Assalto al cielo, in sala il ’68 di Munzi

Dopo la presentazione alla 73. Mostra del Cinema di Venezia inizia il tour nelle sale di 'Assalto al cielo' di Francesco Munzi, un film costruito esclusivamente con materiale documentario


Mentre si celebrano, e dibattono , i 40 anni dal 1977 e già si annunciano omaggi e schermaglie per i cinquant’anni dal Sessantotto, arriva sugli schermi italiani, con tour e teniture in sala dal 6 aprile, Assalto al cielo, il nuovo film documentario di Francesco Munzi, prodotto da Istituto Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Cinema. Dopo il successo internazionale di Anime nere e una prima mondiale al Festival di Venezia salutata con una standing ovation in Sala Grande, il documentario di Munzi mostra – con un’immersione in alcuni dei più importanti archivi d’Italia (Luce, Teche Rai, Archivio del Movimento operaio, Cineteca di Bologn) – immagini, immaginari, energie, di un taglio di tempo eccezionale e complesso della nostra storia: il decennio 1968-1977 dei giovani italiani che animarono le lotte politiche extraparlamentari.Con un viaggio visivo che non cerca il punto o conclusioni su una stagione, ma un’apertura su un discorso troppo spesso rimosso dal dibattito pubblico, in un momento, specie per i giovani,  di messa in crisi della parola politica.Un discorso non soltanto retrospettivo, ma che mostra slanci, richieste, derive e sogni di tanti. Avvertiti ancora oggi.

Diviso in tre movimenti come fosse una partitura musicale, il film esprime il sentimento che oggi conserviamo di quegli anni, mescolando nelle scelte del materiale e di montaggio, memoria personale, storia, spunti di riflessione e desiderio di trasfigurazione. “Fare questo film – racconta Francesco Munzi –  ha significato per me fare un viaggio visivo e sonoro dentro quegli anni intensi e drammatici, provando a visualizzare, attraverso le testimonianze dirette, l’impressionante passaggio di un’epoca. Ho scelto di lasciarmi trasportare dalle emozioni e dallo slancio vitale che percorre quegli anni. Non volevo giocare sul piano storico, ma raccontare quel sentimento forte, quel sogno che man mano si corrompe fino ad arrivare a frantumarsi e dissolversi”.


 

Marlon Pellegrini
28 Marzo 2017

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