ANTEPRIMA & POLEMICHE


Anteprima nazionale a Longarone di Vajont di Renzo Martinelli lunedì 8 ottobre, all’aperto, un giorno prima della tragedia del ’63, perché quei 2000 morti sono per la comunità una ferita sempre aperta. Un maxischermo appoggiato alla diga, una grande struttura di tubi di ferro che sostiene una platea di 1200 persone, presenti le autorità, il regista Renzo Martinelli, i produttori tra i quali Rai Cinema, il presidente dell’Enel Chicco Testa.
“Il film Vajont divide i parenti delle vittime” scrive il “Corriere della Sera”, “Vajont film delle polemiche” titola “la Stampa”, “Le polemiche sono più degli applausi” per “la Repubblica”. Mauro Corona, allora sopravvissuto e bambino, è tra gli interpreti del film e ricorda sulle pagine del “Corriere della Sera” come la gente non fosse all’epoca contraria al progetto del Vajont, sperando in una favorevole ricaduta economica: “Ciò non figura nel film di Martinelli ed è un peccato. La realtà era più complessa; se vogliamo, meno edificante di quella cinematografica”.
Per Luciano Galli, ingegnere, già perito di parte civile nel lungo processo ai responsabili, il film non può intitolarsi Vajont: “Non posso accettare – dichiara al “Corriere della Sera” – che un fumettone distorca i ricordi della tragedia. Ho letto la sceneggiatura, è zeppa di errori e di falsità. Conclusione; un film di cassetta”.
Ancora Luciano Galli, ma su “la Repubblica”, sottolinea come la giornalista de “l’Unità”, Tina Merlin, appaia come una vera e propria eroina: “Sembra che fino a due giorni prima della frana lei scrivesse sul suo giornale articoli per ammonire del pericolo imminente, mentre era già da un pezzo che non usciva niente, che l’avevano zittita. Abbiamo cercato di far correggere la storia, niente da fare. E poi al costruttore della diga, ingegner Semenza, gli fanno fare cose quando era già morto, o si confondono i geologi”.
Il sindaco di Longarone, Pier Luigi De Cesaro, spiega invece perché non ha accettato di contribuire con un finanziamento: “L’argomento è troppo delicato. Le ferite sono ancora aperte”.
“l’Unità” infine pubblica stralci di una lettera di Zoldan Delfino, sopravvissuto ed ex sindaco di Vajont, che critica il finanziamento di un miliardo e mezzo del comune per la sola partecipazione al film di Martinelli. “Se prendiamo a considerare il film in se stesso, per il copione, mi pare che non abbia nessun rispetto per la verità storica – scrive Zoldan – Per coloro che hanno perso i propri congiunti nella sciagura, la memoria di queste persone care non può essere convertita in uno spettacolo da saltimbanchi, nè diventare supporto al business di qualcuno”.

autore
09 Ottobre 2001

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