberti, ma durante la lavorazione ho recuperato un film francese del ’65, 317° Battaglione d’assalto di Pierre Schoendoerffer, un film di guerra in bianco e nero, dove Cremer è perfetto, è proprio Duca Lamberti, è magro, ha i capelli rasati, è un blaguer, uno che ha un carattere molto simile a Lamberti, e quindi lì ho trovato il mio riferimento per il personaggio.
Nel fumetto viene dedicata una tavola anche a La tratta delle bianche (1952) di Luigi Comencini: ecco, per questa citazione, che rapporto ha stabilito con il film, la locandina, l’immagine delle donne (Eleonora Rossi Drago, Sophia Loren)?
È una delle cose che mi piace quando la fa Martin Scorsese, e mi piace fare anch’io nei fumetti: ovvero, citare visivamente quello che qui Scerbanenco cita nel romanzo. Lui non cita espressamente il film di Comencini ma il Commissario Carrua parla proprio di ‘tratta delle bianche’ e quindi mi sembrava bello mettere questo bellissimo manifesto d’epoca, che fa riferimento al film. Quando si fa fumetto, si cerca di rendere visivo qualcosa che nel romanzo è solo verbale, mi sembrava giusto mettere lì l’affiche del film; un po’ come succede quando Livia parla di prostituzione e ho messo una famosa foto di Mario De Biasi degli Anni ’50, per fare una citazione di questo incredibile fotografo. Nei miei fumetti arricchisco, dal punto di vista iconografico, con citazioni varie, quelle che sono solo forme verbali.
Guardando… le sue tavole viene in mente che la sua Venere Privata potrebbe davvero assumere un corpo cinematografico, magari da serie tv, considerate le diverse indagini di Duca Lamberti. Ci ha pensato? È arrivata qualche proposta? Sarebbe disponibile a mettere a disposizione la sua arte per un progetto audiovisivo?
Premetto che cerco di sfruttare la potenzialità propria del fumetto, più esile, più leggera rispetto al cinema ma con qualità specifiche che non ha nessun altro mezzo espressivo: detto questo, perché no? Mi piacerebbe veder tornare Duca Lamberti al cinema: generalmente rimango sempre deluso quando vedo un film tratto da un fumetto, ma questo comunque lo immaginerei in bianco e nero, girato da un regista che non abbia molto a che fare col noir; potrebbe funzionare una sorta di ‘esperimento scientifico’ che mettesse insieme i due ‘Anderson’, Wes e Paul Thomas, così forse verrebbe fuori ‘il regista perfetto’.
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