NAPOLI – La dichiara fin dal titolo, Alessandro Siani, l’intenzione di voler ripetere il miracolo degli incassi compiuto nel 2013 con Il principe abusivo, e porta in sala dal 1° gennaio, in 650 sale con 01, il suo secondo film da regista dopo un’anteprima in grandissimo stile al multiplex di Afragola. Lì, dove giocava in casa, lunedì sera ha occupato 11 delle 13 sale della struttura con Si accettano miracoli, intrattenendo 1.800 spettatori (di cui 400 invitati e 1.400 paganti, specifica l’ufficio stampa), immergendo sé e il suo cast in un bagno di folla propiziatorio e sparpagliando i giornalisti nelle diverse sale “perché sentissero le reazioni del pubblico”.
Prodotto da Cattleya con Rai Cinema con un budget di oltre 6 milioni di euro – “una scommessa impegnativa – commenta Riccardo Tozzi – ma rischiare era la strada giusta” – Si accettano miracoli è una commedia fiabesca incastonata tra Scala in Costiera Amalfitana e Sant’Agata dei Goti, dove Fulvio (Siani) “si rifugia” dopo essere stato licenziato dal suo superlavoro di tagliatore di teste in una multinazionale. Lì ritrova il fratello Don Germano (Fabio De Luigi), parroco di un paesino in cui scarseggiano i fedeli e imperversa la crisi, e decide di aiutarlo confezionandogli un miracolo che attirerà le folle in chiesa, ovvero far piangere la statua di San Tommaso. L’evento soprannaturale cambierà la vita a lui – grazie al suo incontro con la non vedente Chiara (Ana Caterina Morariu) – al resto della famiglia (la sorella Serena Autieri, tristemente sposata con Vittorio, alias Giovanni Esposito) e a tutto il paese, diventato meta di pellegrinaggio di massa.
“Io faccio film per il pubblico – dichiara subito il comico napoletano, un vero divo partenopeo – Penso ad esempio che il 3D in Italia non funzioni perché il pubblico vuole vedere il 3D che entra nel cuore e nell’anima. Io voglio fare la commedia emozionale, in cui penso prima al sentimento e poi alla risata”. Per garantire quest’ultima, Siani ha voluto accanto a sé un altro campione dell’umorismo come Fabio De Luigi, che fa ripartire lo sprint comico ogni volta che entra in scena: “Fabio è come gli attori americani – dice il regista-attore – entra tantissimo nel personaggio: stavolta voleva davvero celebrare la messa la domenica e ormai sta cercando di fare le scarpe a Don Matteo: Terence Hill dovrebbe tremare. Fabio è un attore fantastico, dovrebbe diventare patrimonio dell’umanità”. Lusingato dal complimento, De Luigi (con cui aveva già lavorato in La peggior settimana della mia vita) ricambia: “Spesso gli attori comici che fanno i registi cadono in eccessi di autoesaltazione e sbagliano il film. Qui Siani si è spogliato del suo essere solista e ha dato respiro alla storia”.
Fondamentale, nell’equilibrio di Si accettano miracoli, il ruolo del paesaggio e dell’ambientazione: “Ho valorizzato le mie radici campane immergendo il film in luoghi straordinari della regione – sottolinea Siani – Rivederli sul grande schermo mi inorgoglisce: ritrovare Napoli, o il Paese, in una fiaba comica è l’unico modo per rispondere a una rappresentazione che li vuole solo in difficoltà, o solo criminali. D’altra parte anche a Roma, con Mafia Capitale, si è capito il significato delle larghe intese, che servono a rubare. In Si accettano miracoli ho mostrato la fantasia e la genialità di un popolo, ma cercando di evitare i cliché”.
Infine, l’attore regista partenopeo affronta l’argomento religioso, spunto di partenza del suo L’ora di religione in versione comica, con tanto di verifica del miracolo da parte dei pezzi grossi del Vaticano: “Il personaggio del prete di De Luigi – spiega – è cambiato grazie a Papa Francesco, un uomo di Chiesa con delle paure e dei dubbi, ma con tanta fede. In Italia i preti parlano di famiglia senza averne alcuna esperienza, così come i politici parlano di lavoro senza averne esperienza: la credibilità, invece, è alla base di tutto”.
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