VENEZIA – E se il mal di testa si potesse curare con un episodio di Lost? Se la nostalgia potesse essere alleviata grazie a una stagione di Stranger Things? E’ stato presentato oggi all’Italian Pavilion alla 75ma edizione della Mostra del cinema di Venezia il libro, edito da Multiplayer.it, ‘100 serie TV in pillole – Manuale per malati seriali’ di Giuseppe Grossi, Antonio Cuomo e Luca Liguori, un testo dalla veste grafica accattivante che propone la visione di serie tv degli ultimi trent’anni seguendo una precisa posologia a seconda del momento, del proprio stato d’animo e della situazione in cui si decide di guardarle.
Dai grandi classici come Twin Peaks a nuovi successi come Il Trono Di Spade, il trio di critici della redazione di Movieplayer ha isolato e catalogato le serie in grado di provocare maggiore dipendenza, suddividendole in base agli effetti sui malati seriali, senza dimenticare le controindicazioni. Nessuno vorrebbe mai rovinare una romantica serata in coppia con l’irrefrenabile ipocondria scatenata da un episodio di Dr. House.
Di questo e di altro hanno parlato gli autori nel corso dell’incontro moderato dal giornalista Andrea Guglielmino. “Ormai c’è un grosso scambio tra cinema e tv – hanno detto – spesso i nostri contatti non ci chiedono più che film andare a vedere, ma quale serie vale la pena di guardare per prima. C’è una grossa differenza nella fruizione, perché per vedere un film si paga specificamente, e si sceglie di farlo nel momento in cui si va in sala, mentre per le serie c’è probabilmente un abbonamento prepagato. Poi il pubblico ne disserta tantissimo sui social o nei forum, quindi bisogna essere veloci nel recensirle ma anche stare attenti agli spoiler. E’ problematico, perché stai sempre giudicando un prodotto di cui non puoi conoscere tutti gli sviluppi, ti devi concentrare sulla stagione o sulla puntata. E il cinema sta diventando sempre più seriale, pensiamo alla Marvel. L’unico problema è che il mercato sta diventando saturo, trovare il gioiello tra così tanti prodotti è veramente difficile, in più il pubblico tende a dimenticare le serie di qualche anno fa. Scadono prima dei film in un certo senso, per questo riteniamo che un libro come questo possa essere importante per preservarne la memoria”.
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Definendo il film del messicano Alfonso Cuaron, vincitore del Leone d'oro, "molto bello", il quotidiano francese ricorda che un tale riconoscimento "farà storia"