‘Asia’ e Vika, maternità riscoperta

‘Asia’ e Vika, maternità riscoperta


Il colpo d’occhio ci restituisce una fanciulla adolescente, e una che pare poco più adulta, forse sono sorelle, si somigliano: ma Asia – Alena Yin e Vika – Shira Haas, invece, sono madre e figlia, ruoli che nella vita sembra entrambe indossino con poco agio, e talvolta come se le parti fossero ribaltate, con una mamma per cui la maternità è una battaglia, prima che un istinto, che da sola affronta lo stato di madre, parallelamente a quello di immigrata russa, che vive a Gerusalemme, città in cui lavora come infermiera, animata dalla vitalità della sua giovane età, che le fa condurre una vivace vita privata, tanto da addurre – non raramente – le assenze serali da casa come “turno di notte”, mentre leggera trascorre le ore piccole a ballare.

Polo apposto è la figlia, adolescente ombrosa, interpretata assumendo su di sé sentimenti di grande timidezza e soffocata scomodità – consapevolezze di cui la giovane attrice si dimostra capace -, le cui giornate trascorrono allo skatepark, tempo che s’annoda con la scoperta della sessualità e il fiorire dei primi sentimenti d’amore.

Due universi sotto lo stesso tetto, uno sfiorarsi appena, fino all’ingresso feroce della malattia, di Vika, un dramma che scrive un futuro differente dalle premesse, per entrambe, in cui ciascuna assume su di sé il ruolo di cui in fondo erano come orfane, quello di figlia e quello di madre: “Asia non ha mai scelto di essere madre, eppure ama profondamente sua figlia. Mentre Asia si impegna nel prendersi cura di Vika, non riesce ancora a capire cosa possa offrire alla figlia, in quanto madre. I tentativi falliti di Asia di aiutare Vika finiscono però con l’avvicinarle. Asia conosce sua figlia, le sue paure e i suoi desideri, impara che ciò di cui Vika ha più bisogno è il suo amore incondizionato. Questo è un film sulla maternità, il sacrificio e l’amore. Parla della capacità e della volontà di assumersi la responsabilità della vita di un’altra persona. Anche quando significa lasciarla andare”, dichiara la regista, alla sua opera prima.

Figura femminile, quella dell’autrice, che orchestra un gruppo di lavoro ampiamente composto da donne: “Questo è un film sulle donne, raccontato dal punto di vista di una donna. Come regista e amante del cinema, credo che al mondo manchino ancora film sulle donne che siano fatti da donne. Avere per la maggior parte donne nella troupe è stata una scelta consapevole. Sono profondamente conscia della disuguaglianza tra uomini e donne all’interno dell’industria cinematografica. Avevo deciso che non appena avessi avuto la possibilità di fare un film, avrei fatto tutto a mio modo, mettendo donne a lavorare nei ruoli chiave. Volevo lavorare con donne che mettessero la propria vita e le proprie intuizioni nel lavoro. Credo si veda”, continua Pribar.

La storia del film, spiega l’autrice, nasce “Quattordici anni fa: mia sorella maggiore è morta dopo alcuni mesi insopportabili in un letto di ospedale. Tutto ciò che sentivo in quel momento era un terribile senso di impotenza di fronte alla sua costante condizione di deterioramento. Mia madre passava giorni e notti al suo fianco. Le difficoltà che stava affrontando sembrava non avessero nessun effetto sulla sua infinita devozione. In mezzo a tutto quel dolore, lei è rimasta forte e concentrata. Non si è mai permessa di cedere. Per molto tempo sono stata assorbita dal dolore per la perdita di mia sorella. Solo anni dopo sono stata in grado di guardare indietro e di comprendere l’infinita dedizione e l’empatia di mia madre. Quei momenti, impressi nella mia memoria, mi perseguitano incessantemente. Mi hanno spinto a esplorare il tema della maternità per capire come e quando una donna diventa madre. È così che mi è venuto in mente il carattere di Asia: una giovane donna che non ha scelto la maternità e a cui il ruolo non risulta affatto facile. La piccola differenza di età tra Asia e Vika, combinata con la loro somiglianza fisica, minano l’implicita divisione tra madre e figlia. Da questo punto di partenza, ho continuato ad esplorare gli elementi della devozione materna; la sua natura, il suo sviluppo e i suoi confini”.

Il film è stato premiato con 8 Israel Academy Award, 3 riconoscimenti al Tribeca – in cui è stato presentato in anteprima nell’edizione 2020 e Haas ha vinto come Miglior Attrice: il film è stato scelto come proposta israeliana per gli Oscar 2021.

Asia è stato acquisito per l’Italia da Lucky Red, disponibile dal 12 febbraio in esclusiva su MioCinema.

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12 Febbraio 2021

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