Aleksandr Sokurov: “Una fiaba contro le dittature”

Abbiamo intervistato Aleksandr Sokurov, a Roma per presentare il suo nuovo lavoro, Fairytale Una fiaba, in uscita il 22 dicembre con Academy Two


La “mia lingua è il russo e la mia patria è dove la mia lingua è parlata. Una patria dove stanno accadendo cose tremende”. Uno dei maestri del cinema mondiale, Aleksandr Sokurov, è a Roma per presentare il suo nuovo lavoro, Fairytale Una fiaba, in uscita il 22 dicembre con Academy Two. Un’opera imponente, pur nell’aurea brevità dei 78 minuti, che fantastica sui totalitarismi del Novecento, mettendo in scena i quattro leader coinvolti nella Seconda guerra mondiale – Hitler, Stalin, Mussolini e Churchill – e i loro pensieri più reconditi con echi dell’attuale situazione in Russia e della guerra in Ucraina.

Ovviamente molte domande dei giornalisti si concentrano sull’attualità politica e il regista, 71enne, motiva la decisione di non lasciare il proprio Paese dove ha avuto un anno fa, prima dello scoppio della guerra, uno scontro televisivo con Putin sull’indipendenza da concedere ad alcune Regioni in particolare del Caucaso. Ma la risposta più forte e chiara è proprio Fairytale, passato al Festival di Locarno e poi a Torino, un film straordinario per quello che dice e per come lo dice, con la tessitura delle immagini reali, tutte d’archivio, e con le voci di attori che parlano nelle rispettive lingue dei personaggi: russo, italiano (l’attore è Fabio Mastrangelo), tedesco, inglese, cui si aggiunge il francese di Napoleone e l’aramaico di Cristo. Il cineasta, Leone d’oro a Venezia 2011 con Faust, cerca le parole con cura: “Ho molte difficoltà oggi in Russia e non oso immaginare quello che ci aspetta. Devo constatare che c’è la censura, utilizzata come un’arma fredda contro la gioventù. Pochi giorni fa ho concluso un corso, all’Università di Cinema e Tv di San Pietroburgo, con i saggi di diploma di 17 studenti e studentesse. A prescindere dal fatto che alcuni possano venire mandati in guerra a combattere, non so cosa possano aspettarsi. Il futuro per i giovani in Russia è buio. Bisogna evitare che un’intera generazione venga privata della possibilità di realizzarsi. Anche in Italia vedo problemi per i giovani cineasti. Dobbiamo essere fieri del cinema italiano del passato, senza il quale non esisterebbe il cinema come arte, e proteggere quello del futuro”.

All’inizio del film, è presente un’avvertenza, che esclude l’uso di deep fake o di intelligenza artificiale.

Esatto, era impossibile usare i deep fake perché nel mondo non ci sono attori capaci di recitare a quel livello o di vivere la vita dei miei protagonisti. Avrebbero dovuto avere personalità simili ed esperienze congrue il che è impossibile.

Tutto quello che vediamo in questa fiaba allucinata, dunque, proviene da immagini di repertorio.

Faccio cinema da quando avevo 17 anni e mi sono sempre interessato alla Storia. Ho lavorato negli archivi sia in Russia che all’estero. Studiando i materiali, mi sono reso conto di riuscire a vedere i vari personaggi com’erano nella vita, attraverso quei brevi istanti in cui tradivano lati del carattere non esposti al pubblico. Mi interessa, come interessava Shakespeare, ciò che accade nell’anima di una persona che è capace di dichiarare una guerra o di annientare la vita di migliaia di esseri umani.

Avete lavorato in team a questo progetto così complesso.

Con cinque giovani colleghi abbiamo setacciato per due anni tutto ciò che esiste negli archivi di tutto il mondo su Mussolini, Hitler, Stalin e Churchill, abbiamo studiato per ore il materiale. Su Stalin abbiamo visto tutto ciò che è stato girato. Da questa immensa mole, sceglievo i momenti in cui traspariva la vera indole del personaggio, momenti brevissimi. E da quelli andavo componendo un mosaico. Mi interessava la sfumatura degli stati d’animo, la risata, la tristezza, l’essere pensieroso. Alla fine del film quando Churchill parla con Dio – o crede di parlare con Dio – le sfumature della sua faccia vanno dalla furbizia allo stupore alla suprema intelligenza. Si tratta di un filmato in cui Churchill veniva ripreso in un momento difficile della sua carriera e della sua vita personale.

