“Per tutta la mia vita ho parlato di come avrei smesso di recitare e non so perché questa volta è stato diverso, ma l’impulso si è radicato dentro di me e mi sono sentito obbligato a reagire”. Pochi attori incarnano l’essenza della recitazione come Daniel Day-Lewis. Tre volte premio Oscar, unico al Mondo, l’interprete britannico ha sempre scelto con cura ogni ruolo, donando interpretazioni magistrali. Nel 2017, dopo Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson, ha dichiarato il suo ritiro definitivo, lasciando il pubblico con la sensazione di aver assistito all’ultimo atto di un artista irripetibile.
Da allora ha mantenuto il proposito di restare lontano dalle scene. Salvo ricomparire lo scorso anno sul set dove è stato avvistato, sembra, per “questioni di famiglia”. Anemone, il film d’esordio alla regia di suo figlio Ronan Day-Lewis, potrebbe segnare un ritorno significativo alle scene per uno dei più grandi (e tormentati) interpreti che il grande schermo abbia mai avuto.
In verità ogni addio di un uomo o una donna di cinema che ha un ruolo significativo nel panorama internazionale lascia un segno indelebile. Un vuoto che prende la forma di una stella di prima grandezza. Sono momenti in cui il pubblico si confronta con la fine di un’epoca, spesso accompagnati da un misto di nostalgia e gratitudine. L’industria cinematografica è spietatamente esigente e a volte gli attori, le attrici, i registi raggiungono un punto di rottura. Tra orari frenetici, etica commerciale spietata e la pressione dell’essere sempre sotto gli occhi di tutti costringe alcune star a prendersi una pausa per salvaguardare la propria sanità mentale. Altri abbandonano Hollywood del tutto.
A volte gli addii, come si spera nel caso di Day-Lewis, si rivelano reversibili. Come è successo con Cameron Diaz: esempio di ritiro alle scene simile a uno strappo che si può ricucire nel tempo. Dopo il successo planetario con film come Tutti pazzi per Mary e The Mask, Diaz si è ritirata nel 2014 dopo la pellicola: Annie. Perché un’attrice come lei di grande fama internazionale, sulla cresta dell’onda, ancora giovanissima gela tutti sparendo dai set hollywoodiani?
Diaz ha detto di aver smesso di fare cinema per concentrarsi sulla crescita dei suoi figli avuti da Benji Madden (della rock band Good Charlotte). Per un mondo egoista e superficiale questa è una ragione piuttosto “noiosa” per allontanarsi dal mondo dello spettacolo; per un essere umano, e per i bambini che crescono sotto la sua cura, è tutto.
Un motivo simile a quello dell’addio (per ora senza ritorno) di Rick Moranis, star in film cult come Ghostbusters, Balle spaziali e Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi. Non fa più un film da circa trent’anni e solo nel 2005 rilascia un’intervista in cui spiega le ragioni del suo abbandono: “Ho smesso di fare film verso il ’96 o il ’97. Sono un genitore single e mi sono reso conto che era troppo difficile gestire la crescita dei miei figli e gli spostamenti necessari per fare film. Così mi sono preso una piccola pausa. E quella piccola pausa si è trasformata in una pausa più lunga, e poi ho scoperto che non mi mancava affatto”.
Ha rischiato anche Cameron Diaz di non tornare più, ma nel 2022 sorprende di nuovo tutti annunciando il suo ritorno con la commedia Back in Action, dimostrando che la passione per il cinema può riaccendersi anche dopo una lunghissima di assenza.
E come non citare Hayao Miyazaki? Il maestro che non smette mai di sognare. Nel panorama dell’animazione, Miyazaki rappresenta una leggenda vivente. Dopo aver annunciato il suo addio nel 2013, il fondatore dello Studio Ghibli ha sorpreso il suo adorante fandom tornando al lavoro con Il ragazzo e l’airone (2023). La sua passione per il racconto visivo e la capacità di dare vita a mondi incantati sembrano più forti del tempo stesso, confermando che la vera arte non conosce pensione. E portandosi a casa un meritatissimo oscar.
Altre volte, purtroppo, il ritiro ha i lineamenti di un addio senza redenzione, come nel caso di Bruce Willis, costretto ad interrompere la sua carriera a causa della diagnosi di afasia prima e di demenza frontotemporale poi, una condizione che ha profondamente commosso il mondo del cinema e i suoi fan in tutto il mondo. La sua carriera straordinaria è stata segnata da film memorabili come Die Hard – Trappola di cristallo, che lo ha consacrato come action hero, Il sesto senso, dove ha mostrato la sua versatilità drammatica, e Pulp Fiction, che ha rilanciato la sua carriera negli anni ’90.
Sembra definitivo anche il “mai-più-sul-set” di una vera leggenda hollywoodiana: Jack Nicholson. C’è un altro attore oggi il cui ritiro ha lasciato un vuoto così grande nel cinema come quello di Jack Nicholson? L’ultimo ruolo risale al 2010 con Come lo sai di James L. Brooks. Qualche anno dopo trapelano delle indiscrezioni riportate da “RadarOnline” secondo le quali il motivo del ritiro è la perdita di memoria e quindi l’impossibilità di ricordare le sue battute. Eppure, il suo nome continua a circolare tra speranze di un ritorno che, ad oggi, sembra sempre più remoto. nel 2021 si è parlato di un suo ruolo da protagonista grazie al remake in lingua inglese della deliziosa commedia tedesca di Maren Ade: Toni Erdmann , anche se poi il progetto è naufragato.
Nicholson è stato l’attore più pagato al mondo, secondo Empire è al sesto posto tra i migliori attori del XX secolo e ha vinto in carriera anche tre Oscar: due come miglior attore protagonista per Qualcuno volò sul nido del cuculo e Qualcosa è cambiato, uno come miglior attore non protagonista per Voglia di tenerezza, su ben 12 candidatura (ancora il record imbattuto per numero di nomination nella categoria miglior interpretazione maschile).
Diverso è il caso di Michael Caine, che nel 2023 ha annunciato ufficialmente il ritiro dalla recitazione con queste parole: “Da anni dico che intendo ritirarmi. Le uniche parti che posso ottenere alla mia età sono quelle di un novantenne. Magari un ottantacinquenne. Mi son detto: tanto vale finire con questa.” Con una carriera lunga oltre sette decenni, Caine ha salutato il pubblico con Fuga in normandia, diretto da Oliver Parker. La sua decisione, dettata dall’età e dal desiderio di dedicarsi alla famiglia, è stata accolta con rispetto e ammirazione, confermando il fascino senza tempo di un attore che ha saputo attraversare generazioni.
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