Quest’anno per il centenario della nascita si è sentito molto parlare di Cesare Zavattini, ma soprattutto come scrittore o sceneggiatore dei capolavori di Vittorio De Sica, Ladri di biciclette e Umberto D. Ora invece Ansano Giannarelli con Cinegiornale libero Za, proposto a Torino nei Sopralluoghi italiani, restituisce l’aspetto vitale, bonario ma anche polemico di uno sperimentatore sia dal punto di vista linguistico e filmico, che da quello grafico e pittorico.
“Questo film – dice Giannarelli – nasce in polemica con l’interpretazione dominante di Zavattini. A lui non piaceva assolutamente sentirsi chiamare papà del neorealismo. Abbiamo approfondito alcuni aspetti di uno Zavattini diverso, che vuole superare il cinema attraverso nuovi linguaggi”.
Realizzato in collaborazione con Silvia Savorelli, il documento ripercorre le principali tappe post-neorealiste: il film a episodi L’amore in città che ideò, affidandone poi la realizzazione a Carlo Lizzani, Michelangelo Antonioni, Alberto Lattuada, Dino Risi e Citto Maselli, e poi l’inchiesta I misteri di Roma.
“Zavattini – prosegue Giannarelli – era attento a tutto ciò che poteva esserci di nuovo, di sperimentale, di innovativo. Anticipò una serie di problemi che la tecnologia e la cultura audiovisiva si porranno in seguito. Soprattutto negli ultimi anni, si concentrò su un altro cinema, che dialogasse direttamente con il pubblico, il quale non doveva essere solo uno spettatore passivo, ma addirittura doveva partecipare, essere complice”.
A culmine dell’indagine zavattiniana, i “Cinegiornali liberi”, nati come “Cinegiornali della pace” e dedicati a grandi temi della storia e della cronaca, come i campi di sterminio nazisti, la bomba atomica su Hiroshima, la tragedia del Vajont e all’istrionica denuncia dei mass media in La veritàaaa, lungometraggio che lo vide regista e anche protagonista (in principio sarebbe dovuto essere Roberto Benigni).
E che dire dell’idea utopistica di un cinema a costo zero, fatto da tanti e per tutti, un’idea che forse proprio oggi, con il digitale,si potrà concretizzare. Ancora una volta il “pazzo profeta” è stato più lungimirante di chiunque altro.
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