Sante Moras (Luca Argentero) è pronto a fare qualcosa contro i propri principi?
Sante Moras è un agente penitenziario, “Il torinese … Marlon Brando…” sono gli appellativi che gli riservano i colleghi del carcere sardo in cui lavora, quasi vive, facendo spesso straordinari notturni, anche per guadagnare qualcosa in più, lui che ha messo in gioco tutto per la leucemia di Arianna, la moglie, tanto da arrivare a indebitarsi con qualcuno di poco raccomandabile.
L’impervia e selvaggia natura della Sardegna fa da sfondo circolare a tutta la vicenda, offrendo e amplificando isolamento, petrosità, mistero, elementi che permettono a La coda del diavolo, opera prima di Domenico De Feudis – dal romanzo di Maurizio Maggi – l’atmosfera fosca e tesa che deve appartenere e essere espirata dal film di genere: “sembra un po’ un paradosso l’idea di girare una caccia all’uomo su un’isola, ma la Sardegna te lo permette, dando un’identità molto forte al film; ho insistito perché si girasse d’inverno, con poca luce. Mi sono immaginato la Sardegna come un limbo dantesco, con le personalità immerse nella solitudine. È una storia grazie a cui le cicatrici aperte si medicano a vicenda”, per il regista.
Sullo schermo, una macchina della polizia inchioda sulle strade deserte dell’isola: una ragazza malconcia è immobile in mezzo alla carreggiata, ma non fa in tempo a dire il suo nome che un colpo di fucile l’atterrisce; il suo carceriere, Virdis, le ha sparato. Lei era Olga, scomparsa da due settimane: in alto alla schiena si scopre un marchio a fuoco, il disegno ricorda quello di un uncino.
E proprio Moras viene incaricato dal direttore del penitenziario di sorvegliare Virdis: “gli fai da balia un paio di notti”, mentre lo stesso poliziotto – di ritorno a casa – riceve la visita dell’avvocato della famiglia di Olga, che gli chiede “una mano… ” affinché Olga possa avere “una giustizia vera…”, ma il personaggio di Argentero, intuendo immediatamente il sotto testo sinistro, lo manda via, mentre l’uomo – alludendo di conoscere la sua situazione di difficoltà – gli esplicita la disponibilità a poterlo ricompensare con 50mila euro. Dunque, Sante Moras è pronto a fare qualcosa contro i propri principi?
Per Luca Argentero, “ci sono tanti livelli per cui è stato interessante aderire al progetto: sono stato coinvolto dai produttori nella fase di passaggio dal libro al film, qualcosa di inedito per un attore e altrettanto una lusinga seppur abbia capito ci fosse una stima vera, è stato interessante per un film così denso di personaggi e back stories, altrettanto che possiede un intrattenimento allo stato puro. È un personaggio a cui non sono abituato ed è proprio lì che trovo gli stimoli: una cosa così specifica non mi era proprio capitata e per questo l’ho scelta. Certo, fidarsi della versione inedita di un attore protagonista è un atto di coraggio da parte dei produttori – Matteo Rovere e Andrea Paris – che infatti ringrazio: è più facile vendere un’immagine empatica e infatti le offerte che mi arrivano sono sull’onda di qualcosa che funziona, come DOC, ecco perché ringrazio i produttori, per aver investito, scegliendo me, su qualcosa di non certificato. Per Moras non sono entrato in contatto con una parte personale sopita e di dolore, anche perché sono in uno stato di grazia in famiglia: semplicemente, ho recitato”, coadiuvato anche da una trasformazione corporea – 15kg più del presente – e da un trucco capace di accentuare la violenza e la sofferenza, infatti per Argentero: “la gradazione dei segni e le conseguenze sulla postura erano sottigliezze che hanno reso il lavoro più interessante: queste contusioni viaggiavano col personaggio. Sono stati un’opportunità, come lo sono state alcune coreografie, penso al combattimento finale”, dopo cui s’approda a una chiusa che indubbiamente lascia aperto uno spiraglio di futuro e, infatti, “Perché no?”, commenta l’attore. “Qui chiudono un caso ma la battuta finale – ‘le onde del mare non le riesci a fermare’ – permette di dire che possa esserci l’invito a un potenziale seguito”.
Nel frattempo, nella vicenda, com’è entrata una siringa letale nella cella di Virdis, durante il turno di Moras? È qui che sullo schermo comincia l’azione e Sante in fretta e fuga… viene accusato di omicidio premeditato: l’intreccio s’infittisce ma qualcosa, altrettanto, si chiarisce, come l’avvocato della famiglia di Olga, che la mamma mai aveva incaricato, come racconta a Moras, che entra così in contatto con Fabiana Lai (Cristiana Dell’Anna), giornalista sulle tracce del più ampio dramma in corso.
Per l’attrice napoletana, la sua “Fabiana ha l’ossessione verso la verità; e la curiosità verso ciò che è vero la guida in tutto quello che fa; lei personifica l’andare oltre il pregiudizio e la prima impressione: legge fra le righe e cerca di smascherare il pregiudizio per evolvere dal bias, questo dovrebbe essere il ruolo di ciascuno, che lei fa come giornalista e per indole”. Dell’Anna commenta che “con il pregiudizio sono nata, perché sono donna, ma è una barriera da distruggere. Ho un rapporto stancante col pregiudizio, perché ti senti disarmata: la mia scappatoia è il mio lavoro, che ho sempre cercato parlasse per me e così piano piano ha creato un’identità; mi affido al giudizio e al pregiudizio per vedere cose di me che non vedo, quindi per costruirmi, dandomi modo di scoprire cose nuove di me stessa, è un buon esercizio”.
Dulcis in fundo, a proposito di personaggi senza certificazione, e restando in casa Sky, Luca Argentero conferma che sarà Ligas, “avvocato con licenzia d’investigare” lo definisce, un progetto in “pre-pre-pre-produzione”, tanto che “non abbiamo ancora lavorato sull’aspetto” ma certamente è “un personaggio per me atipico, un po’ scabroso e poco famigliare, è un po’ il Saul Goodman di Breaking Bad; è uno a cui non interessa la difesa del bene ma giocare con la Legge”.
Il film, Sky Original, è disponibile dal 25 novembre su Sky Cinema e NOW, prodotto da Groenlandia e Ascent Film.
Ridley Scott, 20 anni dopo la morte di Massimo Decimo Meridio, cerca il sogno di Roma nel figlio, Lucio, gladiatore e filantropo. Seduttivo il ruolo meschino e politico di Denzel Washington, con la voce di Francesco Pannofino. Nel cast, anche Padro Pascal e Connie Nielsen. L’uscita al cinema dal 14 novembre
Dal film family dell’autore nordico, un libro kids/teen a cura di Manlio Castagna e con le illustrazioni di Gianluca Garofalo, che anticipa e accompagna l’avventura su grande schermo, al cinema dal 14 novembre
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