Andrea Molaioli, serie crime con femminicidio lacustre

Bella da morire di Andrea Molaioli con Capotondi e Lante Della Rovere, su RaiUno dal 15 marzo


Il lago, a Molaioli, pare caro (suo, La ragazza del lago, 2007): è infatti in un paese lacustre, Lagonero, un nome palesemente non casuale, che accade il mistero di Bella da morire.

Eva (Cristiana Capotondi) e Gioia (Giulia Arena) si sfiorano per un istante, sufficiente a creare una connessione sempiterna prima che tutto accada, prima che l’una torni lì stabilmente, “nell’ultimo posto in cui volessi andare” dice, e l’altra, sempre da lì, scompaia. 

“Per una mia precisa tendenza alla condivisione, ho voluto cimentarmi in un racconto che non doveva mai diventare elitario, ma rimanere aperto. La possibilità di affrontare argomenti così intensi, e di tradurli in un racconto destinato ad un ampio pubblico, è stata una straordinaria occasione portata avanti cercando di smarcarci da qualsiasi forma di censura e banalizzazione, senza però mai dimenticare la complessità e varietà dei sentimenti che sono sempre il miglior veicolo con cui poter viaggiare. Al centro della nostra serie c’è il femminicidio, una tematica molto delicata che abbiamo cercato di affrontare con il rispetto e l’indignazione che merita, ma senza la presunzione di sapere come e dove risolvere il problema. Ma non solo. Bella da morire è anche un racconto di relazioni familiari e sentimentali, complicate dalla diversità, dalla distanza e dai segreti”, spiega il regista, la cui estetica delicata, metaforica e sofisticata si rinnova anche in questa opera per la televisione, dichiarata sin dalla primissima sequenza d’apertura, in cui guardiamo una figura umana, riflessa nell’acqua di una piscina, dunque rovesciata all’occhio della macchina da presa, che cammina lungo il bordo, fino a scoprire poi essere la protagonista, che a quel punto si tuffa…  e non finisce lì di tuffarsi ma ancora, e ancora, metaforicamente e realmente, come nell’altrettanto fiabesca discesa in apnea sul fondo del lago, in mezzo alla vegetazione del fondale che nasconde il mistero nel silenzio ovattato dell’acqua, seppur ad Eva: “l’unica cosa che mi fa paura è l’acqua buia”. 

Ferrea, spigolosa, irrisolta: Eva Cantini, commissario di polizia, incorpora in sé una delle sfaccettature di questo racconto al femminile, in cui l’energia vitale e spirituale delle donne protagoniste va nella direzione della giustizia, possibile costruendo un’indagine in cui Andrea Molaioli, e gli sceneggiatori Flaminia Gressi e Davide Serino, hanno scelto di innestare con decisione l’apporto del vissuto individuale del coro di protagonisti, al di là di Gioia ed Eva: sono, infatti, compagne di vita e di scena Giuditta Doria (Lucrezia Lante della Rovere), PM immolata alla professione, e Anita Mancuso (Margherita Laterza), talento naif della medicina legale. Nella particolare triade femminile, la nota maschile di Marco Corvi (Matteo Martari), poliziotto socievole, irruento ed accorato. 

Bella da morire si racconta in 4 puntate, in onda su Rai Uno dal 15 marzo, prodotto da Cattleya in collaborazione con Rai Fiction

Nicole Bianchi
10 Marzo 2020

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