“Nel 1980 quando ho iniziato a fare film, i miei fratelli erano disperati. Un metro di pellicola poteva sfamare una famiglia di sei persone per qualche giorno, e la mia era composta da 12. Mi chiedevo spesso: faccio foto o sfamo i miei parenti?”. Parla Anwar Hossain, direttore della fotografia bengalese, ospite a Roma di Asiatica Film Mediale, festival del cinema asiatico in programma dal 17 al 24 novembre.
Oggi Hossain è uno dei professionisti più affermati nel cinema indiano e bengalese e presenta, nell’ambito di questa terza edizione della rassegna, Un albero senza radici di Tanvir Mokammel, oltre a una personale fotografica. Ma “Asiatica film mediale” porta nella capitale moltissimi film: 45 in tutto, di 15 paesi diversi, che verranno proiettati al Teatro Ambra Jovinelli.
“Il cinema asiatico oggi ha acquisito le tecniche di ripresa occidentali e allo stesso tempo ha la capacità di raccontare storie molto legate alla realtà dei rispettivi paesi” spiega il direttore artistico della rassegna Italo Spinelli. “L’Asia ha un numero di culture ed etnie incalcolabili. Per noi occidentali è un serbatoio cinematografico e di esperienza enorme – continua Spinelli – Il numero annuale di produzioni è enorme, non faccio riferimento solo a Bollywood e al cinema di Hong-Kong, ma anche a realtà indipendenti”.
Ecco allora che, nella sezione “Focus su Calcutta”, appare il nome di Kasaravalli, regista indiano esponente del “cinema parallelo”, una sorta di versione asiatica della Nouvelle Vague e del neorealismo italiano. Dweepa, film da lui realizzato, verrà proiettato domenica 24 alle 19.00.
Altra figura di rilievo del cinema indiano è Ismail Merchant, regista ospite della rassegna per presentare il suo film Il mistico massaggiatore. Merchant è famoso anche per aver fondato insieme a James Ivory la “Ivory production”, che in questi anni ha contribuito notevolmente alla diffusione del cinema indiano nel mondo.
Infine nella sezione “Europa vs. Asia”, sguardi occidentali nel mondo asiatico, vanno segnalati il documentario Il mistero di Pol Pot di Adrian Maben, Viet Nam e Rom di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, e Il piccolo gioco di Paolo Grassini e Beniamino Natale.
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