Come avete creato invece i fondali, dove troviamo echi di Piranesi, Gustav Doré, Hubert Robert.

Nel creare i fondali mi ha aiutato l’Italia, i grandi disegnatori italiani che hanno creato mondi incredibili. Molti artisti, anche francesi, amavano ritrarre le rovine, quei resti di un mondo che sta sparendo. In questo senso i quadri di Hubert Robert conservati all’Hermitage sono stati fondamentali, così come le cave di marmo italiane. Durer e alcuni artisti tedeschi di fine Ottocento mi sono serviti per creare il mondo fiabesco. Volevo immergere i miei personaggi e le loro colpe in un ambiente dove echeggiasse la cultura umanistica.

L’immagine della folla, che ci travolge nella seconda metà del film, ci ricorda da cosa nascono e di cosa si alimentano i totalitarismi di ogni risma.

Anch’io faccio parte di questa folla, di questo mare umano. La responsabilità di chi ha seminato la morte iniziando la guerra è simile alla responsabilità di chi lo ha portato al potere e la dobbiamo condividere tutti. Possiamo far fucilare o impiccare un dittatore, ma cosa possiamo fare di milioni di persone che lo hanno sostenuto? Finché esistono loro, esisteranno i crimini contro l’umanità.

Come sintetizza la figura di Stalin?

Era il più professionale dei quattro, in grado di prendere decisioni di grande livello in campo politico e culturale senza alcuna preoccupazione etica. Si è creato da solo secondo i propri codici, non ha seguito alcuna scuola, non aveva nulla alle spalle, e questo lo rendeva particolarmente pericoloso.

Gli intellettuali nella Russia odierna riescono a far sentire la propria voce?

Domanda difficile. Rischio di essere troppo soggettivo. Come cittadino posso scrivere una lettera al presidente protestando per la situazione del paese. Lo ho sempre fatto, ma ora non ricevo più risposte. I media statali evitano di intervistarmi, perché sono un personaggio scomodo, persona non grata, e i media dell’opposizione hanno lasciato il paese.

Come avete creato Mussolini e che idea si è fatto di questo dittatore?

Abbiamo visto e studiato tantissimi repertori da archivi di tutto il mondo, compreso il Luce. Mussolini, secondo me, si è perduto velocemente perché non era all’altezza del compito storico che lo aspettava. Forse anche a causa del carattere nazionale italiano, era totalmente adorato dal popolo che poi nel momento cruciale l’ha abbandonato. Gli italiani, evidentemente, avevano bisogno di una figura da ammirare.

Una delle questioni poste dal film è quella dell’esistenza di Dio. I quattro personaggi sono in un limbo, attendono davanti a una porta al di là della quale c’è forse un essere supremo, forse una beffa.

Come si dice nella citazione biblica iniziale, “uccidere Satana è impossibile senza sacrificare se stessi”. Ed è vero che uno dei temi del film è quello teologico.

In sostanza il male è inestirpabile dalla Storia.

E’ così e la morte è altrettanto invincibile. Dobbiamo lottare per la vita, ma la morte arriva comunque. Questo non significa che dobbiamo rilassarci e smettere di essere umani.

Churchill si distanzia dai tre grandi dittatori, Hitler, Mussolini e Stalin.

Fairytale è una fiaba che racconta i quattro protagonisti della Storia del Novecento in uno spazio unico. Anche nella realtà agivano nello stesso periodo e nello stesso spazio, l’Europa. Furono tutti e quattro protagonisti del Novecento. Churchill, per me, era uno di loro.

Qual è stato il ruolo di Elisabetta Sgarbi, che viene ringraziata nei titoli di coda, in questa produzione?

Prima di tutto è un’amica, una delle figure più preminenti della cultura italiana, qui in particolare mi ha regalato la musica di Mirco Mariani degli Extraliscio, che avevo ascoltato nel suo film, e che sono stato felice di usare. Per me quella musica esprime un saluto dei nostri tempi nei confronti del passato.

La prima parte del film non ha musiche, poi c’è un’ondata di suono che ci travolge così come la folla fa irruzione sulla scena.

È vero, il film deve smettere di essere piano, deve sconcertare. E’ un effetto voluto.

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09 Dicembre 2022

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