Il regista spagnolo Bigas Luna, da tempo malato di cancro, è morto a 67 anni nella sua casa a La Riera de Gaia, vicino a Tarragona. Con Prosciutto prosciutto aveva vinto il Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia. Fino a domenica scorsa il cineasta catalano ha lavorato all’adattamento cinematografico del romanzo di fantascienza ‘Mecanoscrito del segundo origen’, molto amato in Spagna, dove è diventato anche una serie tv.
Il suo capolavoro, Le età di Lulù, dal bestseller di Almudena Grandes, ha lanciato nel 1990 la giovane Francesca Neri ma Bigas Luna è stato anche, con il porno soft Bambola del 1996, il pigmalione di Valeria Marini. A livello internazionale si è imposto nel 1992 con il film sul potere distruttivo della gelosia Prosciutto prosciutto che vedeva nel cast Stefania Sandrelli accanto a una diciottenne Penelope Cruz e a un quasi esordiente Javier Bardem e con cui vinse il Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia. Il film fa parte della cosiddetta trilogia iberica con Uova d’oro con Alessandro Gassman e La teta y la luna. Alla Mostra del Cinema di Venezia, Bigas Luna tornò nel 2006 come giurato.
Nato nel 1946 a Barcellona, cresciuto nella Spagna della dittatura franchista, Juan José Bigas Luna ha lavorato nel campo del design e alla fine degli anni ’60 ha fondato lo studio Gris con Carles Riart. Il suo primo lungometraggio del 1976 è Tatuaje tratto dall’omonimo racconto poliziesco di Manuel Vazquez Montalban. Le sue tematiche, dal fetiscismo all’erotismo si ritrovano in La chiamavano Bilbao del 1978 con cui esordisce al Festival di Cannes, sull’ossessione per una donna che viene violentata e uccisa e Caniche del 1979. Nel 1987 ha realizzato anche una sorta di psico-thriller alla Dario Argento, Angoscia.
L’attrice Francesca Neri racconta all’Ansa come allora 25enne si ritrovò sul set de Le età di Lulù: era al festival di Cannes con il produttore Domenico Procacci che al Marché aveva degli incontri, un produttore spagnolo parlò di un certo film che per il rifiuto di Angela Molina a due settimane dal ciak rischiava di rimanere fermo.
“Quel produttore fece arrivare il regista, Bigas Luna, dalla Spagna e in un appartamento proprio di fronte al Palais du Cinéma feci un provino recitando pagine di un libro ‘scabroso’ di cui tutta la Spagna parlava ma che in Italia non era ancora uscito e di cui non sapevo nulla. Fu così che ebbi la parte ne Le età di Lulù che mi lanciò in Italia e all’estero”.
Ha temuto di essere etichettata come la scandalosa Neri? “Un po’ sì, ma ero anche abbastanza incosciente. La mia fortuna è stata che quel film colpì Massimo Troisi che poi mi volle nella commedia Pensavo fosse amore invece era un calesse. Un ruolo divertente e comico che riuscì subito a far dimenticare Lulù”.
“Bigas era ironico e affettuoso. Mi mancherà come mancherà al cinema, aveva ancora molto da dare – dice Stefania Sandrelli – Sono colpita e sconvolta non sapevo neanche che fosse malato. Mi mandava spesso i suoi bellissimi disegni che conservo. In Prosciutto prosciutto era la prima volta di Penelope Cruz che mi ricordava me stessa in Sedotta e abbandonata, ‘un fiore tra i mostri’ le dicevo”.
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