Always Shine: thriller sulla percezione di sé

“E’ un film sulla nostra ossessione di stare sempre al centro dell’attenzione, sulla vanità, sul cercare di essere famosi o comunque migliori degli altri", spiega la regista


VENEZIA – Due amiche attrici intraprendono un viaggio nel Big Sur per superare un momento di crisi, ma la gelosia apre vecchie ferite in questo intricato thriller sull’ossessione, la celebrità e la femminilità. Tra Lynch, Cassavetes e De Palma, Always Shine di Sophia Takal, presentato alle Giornate degli Autori dopo un passaggio di successo al Tribeca, si costruisce come un thriller sulla percezione di sé: “E’ un film sulla nostra ossessione di stare sempre al centro dell’attenzione, sulla vanità, sul cercare di essere famosi o comunque migliori degli altri – spiega la regista – piuttosto che sullo stare bene con sé stessi e avere valore come essere umano. Inoltre, c’è anche una particolarità nell’immagine che di solito una donna crede di dover avere: essere sempre gentili, timide, piccole, beneducate. Con mio marito, che ha sceneggiato il film, abbiamo voluto che le protagoniste fossero due attrici, anche nella finzione, perché un attrice rappresenta un modello per le donne, o almeno, per alcune”.  

L’intenso rapporto tra le due era già contenuto nelle prime righe di sceneggiatura: “non c’era bisogno di improvvisare – dice l’autrice – tutto funzionava perfettamente così. Però abbiamo fatto una settimana di prove per entrare nella storia, parlando del passato dei personaggi, da dove venivano e cosa facevano. Fortunatamente tutto ha funzionato bene, anche perché è un film che parla anche del tema del doppio, le due avrebbero dovuto potersi scambiare i ruoli. Il Big Sur rappresenta un luogo affascinante e inquietante, appena fuori Los Angeles, ma fuori anche dalla pressione e dal controllo sociale, dove si può meditare su sé stessi. E’ come una fuga. Il mio messaggio è di non sopprimere la propria identità. E’ pericoloso giudicarsi e non accettarsi, specie se ci si riferisce a un genere specifico. Vale anche per la versione maschile: non piangere mai, non mostrare i sentimenti, eccetera”.  

La regista è ora al lavoro su un film dallo stesso tema. “Ma sarà diverso come toni – conclude – sarà una tragicommedia romantica.    

02 Settembre 2016

Venezia 73

Venezia 73

Microcinema distribuirà ‘The Woman who Left’

Sarà Microcinema a distribuire nelle sale italiane il film Leone d'Oro 2016, The woman who left, nuovo capolavoro di Lav Diaz. La pellicola, che nonostante il massimo riconoscimento al Lido non aveva ancora distribuzione e che si temeva restasse appannaggio soltanto dei cinefili che l'hanno apprezzata alla 73esima Mostra di Venezia, sarà quindi visibile a tutti, permettendo così agli spettatori del nostro Paese di ammirare per la prima volta un'opera del maestro filippino sul grande schermo

Venezia 73

Future Film Festival Digital Award 2016 a Arrival

Il film di Denis Villeneuve segnalato dalla giuria di critici e giornalisti come il migliore per l'uso degli effetti speciali. Una menzione è andata a Voyage of Time di Terrence Malick per l'uso del digitale originale e privo di referenti

Venezia 73

Barbera: “Liberami? E’ come l’Esorcista, ma senza effetti speciali”

Il direttore della Mostra commenta i premi della 73ma edizione. In una stagione non felice per il cinema italiano, si conferma la vitalità del documentario con il premio di Orizzonti a Liberami. E sulla durata monstre del Leone d'oro The Woman Who Left: "Vorrà dire che si andrà a cercare il suo pubblico sulle piattaforme tv"

Venezia 73

Liberami: allegoria del mondo moderno

Anche se l’Italia è rimasta a bocca asciutta in termini di premi ‘grossi’, portiamo a casa con soddisfazione il premio Orizzonti a Liberami di Federica Di Giacomo, curiosa indagine antropologica sugli esorcismi nel Sud Italia. Qualcuno ha chiesto al presidente Guédiguian se per caso il fatto di non conoscere l’italiano e non aver colto tutte le sfumature grottesche del film possa aver influenzato il giudizio finale: “Ma io lo parlo l’italiano – risponde il Presidente, in italiano, e poi continua, nella sua lingua – il film è un’allegoria di quello che succede nella nostra società". Mentre su Lav Diaz dice Sam Mendes: "non abbiamo pensato alla distribuzione, solo al film. Speriamo che premiarlo contribuisca a incoraggiare il pubblico"


Ultimi aggiornamenti