La scadenza è il prossimo 30 giugno. E’ questa la data entro la quale i vertici di Cinecittà Holding si sono impegnati, d’accordo con la Direzione generale Cinema, a presentare al ministro per i Beni e le Attività culturali Francesco Rutelli, un piano di riordino del comparto pubblico del cinema, nonché di riforma normativa della legge ormai superata che regola l’attività di Cinecittà Holding. In particolare l’articolo 5 bis della Legge 202 del 1993, ormai totalmente desueto e che dunque va rivisto, come spiega a CinecittàNews il presidente di Cinecittà Holding Alessandro Battisti.
Perché questa volontà di riassetto del Gruppo pubblico?
E’ un tema da tempo all’ordine del giorno, che intendiamo finalmente risolvere forti dell’atto di indirizzo emanato dal ministro Rutelli che ci chiede di procedere in tal senso. Perciò nell’ultimo Consiglio di amministrazione del 29 maggio, con il consenso unanime dei suoi componenti, abbiamo avviato la discussione sui primi due punti della direttiva ministeriale che ci chiede di presentare un piano per il riassetto, anche normativo, del nostro comparto. Ci siamo posti allora alcune linee guida.
Quali gli obiettivi nel breve e nel lungo periodo?
Vogliamo semplificare la macchina burocratica-organizzativa del Gruppo; risparmiare risorse di natura economica che deriverebbero da tale riordino che elimina sovrapposizioni di funzioni; investire le risorse recuperate in attività per il cinema; dare un segnale ai cittadini che intendiamo ottimizzare le nostre competenze, senza sprechi di denaro pubblico.
Del resto sin dal nostro insediamento abbiamo proceduto in questa direzione, per esempio mettendo in liquidazione due società come Cinefund e Cinesud, non sostituendo i dirigenti usciti o andati in pensione. Un’azione di risanamento che, nell’arco di 6 mesi, ha portato a un’economia del 30% del costo del lavoro.
Quali funzioni intendete ottimizzare?
La nostra direzione amministrativa ha calcolato che da un’ipotesi di riassetto che elimini la duplicazione e la triplicazione di servizi portandoli ad uno, ne verrà un rilevante risparmio economico. Mi riferisco agli uffici stampa, a quelli amministrativi e legali, alle certificazioni fatte dagli advisor per obbligo di legge, alla tesoreria. Accorpando tutte queste funzioni si ottengono delle significative economie di scala. Questo programma lo svilupperemo anche alla luce di quell’ampio disegno che la futura legge di sistema del cinema oggi prefigura, in particolare la tendenza a unificare il più possibile le funzioni delle società del Gruppo.
Come procederete nella preparazione di tale piano entro il 30 giugno?
Nella fase di stesura di questo programma, che vedrà coinvolte Filmitalia e Istituto Luce, presteremo attenzione alle richieste dei sindacati. Del resto già da ora a loro e ai lavoratori confermiamo il nostro impegno a mantenere gli attuali livelli occupazionali che non verranno toccati. Si tratta invece di razionalizzare le funzioni di tutti quanti. Così come saremo più che mai attenti ai suggerimenti delle associazioni di categoria. A loro diciamo che questa nostra strategia è finalizzata all’obiettivo di fornire servizi il più possibile efficienti al nostro cinema, liberando nel contempo quelle risorse da destinare alle attività strategiche del comparto, dalla promozione alla produzione.
Ma volete dare anche un segnale all’esterno?
E’ giusto che la pubblica amministrazione dia risposte chiare ai cittadini che chiedono trasparenza e meno sprechi in una situazione economica generale del Paese che non è facile. La nostra azione risponde a un preciso indirizzo del governo che ha chiesto a tutte le pubbliche amministrazioni di ridurre al minimo gli sprechi di risorse pubbliche.
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