VENEZIA – “L’uguaglianza si conta, la giustizia si applica”. Jacques Audiard, è in concorso con The Sisters Brothers, un western anticonvenzionale e pieno di sentimenti di fratellanza interpretato da John C. Reilly e Joaquin Phoenix, nel ruolo di due fratelli cacciatori di taglie con un trauma infantile alle spalle. Ma il regista francese fa parlare di sé soprattutto per le sue dichiarazioni in conferenza stampa. “Quando ho saputo che in gara eravamo 20 registi uomini e una sola donna, ho scritto ai selezionatori, ma non ho avuto chissà quali risposte. Poi ho sentito dire che di fronte ai film non conta il sesso di chi li realizza, ma la qualità dell’opera. Proviamo allora a non porci la questione del sesso nei film e chiediamoci se i festival abbiano un senso. Sono 25 anni che i miei film vanno nei festival, non ho mai visto molte donne alla guida delle varie manifestazioni. E ho sempre visto gli stessi volti, gli stessi uomini, anche se in ruoli diversi. Smettiamola di riflettere su altre cose. Io ne faccio una questione di uguaglianza e giustizia. L’uguaglianza si conta, la giustizia si applica”.
The Sisters Brothers – il gioco di parole del titolo è evidente – è tratto dall’omonimo romanzo del canadese Patrick DeWitt, opzionato da John C. Reilly che ne è diventato produttore insieme alla moglie. E l’attore dalla faccia gommosa si è ritagliato il ruolo di un killer dal cuore tenero che viaggia con la sciarpa che gli ha donato la sua promessa sposa e si entusiasma per uno dei primi spazzolini da denti in circolazione nel selvaggio West del 1850. In coppia con il fratello Charlie (Phoenix) stanno alle costole di un cercatore d’oro (Riz Ahmed). A ricercarlo c’era anche un investigatore privato (Jake Gyllenhall) ma i due si sono associati – con sottotesto gay – e ora sognano di fondare un utopistico falansterio.
“Mi piacciono i western anni ’70 ma non mi considero un appassionato del genere – ha spiegato Audiard, noto per opere come Il profeta e Dheepan, Palma d’oro a Cannes 2015 – Qui manca quella mitologia, quello che ci interessava davvero era il discorso sulla violenza dei padri fondatori, oltre naturalmente alla componente del romanzo di formazione. Questo film parla d’amore, anche se non è quello tra un uomo e una donna, ma tra due fratelli”.
“Lavorare con Phoenix, il più grande in circolazione, è stata una sfida. È sempre ossessionato dalla verità nelle sue performance. Poi è sembrata la Torre di Babele questa produzione, spagnoli, rumeni, inglesi, francesi, italiani, abbiamo costruito molti ponti dal punto di vista culturale e linguistico ed è stato davvero bello”, racconta John C. Reilly parlando del film, interamente girato in Europa, tra la Spagna e la Romania.
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