Sarà la sezione “Zone di cinema” a inaugurare la 13° edizione dell’Alpe Adria Cinema, che si terrà a Trieste dal 18 al 24 gennaio, con il cortometraggio Sandwich del regista triestino Daniele Auber, ma londinese d’adozione. “Zone di cinema” è nata lo scorso anno per presentare il lavoro svolto dalla Film Commission Friuli Venezia Giulia e nel contempo rendere omaggio a tutti i registi che hanno scelto la regione come location.
Oltre alla pellicola di Auber (“Una ripresa amatoriale su un pontile in una bella giornata d’inverno. Un giovane uomo e suo figlio ci salutano lanciando ai pesciolini pezzetti di sandwich…), la giornata inaugurale del Festival ha in cartellone Le stade de Wimbledon del francese Mathieu Amalric, interamente girato a Trieste (“Abbiamo girato questo film in quattro volte, esattamente come nel romanzo di Daniele Del Giudice. Una settimana per ogni stagione….”).
La sezione non solo propone immagini, ma anche approfondimenti, come nel caso dell’incontro con il regista Piergiorgio Gay (lunedì 21 gennaio, ore 17.00) che presenterà il progetto del suo nuovo film tratto dall’omonimo romanzo “La forza del passato” di Sandro Veronesi. L’autore spiegherà al pubblico per quali ragioni ha voluto trasferire a Trieste la vicenda ambientata a Roma. Sempre nella giornata di lunedì 21 gennaio, alle ore 18.30, Daniele Auber racconterà il suo lungo viaggio che lo ha portato da Trieste alla Jim Henson Creature Shop, passando per Dario Argento e Gabriele Salvatores, fino al set di Harry Potter.
La sezione “Microcosmi paralleli” propone invece accanto ai 9 film in concorso per il Premio Trieste, 2 opere italiane: fuori concorso Arcipelaghi di Giovanni Columbu e come evento speciale Voci di Franco Giraldi. Una sezione attenta al cinema che indaga e osserva con partecipazione e solidarietà le tante piccole storie comuni di gente comune di questa Europa. Così accanto alle storie dell’infanzia offesa della Russia, delle adolescenze negate nella cattolicissima Polonia, e ancora della criminalità diffusa in Romania vi è spazio anche per il dramma corale, raccontato da Columbu, quello di una comunità pastorale di una Sardegna omertosa e arcaica dove prevalgono antichi codici di comportamento. In Voci, tratto dall’omonimo romanzo di Dacia Maraini, e interpretato da Valeria Bruni Tedeschi, Gabriele Lavia e Sonia Bergamasco, il regista Giraldi racconta invece un drammatico e violento interno di famiglia.
Ricca di presenze italiane è la sezione “Immagini” che testimonia la vitalità del cosiddetto “cinema-verità” dove è la realtà più dura appunto a fare il cinema. “Immagini”, tra realtà e finzione narrativa, presenta circa 50 opere, realizzate con supporti differenti, dal video digitale e non al 35mm, al 16 mm. In particolare tra i 30 corti in concorso vi sono Cuore di cane di Marco Agostinelli (“E’ una ballata delle ombre, dove la città va e viene insieme ai personaggi e ai miei elementi decorativi… “), distribuito dall’Istituto Luce; Il paese delle rane di Alberto Momo (“Nello stesso tempo, e nello stesso luogo, la mia camera, Londra, Sidney, New York, strade, spettri in movimento, come in un viaggio intorno alla -mia- stanza… “); Quello che vuoi di Anna Scaglione (“Girai il mio corto senza nessuna vergogna di mostrare la mia intimità attraverso qualcosa che ci rende tutti uguali: la morte, la vita.”); Terzo° e mondo, favola surreale di Daniele Pignatelli; Vivere e morire a Nordest di Daniel Carrè sul difficile passaggio dall’adolescenza all’età adulta; Zed di Zombies, ritratto dei migliori riders & skaters della scena italiana ed europea.
Sempre del concorso dei corti fanno parte le produzioni italiane Fleur Bleu di Joseph Péaquin girato in dialetto valdostano (“Quanti sono i film, siano essi di fiction o documentari, dedicati alle persone ‘reali’ che abitano le montagne, che vivono e lavorano con grande sacrificio negli alpeggi?”) e Fatmir di Ermir Keta.
Tra i documentari e i video di “Immagini”: Chiusura di Alessandro Rossetto, sguardo sulla periferia di Padova, DADAMAINO, l’arte va sempre fatta con le mani di Marina Spada, ritratto di un’artista che ha sempre voluto essere considerata artista operaia; Images d’orient-“Tourisme vandale” di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, presentato a Venezia 58 nella sezione “Nuovi Territori”.
Infine curiosità e interesse per i quattro corti, 10/15 minuti in 35mm, realizzati di recente da autori già apprezzati, visti all’ultimo Torino Film Festival, e che costituiscono il “Progetto per la lotta alle tossicodipendenze”: L’albero del bene e del male di Felice Farina, Mezza verità di Alessandro Piva, La lunga notte di Paolo Sorrentino e Tre vite perfette di Gianluca Tavarelli.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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