L’estate è una delle stagioni predilette dal cinema italiano, in ciascuna storia ambientata nel periodo più caldo si cerca una chiave per darne il riflesso più specifico: Odio l’estate, titolo che porta in sé un sentimento scuro – accanto ad un momento stagionale usualmente identificato come piacevole – annuncia la coscienza del film, una commedia, come nel classico di Aldo, Giovanni e Giacomo, ma con una venatura agrodolce, malinconica, per cui si ride, non senza propulsori di malinconia.
Il film, scritto dal trio con Massimo Venier – anche regista – insieme a Michele Pellegrini e Davide Lantieri, mette in scena il mitico terzetto facendone riconoscere la propria complicità comica, con il valore aggiunto di un tono forse fino ad ora più sfumato, quello della sensibilità più nostalgica, che restituisce Aldo, Giovanni e Giacomo ulteriormente empatici anche verso lo spettatore.
“C’è anzitutto molta affinità comica tra noi: quando con Aldo ci siamo incontrati all’inizio c’era proprio questo, molta affinità comica. La riuscita della nostra comicità di oggi è un meccanismo misterioso: sono la storia, l’atmosfera e i compagni di percorso che ci soddisfano, a concorrere, ma non abbiamo una formula”, dice Giovanni Storti, a cui fa eco Giacomo Poretti: “Siamo fedeli a noi stessi, al nostro modo di lavorare. L’idea scaturita per questo film rispetta il nostro modo di vedere la comicità: non ragioniamo a tavolino, abbiamo cercato di mettere in scena la cosa che più ci stava a cuore. Ci interessava individuare delle tipologie umane, tratteggiare dei tipi umani. Non so dire se ci sia dell’autobiografia, ma di certo un nucleo di sentimenti che articola la difficoltà dell’amicizia, più in generale dei rapporti umani. La nostra personale, è la storia di tre comici anziani, che chiamano l’anziano regista e gli chiedono di prendersi cura di loro, così insieme cercano di capire se sia possibile recuperare un’alchimia, con un feeling struggente”.
Un’intensità che di certo molto conferisce il personaggio di Aldo, l’ipocondriaco nullafacente, in massima sintonia con il suo cane Brian, e la passione focosa e struggente per Massimo Ranieri, nel film nel ruolo di se stesso, con cui l’attore ha duettato realmente in occasione di una delle date di concerto del cantante. “Io sono davvero fan di Ranieri”, afferma Aldo Baglio. “Il mio imprinting musicale arriva dai Sanremo in cui lui vinceva; avevamo già cantato insieme a Mai dire gol. Non mi ricordo niente di quella sera”, confessa Aldo, riferendosi all’emozione per quell’ultimo ciak del film in cui ha condiviso il palco con l’artista napoletano.
Aldo, Giovanni e Giacomo, storia della comicità italiana dall’inizio degli anni ’90, già compagni di set cinematografico sin dal loro primo film, Tre uomini e una gamba (1997), di Massimo Venier, che non li dirigeva da quel Tu la conosci Claudia? di 16 anni fa. “Mi piace cercare l’autenticità, senza fare calcoli a prescindere, non mi appartiene: lo stesso spirito dei nostri primi lavori, per cui avevo a disposizione loro, strumenti perfetti, una bomba comica. Sono passati parecchi anni, percorsi differenti, ma sono partito da lì, dall’autenticità. Ho accettato di fare questo film perché spero che l’amore che avverto nutrire dal pubblico, per loro, si possa recuperare davvero. Poi, per la musica, avevo voglia di ripetere un’esperienza come quella con i Negrita o Samuele Bersani”, ecco perché la cura di Brunori Sas, che si dice: “Felice personalmente perché al trio devo tantissime risate: gli sono grato, perché era un ridere condiviso con mio padre, questa è stata la mia gioia nel fare le musiche per loro, anche se all’inizio ero un po’ pensoso per la mia natura non proprio comica, ma il tono agrodolce del film mi ha permesso di lavorare. Ho cercato di sottolineare la nota malinconica, che giunge poi nel finale” di questa estate in cui tre famiglie milanesi, tre storie di vita differenti, tre fasce sociali diverse, si ritrovano costrette a condividere la casa affittata per le vacanze, quindi le vacanze stesse, e tutta la mutabilità che questa stagione porta con sé.
Nel copione comico, oltre ad Aldo, Giovanni e Giacomo, anche un terzetto femminile, quello delle rispettive mogli, ovvero Lucia Mascino, Carlotta Natoli e Maria Di Baise: anche per loro il disegno di tre profili psicologici disegnati con grande dettaglio. “Siamo arrivate molto euforiche: esistono esperienze artistiche e umane, e la speranza è sempre tendere a quella umana, e il rapporto creatosi qui è qualcosa di un po’ più di un film, quando c’è questo affetto, e la stima, le emozioni escono della pellicola. Fare la spalla ad artisti che ammiri va fatto con allegria e rispetto. Merito al regista: fare film corali è difficilissimo, e trovo qui ci sia un equilibrio incredibile”, osserva Natoli. “È stato facilissimo perché loro tre sono stati accoglienti abbastanza naturalmente; io li ho sempre apprezzati per una commedia dal tono poetico e mi è parso che anche noi tre (mogli) abbiamo portato qualcosa di importante, forse perché li amavamo già”, afferma Lucia Mascino. “Siamo subito entrati in simbiosi, questo ci permetteva la naturalezza. Una commedia deve far ridere, e una buona commedia deve anche far emozionare: grazie alle redini che ha saputo tenere Massimo Venier. Recitare con tre miti della comicità è stato il massimo”, chiosa Maria Di Biase.
Il tutto con una manciata di ulteriore ironia conferita dal maresciallo Michele Placido, nel film con Roberto Citran e gli attori più giovani: Edoardo Vaino per Ludovico, figlio di Giacomo, una delle dinamiche di relazione più sensibili del film; insieme a lui, Sabrina Martina, Davide Calgaro, e le gemelle Ilary e Melissa Marzo.
Il film esce, in 500 copie, il 30 gennaio, prodotto da Paolo Guerra, con Sky Cinema e Medusa, anche distributore.
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