ALLA FINE DELLA NOTTE


Set romano per l’ottavo film del regista napoletano Salvatore Piscicelli che, lasciato il digitale di Quartetto, torna alla pellicola, con Alla fine della notte. Il film nasce da una vecchia frequentazione dello psicoanalista junghiano James Hillmann. “Si tratta di ricostruire la propria storia come destino e viverla in uno sfondo non solo individuale, ma più ampio, mitico”, esordisce Piscicelli. “Credo che le nostre storie di vita siano ripetizioni dello stesso dramma”.
8 settimane di riprese, alla quinta si gira nel quartiere Ostiense, in una birreria, Irish Village, dall’atmosfera un po’ nordica. Il protagonista Bruno Spada/Ennio Fantastichini, regista e attore di successo di commedie, cerca ospitalità in questo locale a lui familiare dopo aver saputo che la moglie, in attesa di un figlio suo, lo lascerà. “L’idea è quella di raccontare la depressione di questo cinquantenne, non come una sorta di discesa negli Inferi, ma come un momento di autoanalisi – spiega Piscicelli – di ricostruzione del senso della propria vita. Bruno vive la propria depressione fino in fondo, non la nega”.
C’è un buco nero nell’esistenza del protagonista ed è rappresentato dal padre che ha stuprato la sorella più grande, poi morta suicida. Bruno lo ritrova, nel finale, anziano e non in grado riconoscere il figlio. Un ritorno alle origini che segna una definitiva presa di coscienza.
Ma chi è veramente quest’uomo? “Figlio di contadini poveri della bassa Campania, non ha figli, ha rifiutato la paternità, tutte le sue energie sono proiettate nel lavoro, ha un rapporto turbolento, ormai in crisi, con la sua donna (Stefania Orsola Garello, ndr). Appartiene a quella generazione ‘perduta’ del ’68, che ha vissuto la perdita di senso della Storia, la caduta dei valori e degli ideali”, puntualizza il regista.
Piscicelli indaga il rapporto di Bruno con le donne: con Celeste/Ida Di Benedetto, la zia puttana che lo ha allevato e accudito, con la giovane amante Gloria/Anna Ammirati, con l’ex amante Viola/Elena Sofia Ricci. Il film è anche un viaggio, un percorso a ritroso attraverso i paesaggi della sua vita, con i quali Bruno cerca di riconciliarsi: Milano, le colline di Pisa, Roma, la Napoli periferica e quella del centro, Sorrento e l’Irpinia. Ed è anche, aggiunge Piscicelli, “una riflessione sul cinema come strumento di conoscenza e approfondimento. Infatti la storia comincia proprio con l’analista hillmaniano che rifiuta di aiutare Bruno e lo sollecita a girare un film come terapia. E con la sua telecamera Bruno, nell’ultima sequenza, filmerà l’anziano padre”.
Con Ennio Fantastichini, attore di solida formazione teatrale, già nel cast di Il corpo dell’anima, Piscicelli torna a lavorare, perché interprete duttile e sottile, capace di esprimere tutte le contraddizioni e le lacerazioni della sua generazione, e dunque del protagonista.
“Bruno è un uomo che ha difficoltà a relazionarsi con l’esterno, l’ho immaginato come un nichilista, una sorta di combattente sconfitto e amareggiato – racconta Fantastichini – Le donne nella sua formazione sono state determinanti, ma lui è ancora un Peter Pan, ha difficoltà a crescere. E’ un uomo compulsivo, brusco, che arranca rispetto a se stesso, ma è una persona vitale e la sua innocente curiosità lo muove”.
Alla fine della notte, film che Fantastichini vive come filosofico, rarefatto, pieno di malinconie, senza soluzioni offerte dal regista, è costato circa 2 milioni e mezzo di euro, in parte coperti da un fondo di garanzia.

autore
19 Novembre 2002

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