Andrea Romeo, General Manager di I Wonder Pictures, è un imprenditore attivo trasversalmente in tutta la filiera; distribuzione, produzione ed esercizio. Pur in un anno molto difficile per il mercato, a livello distributivo il 2022 di I Wonder Pictures è stato molto importante con la vittoria, tra gli altri, dell’Orso d’Oro a Berlino con Alcarras e del Leone d’Oro a Venezia con All the Beauty and the Bloodshhed. Ma è con l’esercizio che inizia il dialogo con Romeo, con l’annuncio dell’installazione presso il Pop Up Medica di Bologna del proiettore Cinemeccanica Lux 4K Laser.
Come si compone il circuito di sale Pop Up Cinema?
Pop Up Cinema conta su due sale nel centro di Bologna e una nella periferia della città; il Medica 4K, il Jolly e il Bristol. Per il cinema Medica insieme a Cinemeccanica abbiamo voluto realizzare un “tempio del cinema” nel centro città. Al Medica abbiamo due iniziative speciali già collaudate. Quella rivolta ai giovani e denominata “Birretta e filmone” che inizia il venerdì alle 22,30. Sempre il venerdì ma di pomeriggio lavoriamo sulla fascia 14-19 anni con la Pop Up Cinema Academy che offre la possibilità agli studenti prima della proiezione di seguire una “lezione” sul linguaggio cinematografico e la storia della settima arte; il progetto è guidato da Simone Soranna. Il giovedì, al cinema Jolly, abbiamo organizzato la Pop Up Cinema Senior Academy, che prevede dopo la proiezione del primo spettacolo pomeridiano un confronto con gli spettatori; a guidare i lavori è Adriano Sforzi. Grazie a queste iniziative il pubblico dei nostri cinema è cresciuto molto. Il Medica è il terzo cinema tra le monosale per quanto riguarda le presenze ma il primo per il box office.
Investirete in quello che in Gran Bretagna si chiama “cinema boutique”?
Stiamo proprio lavorando in questa direzione con il cinema Fulgor, primo qualificato del bando sulle riaperture. È un cinema storico di Bologna, cui i cittadini sono molto legati, e si trova in centro città molto vicino al Medica. Il progetto è quello di farne un multisala a tre schermi, con capienza di 40, 80, 120 posti. Il cantiere dovrebbe partire a febbraio.
Come si articolerà l’offerta di I Wonder Pictures?
All’interno di I Wonder c’è sia il classico line up di grandi film sia la nuova proposta di I Wonder Classic che ogni mese porterà al cinema film come I misteri del giardino di Compton House di Peter Greenaway ma anche Bagdad Café di Percy Adlon o Delicatessen di Jean Pierre Jeunet e Marc Caro. Arthouse, invece, è la nuova label dedicata al cinema d’essai con titoli quali Monica di Andrea Pallaoro, in questi giorni al cinema, Les Pires di Lise Akoka e Romane Gueret vincitore di Un Certain Regard a Cannes. Con l’insegna Arthouse usciranno anche i documentari The Fire Whitin di Werner Herzog o Mi pais imaginario di Patricio Guzman.
E per quanto riguarda il listino tradizionale?
Sarà sempre più ambizioso e capace di intercettare prodotti di assoluta qualità come Everything, Everywhere all at Once, un film davvero spiazzante che sarà riproposto il 2 febbraio dopo le nomination agli Oscar. L’uscita del 6 ottobre è stata solo l’inizio del suo percorso commerciale che ci ha permesso di incassare 550mila euro. Il 2023 si aprirà il 4 gennaio con il thriller innovativo Un vizio di famiglia di Sébastien Marnier. Avremo poi The Whale di Darren Aronofsky visto a Venezia. In listino abbiamo anche Sanctuary di Zachary Wigon, una delle sorprese del Toronto Film Festival. Per il 2024 posso anticipare Morning, il nuovo film con Benedict Cumberbatch e Laura Dern.
A livello distributivo, come è andato il 2022?
Il box office di I Wonder Pictures al 31 ottobre faceva segnare un +50% rispetto al 2019; un risultato notevolissimo in un anno in cui il mercato registra un -55%. La nostra quota di mercato è dello 0,86% per 1,9 milioni di euro. Questo è frutto dell’articolazione dei pubblici cui ci rivolgiamo e dalla consapevolezza che è necessario offrire un’offerta in cui anche piccoli film possono avere il loro successo. A livello produttivo in questo momento stiamo lavorando al nuovo film di Teemu Nikki dal titolo La morte è un problema dei vivi, di cui siamo coproduttori al 20%.
Cosa serve al cinema per recuperare spettatori?
A mio avviso è necessario un cambio di modello di business. Penso che ci siano alcuni film che escono in 300-500 sale e che quando non ricambiano le aspettative commerciali, affaticano il mercato. Dovremmo imparare ad allargare meno i titoli che non hanno le gambe per reggere una distribuzione troppo ampia. Invece, ci sono film magari proposti in 30-60 sale che, anche quando si esprimono bene, non vengono sostenuti dal mercato. Nella prima settimana di uscita dovremmo testare bene i film e poi valorizzare quelli che lo meritano. A livello di distribuzione vorrei chiudere con un auspicio: sarebbe necessario dare vita a un fondo di sostegno alle distribuzioni indipendenti che propongono film d’essai non italiani. Come Unione editori e distributori cinematografici di Anica ci stiamo lavorando.
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