“Noi supportiamo quel cinema che gli altri non ritengono degno di essere supportato” ha ricordato Agostino Ferrente, regista, fondatore e presidente di Apollo 11, oggi a Roma nella sede dell’associazione nel ripercorrere la storia della nascita di questo circuito di aggregazione e divulgazione culturale. L’idea dell’Apollo 11, infatti, nasce dall’esigenza da parte di un gruppo di operatori culturali attenti a sensibili ai cambiamenti socio-culturali, “di vedere proiettati a Roma sul grande schermo dei film più coraggiosi, capaci di parlare del mondo di oggi”.
Non solo cinema del reale o i cosiddetti “documentari”, la cui definizione è, forse, un po’ limitativa al giorno d’oggi. Un aspetto, questo, su cui ha posto l’accento Goffredo Fofi, che ha parlato del bisogno di “trovare una nuova definizione per questo cinema”, ricordando che negli anni ’60, si utilizzava l’espressione “cinema parallelo” per riferirsi ad un’idea di cinema diversa da quella più “popolare” ma non per questo meno incisiva. “Oggi, invece, la situazione è un po’ rovesciata. C’è un cinema del conforme, estremamente povero da un punto di vista artistico, dominato dal circuito del denaro. Poi, però, c’è anche un cinema parallelo, appunto, che osa di più – spiega il critico – Dovremmo ribaltare la situazione. Dobbiamo essere estremamente orgogliosi di questo cinema parallelo, che è il vero cinema, un cinema libero”.
Dello stesso parere è anche Costanza Quatriglio che ha descritto il documentario come “la linfa vitale del cinema italiano degli ultimi anni. Prima noi cineasti del reale eravamo di ‘contrabbando’, ora sembriamo legalizzati anche se in modica quantità…”. Una minoranza, quella dei documentaristi, che per qualcuno deve rimanere tale come per Pietro Marcello, che ci ricorda che essere minoritari delle volte può essere bello, e per chi, invece, è fortemente contrario come Daniele Vicari che insiste sull’esigenza di andare oltre questa ‘tendenza minoritaria’.
Ciò che ha unito un po’ tutti i partecipanti di questa intensa mattinata, da Andrea Segre – che ha anche illustrato il progetto dei laboratori in collaborazione con l’Apollo 11 – ad Antonietta De Lillo, passando per Anna Maria Granatello, Luca Ragazzi e Gianfranco Pannone è che quella che ormai è ufficialmente riconosciuta come la “Casa del documentario” deve continuare a rimanere un punto di riferimento per il cinema del reale. Il tutto, però, non si deve risolvere nella sola proiezione, nel “singolo evento”, ma è necessario che ci sia una programmazione, che si tengano corsi e laboratori al fine di far crescere sempre di più quel cinema che spesso viene dimenticato, negandogli il valore che merita.
E, proprio con questo intento, è stato presentato nuovamente il programma Racconti dal vero – Racconti dal mondo, in cui tutte le settimane vengono proposti documentari d’autore e di creazione italiani e internazionali.
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