La presenza italiana a Cannes, la sfida alla pirateria ma soprattutto le novità di Cinecittà Holding, con la nascita dell’Osservatorio, il possibile sviluppo dell’Area diritti, il varo di CinecittàNews e il consolidamento di Centocittà. “Diventano finalmente operative le attività annunciate a settembre 2003 nella conferenza stampa di Villa Miani”, spiega il direttore generale Alessandro Usai, in un’intervista esclusiva a CinecittàNews. “La Holding cessa di essere sportello per attività ideate e gestite al di fuori e diventa centro di servizi e competenze, al servizio dell’industria cinematografica italiana”.
Lieto per la conclusione positiva della vicenda veneziana, con la ratifica dell’incarico a Marco Müller, che definisce “indipendente e molto competente”, Usai si prepara alla trasferta francese. “Con un film in concorso e molti titoli nelle altre sezioni, l’Italia mi pare ben rappresentata. L’Istituto Luce ha una forte presenza e non bisogna dimenticare le molte coproduzioni: una linea di tendenza per il futuro. Da Wong Kar-wai a Lucrecia Martel, stiamo uscendo dallo stereotipo della Nazionale, buono per le Olimpiadi, e riusciamo sempre più a produrre su scala europea e internazionale. Questo ci dà importanti chance di mercato, senza pregiudicare la qualità o la presenza italiana nella produzione culturale”. Un’impressione confermata durante il viaggio a New York per la rassegna New Directors/New Films al Lincoln Center, dove ha riscontrato molto interesse per la nostra produzione, dai classici ai contemporanei.
Il cinema italiano è sempre più europeo, dunque.
Nella nuova legge, secondo le direttive UE, la definizione di film italiano ed europeo è equiparata: quindi in futuro un film francese potrebbe essere giudicato di interesse culturale nazionale. L’internazionalizzazione è un buon modo per far fare un salto di qualità al settore: reggerà chi è in grado di catalizzare coproduzioni, cosa che già avviene con diversi produttori come Procacci, Mikado, Tozzi o Tilde Corsi.
Non c’è il rischio di una perdita di identità culturale?
L’identità nazionale è un concetto difficile da definire. Cos’è italiano? Il mandolino del Capitano Corelli o Ballo a tre passi? Un’Italia che non esiste più ma che all’estero vende benissimo o un’identità locale poco conosciuta e dai caratteri forti? L’identità non si può tutelare per legge, è compito degli artisti. Il neorealismo non è nato per decreto ma perché c’erano idee dirompenti da esprimere, nazionali ma universali allo stesso tempo&
Da Penelope Cruz a Fanny Ardant è forte la presenza di attori stranieri nel nostro cinema.
E’ un ulteriore segnale di apertura, ma gli attori stranieri ci sono sempre stati nel grande cinema italiano, basti pensare a Fellini, Visconti e Antonioni. Di sicuro, oggi, le star straniere ci trovano attraenti, ma è anche vero che i nostri attori sono amati all’estero: da Laura Morante, madrina del prossimo Festival di Cannes, a Monica Bellucci, sempre impegnata in grandi produzioni straniere.
Possiamo tracciare un bilancio della trasferta americana.
Al Moma e al Lincoln Center i film italiani fanno il tutto esaurito, anche un film “difficile” come il precedentemente citatoBallo a tre passi ha riempito la sala e destato entusiasmo. Una novità è che c’è forte richiesta di nostri film per il mercato del DVD, che in Usa è due volte e mezzo il mercato della sala. In DVD anche un prodotto di nicchia può trovare il suo spazio.
E’ anche un settore in cui la pirateria fa gravi danni.
Se non si frena la pirateria, l’industria dell’audiovisivo rischia di morire nel giro di pochi anni. Ma il vero pericolo non viene tanto dai DVD pirata che si possono debellare con operazioni di polizia adeguate, com’è accaduto con il contrabbando di sigarette ma piuttosto viene dal supporto informatico molto più difficile da controllare: nessuno vuole imporre leggi liberticide, ma il problema è molto serio e una risposta occorre darla.
Veniamo alla Holding e alle novità cui accennava.
Innanzitutto l’editoria. Abbiamo finalmente una redazione e produciamo un quotidiano online, CinecittàNews, che eredita il patrimonio di esperienza e professionalità di tamtamcinema, e lo porta nel cuore della comunicazione del Gruppo. Poi nasce l’Osservatorio del cinema italiano che, grazie a un rilevante investimento, di oltre un milione di euro, sta acquisendo i principali database esistenti (Cinetel, Auditel, Cinematografo.it e rilevazioni SIAE) convogliandole in un grande contenitore che sarà la fonte informativa del reference system non solo sui dati di box office ma anche sugli aspetti qualitativi, dalle recensioni dei critici ai premi ottenuti da un autore. Sarà utilizzato dal ministero ma anche, almeno in parte, accessibile al pubblico: studenti, giornalisti e ricercatori potranno attingere ai dati in forma aggregata. Insomma, chi ottiene i finanziamenti e quanto ha ottenuto, nel rispetto della privacy, non sarà più segreto di stato. Infine, l’Osservatorio doterà l’Italia, similarmente a quanto avviene in altri paesi quali la Francia o la gran Bretagna, di un libro bianco del cinema italiano che alla fine di ogni esercizio ed anche con cadenza più breve tracci un bilancio dell’andamento della nostra cinematografia in Italia e nel mondo
C’è chi teme che Cinecittà Holding possa sostituirsi alle commissioni per il credito…
Lo ribadisco nuovamente, non è così: i finanziamenti saranno sempre assegnati dalle Commissioni, Cinecittà servirà a informare e lo farà nei due sensi con un criterio di trasparenza.
Cosa ci dice dell’Area diritti?
Siamo in attesa del decreto attuativo, ma auspicabilmente la Holding dovrebbe gestire i diritti di sfruttamento di tutti i fondi di garanzia non restituiti: una library cospicua, che permetterà soprattutto di dare al cinema più dimenticato una seconda chance di diffusione.
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