Quattro episodi, ciascuno dei quali ruota attorno a uno dei personaggi della tragica vicenda di Avetrana: Sarah, Sabrina, Michele e Cosima. La serie originale Disney+ sull’omicidio di Sarah Scazzi intitolata Avetrana Qui non è Hollywood ha debuttato alla 19ma Festa di Roma in Free Style. Uno dei delitti mediatici più inquietanti e seguiti degli ultimi anni, l’omicidio della 15enne pugliese, scomparsa il 26 agosto del 2010 mentre si accingeva ad andare al mare con la cugina Sabrina, è diventato un true crime all’italiana ma che guarda a modelli alti – Twin Peaks aleggia in certe scene – scritto dal regista Pippo Mezzapesa con gli sceneggiatori Antonella Gaeta e Davide Serino, e con Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, autori del libro che ha ispirato la fiction prodotta da Matteo Rovere per Groenlandia.
Gelosia e pettegolezzi, un triste circo mediatico che si costruisce attorno alla villetta della famiglia Misseri, gli zii Michele e Cosima, legatissimi alla piccola Sarah, come la cugina Sabrina, estetista scontenta del proprio corpo sovrappeso e in cerca di visibilità, il giovane Ivano, il bello del paese, conteso tra le ragazze. I silenzi e un senso di tragedia che aleggia su tutti, infine una verità più che mai inafferrabile, fatta di confessioni e frasi a mezza bocca. Colpevole è un’intera famiglia ma ancora, a tanti anni dalla sentenza, il caso non sembra chiuso al 100%.
“Abbiamo cercato di avvicinarci il più possibile all’umanità di questa storia, di entrare nel profondo della vicenda con grazia, rimanendo nei confini del verosimile e di sviscerarla rispettando le persone”, afferma il regista Mezzapesa in conferenza stampa. “Ci interessava sviluppare la normalità del contesto e l’enormità che questo delitto ha poi suscitato”, aggiunge. E cita Marracash, che ha composto il brano di coda: “Il male è banale, è comprenderlo che è complesso”.
Nei quattro episodi, in onda su Disney+ dal 25 ottobre, c’è una escalation di tensione o, se si preferisce, una immersione nel male, in quel pozzo dove Sarah è stata gettata e dove per 42 giorni il suo cadavere si decompone. Dalla solarità del primo episodio, incentrato sulle fantasie dell’adolescente affidate al suo diario a cui confida la rivalità con la cugina per le attenzioni del bello del paese, via via si scende dentro l’incubo che coinvolge tutti i personaggi, a partire dalla mamma di Sarah, Concetta, testimone di Geova, donna rigida e poco affettuosa, che ha un rapporto difficile con la figlia. “Il rischio era quello di approcciarsi in un modo morboso e voyeuristico alla storia, invece ho voluto andare oltre i personaggi che si sono creati nell’immaginario collettivo per esplorarne le fragilità – spiega il regista – Il pericolo era quello di avere un coinvolgimento emotivo troppo forte che minasse la libertà di noi narratori, ma abbiamo raccontato dei fatti emersi dalle tre sentenze e ci siamo limitati a quello, senza in alcun modo spalancare o aprire altre strade. Non siamo giudici, né avvocati né giornalisti di inchiesta”. Mentre la sceneggiatrice Antonella Gaeta rivela: “All’inizio avevamo pensato a una struttura alla Rashomon, con la stessa storia raccontata da quattro punti di vista, ma poi ci siamo resi conto che la narrazione doveva avanzare da un episodio all’altro”.
La serie, che prende il sottotitolo da una frase scritta sul muro di cinta della villetta degli orrori, scandaglia anche il contesto di Avetrana, piccolo centro in provincia di Taranto, in particolare la religiosità superstiziosa e gretta dei personaggi, specialmente di Michele Misseri (Paolo De Vita) che teme che la nipote possa non andare in paradiso non essendo battezzata. Vanessa Scalera ha il difficile ruolo di Cosima Misseri, un ruolo che la ha costretta a una trasformazione impressionante grazie a una tuta prostetica. “Valentina Visentin ha creato quel corpo, venti chili in più – racconta l’attrice – dovevo calarmi in un’altra fisicità e un’altra età e sono partita da quello. Credo che Cosima sia un dado che aveva mostrato solo una faccia, ho tentato di illuminare gli altri lati. Nella quarta puntata, dedicata a lei, rimane sola”. Scalera, originaria del tarantino, ha usato il suo dialetto e la sua conoscenza del territorio. “Provengo da quei luoghi e so come sia la vita di certe donne che hanno passato l’esistenza in campagna a lavorare, è una vita faticosa. Ho parlato il mio dialetto e devo dire che questo è stato uno dei viaggi più grandi che io abbia mai fatto”.
Anche Giulia Perulli (Sabrina Misseri) ha subito una trasformazione fisica, aumentando di 22 chili. “Mi ha seguito una nutrizionista, non mi riconoscevo più, per quattro mesi è stato difficile guardarsi allo specchio”. Imma Villa è Concetta Serrano, sorella di Cosima e mamma di Sarah, la giovanissima Federica Pala è Sarah, mentre Anna Ferzetti è una giornalista televisiva rampante che gioca un ruolo importante, Giancarlo Commare è Ivano e Antonio Gerardi interpreta il Maresciallo Persichella.
Interviene il produttore Matteo Rovere: “Credo che sia nostro diritto di narratori rappresentare il mondo nella sua complessità e rifuggo dalla pacificazione del prodotto seriale, la serialità italiana deve fare un percorso verso l’audiovisivo internazionale. Anche grazie a Disney, che ci ha lasciato grande libertà, tocchiamo finalmente qualcosa che riguarda il nostro presente con lo spirito di un film come Elephant di Gus Van Sant”.
Quanto alla famiglia Scazzi, è in contatto con la produzione da tempo, dato che Groenlandia aveva già realizzato la docuserie La ragazza di Avetrana.
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