“Con il cuore pesante, vi dico che mio padre, Donald Sutherland, è morto”, ha annunciato oggi il figlio Kiefer sui social. “Personalmente lo ritengo uno degli attori più importanti della storia del cinema. Mai scoraggiato da un ruolo, buono, cattivo o brutto. Amava ciò che faceva e faceva ciò che amava, e non si può mai chiedere di più. Una vita ben vissuta”.
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L’attore canadese, interprete prodigioso diretto dai più grandi registi, indimenticabile Casanova per Federico Fellini e protagonista di Novecento di Bernardo Bertolucci accanto a Robert De Niro e Gérard Depardieu, è morto oggi a Miami dopo una lunga malattia, all’età di 88 anni.
L’annuncio della scomparsa è stato dato anche dalla Creative Artists Agency, che rappresentava l’attore, a ‘The Hollywood Reporter’.
Nato Donald McNichol Sutherland a Saint John, New Brunswick (Canada), il 17 luglio 1935, dopo la laurea in ingegneria all’Università di Toronto nel 1956 si trasferì in Inghilterra per studiare recitazione presso la London Academy of Music and Dramatic Art. L’esperienza maturata nei teatri londinesi, nei quali lavorò regolarmente fino al debutto cinematografico – avvenuto nel 1964 nel film horror italiano Il castello dei morti vivi di Herbert Wise (Luciano Ricci) e Warren Kiefer (Lorenzo Sabatini), in cui ebbe un doppio ruolo -, permise a Sutherland di affinare il suo stile interpretativo grazie a una notevole consapevolezza scenica.
Dopo aver lavorato in produzioni prevalentemente inglesi, Sutherland ottenne a Hollywood il primo ruolo di un certo prestigio in Quella sporca dozzina (1967) di Robert Aldrich in cui diede vita allo stravagante soldato Vernon Pinkley.
Ottenne il successo con l’interpretazione di uno strampalato capitano, Benjamin Franklin Occhio di Falco Pierce, chirurgo in un ospedale da campo durante la guerra di Corea e sempre pronto a ogni tipo di scherzo, in Mash (1970) di Robert Altman, al fianco di Elliott Gould, con il quale formò un duo d’irresistibile comicità. Sutherland ottenne così la possibilità di cimentarsi in ruoli diversi, con una ricchezza di offerte interpretative che ha poi segnato tutta la sua carriera.
È stato un dubbioso e travagliato regista in crisi di identità in Il mondo di Alex (1970) di Paul Mazursky, uno scrupoloso e irreprensibile detective privato in Una squillo per l’ispettore Klute (1971) di Alan J. Pakula, un Cristo onirico in E Johnny prese il fucile (1971) di Dalton Trumbo, fino all’incisiva interpretazione di un paranoico restauratore inglese con poteri soprannaturali nel thriller parapsicologico in A Venezia… un dicembre rosso shocking (1973) di Nicolas Roeg.
Dopo aver ripristinato la coppia comica di Mash in S.P.Y.S. (1974) di Irvin Kershner, ancora al fianco dell’amico Gould, Sutherland raggiunse l’apice della sua carriera con tre ruoli: in Il giorno della locusta (1975) di John Schlesinger disegnò mirabilmente un omicida ucciso dalla folla dopo aver assassinato un ragazzino; in Novecento (1976) di Bertolucci delineò con grande maestria l’indimenticabile parte di Attila, feroce e turpe fascista di provincia nell’Italia di Mussolini; in Casanova (1976) Fellini (1976) ebbe il ruolo del celebre seduttore veneziano reso con ironica malinconia. (gp)
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