Piccole bugie tra amici usciva in Italia nel 2012: “stessa spiaggia, stesso mare” per il seguito del piccolo culto francese, re-incontriamo infatti i medesimi interpreti per la vicenda ambientata ancora a Cap Ferret e diretta, come la prima, da Guillaume Canet, che allora firmava il terzo lungometraggio e adesso esce con Grandi bugie tra amici, confermandosi dietro la macchina da presa per il “secondo capitolo” di questa storia corale di amicizia, in equilibrio tra segreti e bugie, risate e lacrime, sulle note delle canzoni più narrative degli ultimi quarant’anni.
Il centro dell’avvio della vicenda sono ancora l’amico Max (François Cluzet) e la sua villa nella costa atlantica Sud-Ovest della Francia, in cui usualmente avvengono le rimpatriate con gli amici di sempre: Max sta passando un periodo economico un po’ faticoso e vive nel suo buen retiro per riflettere. Ma ecco far la propria comparsa una sorpresa: lo raggiungono gli amici storici, con cui non s’incontrano da oltre 3 anni, per festeggiare il suo compleanno. La sorpresa è riuscita ma l’accoglienza claudica, con Max che fa di tutto per non mettere a proprio agio gli ospiti, spunto per dare il là all’imprevedibilità della vicenda.
Torna affilata, delicata, sarcastica, affettuosa e sospesa nell’attesa del colpo di scena la commedia venata di tracce drammatiche diretta da Guillame Canet, che usando con saggio dinamismo le “proprie pedine” François Cluzet, Marion Cotillard, Gilles Lellouche, Laurent Lafitte e Benoît Magimel, rinnova lo “scacco matto” del precedente capitolo.
Non solo un coro polifono sulle dinamiche amicali e i propri derivati, sul luogo come nido e approdo della fuga, ma anche una lucida fotografia che gli autori (sceneggiatura di Canet stesso con Rodolphe Lauga) fanno sulla nostra epoca e su come la stessa possa – o meno – plasmare l’animo umano: i personaggi che (nel finale del primo film) degustano ostriche sulla Costa oceanica mentre scorreva il funerale dell’amico (Jean Dujardin) sono ancora uguali a se stessi, ciascuno – e tutti – nel proprio guscio borghese come se questo involucro fosse un tempo e un luogo “altro” dalla realtà presente; Grandi bugie tra amici mette in scena una “lunga sequenza” di lettura dell’essere umano e di come, nel futuro prossimo, ci si potrebbe rendere conto che il film di Canet sia un saggio sull’inconsistenza e/o l’inconsapevolezza dell’essere umano occidentale e/o della propria società.
“Sono arrivato ad un’età in cui io, come i miei amici, non abbiamo più le stesse reazioni di dieci anni fa. Durante questi anni c’è chi ha perso i propri genitori, chi si è risposato o ha avuto bambini. Le priorità non sono più le stesse. Abbiamo meno tempo e ci parliamo più francamente. Ho voglia di immergere i personaggi di Piccole Bugie tra Amici in quelle situazioni in cui si regolano i conti, anche per vedere se, dopo essersi detti in faccia delle verità, restano insieme, o meno. Ecco perché il film comincia con loro, che non vedono Max da tempo e da cui decidono di tornare il giorno del suo compleanno, cioè nel peggior momento possibile. Il film è più cinico. Molti dei personaggi hanno perduto le loro illusioni. Continuo dunque a mostrare personaggi imperfetti, chiusi nei propri problemi ma con la convinzione che insieme, nonostante le non affinità, finiranno per essere più forti, per vedere una luce alla fine di questa oscurità. Volevo un’emozione attuale ma allo stesso tempo tenue e tenera, mai patetica”, ha spiegato Canet.
Il film esce il 12 settembre, con Bim Distribuzione.
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