Dopo avere affrontato i drammi economici del covid e della crisi economica degli ultimi anni con Un altro mondo, il regista francese Stéphane Brizé torna alla Mostra del Cinema di Venezia cambiando totalmente approccio al suo cinema senza però perdere la qualità formale e la lucidità che lo contraddistinguono. In Hors-Saison titolo italiano Le occasioni dell’amore, in concorso alla 80ma Mostra del Cinema di Venezia e in sala a Natale con I Wonder Pictures, l’autore affronta un inedito sentimento di “disillusione”, un bisogno di “prendere aria” per superare un improvviso senso di vertigine.
Da queste emozioni nasce un film sentimentale girato con essenzialità ed eleganza. Protagonista è Michel (Guillaume Canet), un popolare attore cinematografico che per superare una crisi lavorativa si rifugia in una sperduta spa a cinque stelle, semideserta a causa della bassa stagione. Nel paesino in cui si trova, però, abita una persona molto importante per lui, Alice (Alba Rohrwacher), un intenso amore del passato, vigliaccamente abbandonato 15 anni prima, sulla soglia del successo. Quando Michel e Alice si rincontrano, la sintonia che li univa in passato è ancora evidente e, nonostante entrambi siano sposati, i due rimettono in dubbio le certezze delle loro vite, così diverse e così ugualmente imperfette.
Se da una parte Michel è ritratto come un codardo che fugge dalle proprie responsabilità ma brillante, ironico e dalla grande sensibilità, Alice è una donna gentile, capace di ascoltare, ma spezzata dal trauma dell’abbandono e da una vita piccola e senza ambizioni. Il dramma di un amore infelice e impossibile viene affrontato con una delicatezza senza pari e con un’ironia che torna ciclicamente a far sorridere i protagonisti e, con loro, gli spettatori.
“Il film racconta la dicotomia in cui si trovano gli attori: mostrare un volto e nasconderne un altro. – dichiara Alba Rohrwacher – Chiaramente questa cosa è esasperata nel personaggio di Guillaume, tutti ci chiediamo quale sia il suo problema. Tutto questo è guardato anche con ironia, io stesso mi identifico nel suo personaggio e guardo in ironia alla me persa in dentro certe dinamiche. La chiave per un attore è guardare a se stesso e alla sua piccola miseria e riconoscerla come tale. Di sicuro la cosa che mi riguarda di più, però, è quella che riguarda il personaggio di Alice: l’audacia che manifesta. Quando si è creata un’isola felice a cui si è aggrappata, ha la forza di mettersi in pericolo. Questo sentimento mi commuove e, da qualche parte, lo riconosco anche in me”.
Senza bisogno di prodigarsi in lunghi dialoghi, Brizé agisce in sottrazione, mostrando senza raccontare, come dovrebbe fare il buon cinema. Gli vengono in aiuto le interpretazioni autentiche dei due protagonisti e una colonna sonora altrettanto minimale, ma che riesce ad arricchire del ritmo e del mood emotivo giusto le lunghe sequenze non parlate.
“Il film non è fatto solo della recitazione, ma anche dei movimenti della macchina da presa. – rivela il regista – Trovavo particolarmente adatta a questo film una fissità delle inquadrature che sono anche molto diverse. Ci sono anche dei campi larghissimi, con i personaggi che si rivelano essere piccoli, quasi come a deridere le loro vicissitudini umane. Una recitazione di altissimo livello andava messa in un contesto di messa in scena adeguato”.
Come ammette candidamente la stessa protagonista, Hors-Saison è impreziosito da un equilibrio estetico, formale e contenutistico raro. Un film che sa emozionare e tanto, a più riprese, toccando tematiche come il rimpianto, a cui tutti ci sentiamo affini, e allo stesso tempo è un film privo di pietismi e stucchevolezze, che va sempre al sodo del conflitto.
“Ho incontrato un grandissimo regista con una visione molto precisa di quello che raccontava e, come succede miracolosamente nel mio mestiere, raramente, io mi sono totalmente affidata nelle sue mani, perché sentivo che mi potevano reggere. – afferma ancora Rohrwacher – Io che ho sempre paura, non ne ho avuta. I miei confini si sono confusi con quelli del personaggio in un processo creativo di totale armonia. Perché la ricerca che fa Stéphane, che è la ricerca di una verità scarna, senza trucchi e orpelli è quello che io cerco nel mio lavoro e che raramente trovo. Incontrare qualcuno che cercava quella cosa lì mi è sembrato un miracolo. Mi sono perduta e mi sono trovata a lavorare a insieme a Guillaume e anche lui si è perduto nel racconto di Stéphane. Questo per me è un regalo che mi ha fatto la vita. Il miracolo che accade nel nostro mestiere per cui io dico ecco perché lo faccio”.
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