Addio a Bruno Zanin, il ‘Titta’ di Amarcord di Fellini

Aveva 73 anni. Diventò attore per caso nel 1973, capitando a Cinecittà: “Gironzolando per lo Studio 5, mi ritrovai in una coda di ragazzini, dopo una settimana ero sul set del film”, aveva raccontato in un'intervista a 'La Stampa'


È morto Bruno Zanin, entrato nel mito cinematografico grazie al ruolo del giovane ‘Titta Biondi’ nel film Amarcord di Federico Fellini.

Attore, reporter di guerra, attivista umanitario, da più di dieci anni viveva in una baita tra i boschi a Vanzone Con San Carlo, un piccolo centro alpino alle pendici del Monte Rosa, nella provincia piemontese del Verbano-Cusio-Ossola. Aveva 73 anni. La notizia della scomparsa è stata data dal Comune di Vigonovo (Venezia), dove Bruno Zanin era nato il 9 aprile 1951.

Capitato per caso a Cinecittà nel 1973, per accompagnare un amico che doveva fare la comparsa, Zanin venne notato da Fellini che lo scelse per interpretare il protagonista Titta di Amarcord, film che doveva iniziare le riprese poco dopo, e che nel 1975 conquistò l’Oscar quale migliore opera straniera. Zanin veva 22 anni, e il suo ruolo era quello dell’alter ego adolescente del regista.

Arrivai a Roma e provai a presentarmi a Cinecittà, ma ero senza un soldo, avevo i capelli lunghi, 38 di febbre e non ero registrato all’Empals”, aveva raccontato a Fabrizio Accatino su ‘La Stampa’, in un’intervista del 2021. “Gironzolando intorno allo Studio 5 mi ritrovai in una coda di ragazzini. Ogni tanto usciva un tizio che leggeva nomi da una lista. La prima volta che qualcuno non rispose, lo feci io al suo posto. Dopo una settimana stavamo già girando la prima scena di Amarcord, in via del Governo Vecchio”. Ma l’amicizia con Fellini nacque alla fine delle riprese: “Avrò una ventina di lettere sue, tutte molto ironiche, spesso tenere. Sapendo che versavo in difficoltà economiche mi ha fatto lavorare in altri due film suoi, in cui sono irriconoscibile: in Casanova avevo una maschera sul viso, in Ginger e Fred ero un paziente di un chirurgo estetico con il volto fasciato”.

Dopo quell’esperienza venne scelto da Luca Ronconi e quindi da Giorgio Strehler per interpretare opere di Carlo Goldoni. In teatro ha lavorato anche con Marco Sciaccaluga, Gianfranco De Bosio, Sandro Sequi e Alfredo Arias.

Al cinema ha recitato nei film Un uomo, una città (1974) di Romolo Guerrieri, La prova d’amore (1974) di Tiziano Longo, La prima volta, sull’erba (1975) di Gianluigi Calderone, La polizia ha le mani legate (1975) di Luciano Ercoli, La padrona è servita (1976) di Mario Lanfranchi, L’Agnese va a morire (1976) di Giuliano Montaldo, La borgata dei sogni (1978) di Daniele Pettinari, Il buon soldato (1982) di Franco Brusati. Ha preso parte anche a diversi sceneggiati televisivi della Rai.

Nel 1992 Zanin abbandonò il mondo dello spettacolo per seguire altre strade. Per tre anni fu in Bosnia ed Erzegovina corrispondente di guerra per Radio Vaticana e contemporaneamente responsabile della ong Emmaus Internazionale dell’Abbé Pierre.

Ritornato in Italia al termine della guerra civile nella ex Jugoslavia si è dedica alla scrittura. Nel 2007 Zanin ha pubblicato il suo primo romanzo a carattere autobiografico Nessuno dovrà saperlo (Tullio Pironti Editore)

Il sindaco di Vigonovo, Luca Martello, ha dichiarato: “Ricordiamo Bruno Zanin, un artista vigonovese che ha declinato la sua sensibilità in diverse arti comunicative con passione e singolare spontaneità. Espressivo e profondo sia nel ruolo di attore che di conduttore. Desideriamo sottolineare il suo impegno umanitario come tratto di una vita vissuta nella ricerca di una soddisfazione umana che non si è esaurita nell’ambizione della fama“. (gp)

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08 Luglio 2024

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