Alberoni: registi lontani dalla gente

Francesco Alberoni, presidente della Scuola nazionale di cinema nonché editorialista del “Corriere della Sera”, affronta oggi, in prima pagina del quotidiano milanese, lo stato di salute del nostro cinema – “la percentuale dei film italiani visti nelle sale è scesa quest’anno al 15% del totale” – confrontandolo con i suoi anni migliori.
“Il cinema italiano del dopoguerra raccontava una società povera, con tanti difetti, ma piena di vitalità, di energia, di futuro… Dovunque vita, passione, fantasia. Poi tutto questo è scomparso – scrive Alberoni – Prendiamo alcune ultimissime produzioni dei nostri autori: L’ultimo bacio, Santa Maradona, Il più bel giorno della mia vita, Casomai. I personaggi vivono il loro amore senza passione, lo vedono svanire senza motivo, accettano l’esistente perché non hanno alternativa”. E per Alberoni questi film sono il prodotto di intellettuali che non riescono “più a trovare lo slancio del nuovo, del futuro. Ed è questa generazione delusa, spenta, che ha fatto il cinema a partire dagli anni ’70 (a parte eccezioni come Benigni, Tornatore e pochi altri) e che continua a farlo oggi. E ciò che essa racconta – conclude l’editorialista – non risponde alle esigenze profonde delle gente che continua a desiderare emozioni, sogni, modelli di vita, d’amore, avventura e speranza”.