L’APT-Associazione Produttori Televisivi cambia nome e veste grafica per meglio rappresentare i cambiamenti in atto nel sistema audiovisivo: da oggi diventa APA-Associazione Produttori Audiovisivi, sottotitolo “serie – film – intrattenimento – doc – animazione”. Il presidente APA Giancarlo Leone ha comunicato la novità in apertura della presentazione a Roma del primo Rapporto sulla produzione audiovisiva nazionale, realizzato da APA e sostenuto dalla DG Cinema-MiBAC e Istituto Luce Cinecittà e con il contributo di diversi istituti di ricerca.
Accanto a Leone a dibattere del presente e del futuro del settore c’erano l’AD RAI, Fabrizio Salini, il DG Contenuti Mediaset, Alessandro Salem, l’EVP per l’area Programming Sky Nicola Maccanico, il presidente di Confindustria Radio TV Franco Siddi. Presente il sottosegretario MiBAC, Lucia Borgonzoni che ha confermato l’impegno a modificare la parte delle legge Franceschini relativa alla quote di programmazione cinema delle televisioni; a incrementare il tax credit del prodotto tv; a puntare sull’internazionalizzazione del prodotto, portando i produttori nei grandi festival. Borgonzoni spera poi che si chiuda l’accordo di coproduzione con il Giappone, e anticipa che alla Mostra di Venezia ci saranno focus oltre che sul Giappone, sulla Cina, sulle majors americane, e un confronto sul diritto d’autore.
“Dal Rapporto emerge l’ottimo stato di salute dell’intera filiera della produzione italiana che ha raggiunto 1 miliardo di euro l’anno”, dice Leone. La fiction (film-TV, serie, mini-serie, sit-com, soap-opera, telefilm) assorbe il 38% del mercato audiovisivo collocandosi attorno a un valore di produzione compreso fra i 360 e i 380 milioni di euro. Seguono gli altri generi televisivi e Internet con un valore compreso fra i 310 e i 340 milioni. Netto è l’incremento della presenza internazionale nei progetti dei produttori italiani, “tra il 2018 e il 2020 sono previsti circa 25 titoli di coproduzioni internazionale, con una crescita del 150% rispetto al triennio precedente -sottolinea il presidente di APA -. Il servizio pubblico televisivo si conferma quale soggetto principale negli investimenti nel settore della produzione audiovisiva così come in termini di programmazione di serialità”.
Il core audiovisivo è costituito da oltre 7200 imprese di cui 630 con un fatturato superiore ad 1 milione. Il 27,3% di queste imprese si collocano nel Lazio e il 21,7 in Lombardia. 70mila gli occupati nella produzione audiovisiva, di cui 20mila tra Sky, Rai e Mediaset, 100mila con l’indotto. Nonostante le forti evoluzioni dei sistemi tecnici e l’ascesa dell’ambiente online video, la televisione rimane il medium centrale del sistema audiovisivo. Ma il peso delle piattaforme Over The Top (OTT) è destinato a crescere, grazie ad un rinnovato interesse e potrebbe arrivare a valere circa il 9-10% al 2022.
“Nei palinsesti tv delle principali reti generaliste emerge la significativa presenza della fiction (circa il 19% di copertura nell’intera giornata) – ricorda sempre Leone – e dell’intrattenimento (8,4%) con un’importante presenza del prodotto cinematografico (6,3%). Negli ultimi anni, inoltre, il numero delle fusioni e aggregazioni di impresa sul mercato italiano è cresciuto seguendo due linee di evoluzione: l’aggregazione fra le imprese nazionali e l’ingresso dei gruppi esteri che mirano non solo a integrare la produzione (cinema, tv e internet) ma anche a un presidio esteso e sempre più globale.
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