Achille Bonito Oliva: “Il critico è un dongiovanni della conoscenza”

Ieri si è tenuta all’Italian Pavilion la conferenza conclusiva del ciclo Lido Philo. Il critico d’arte Achille Bonito Oliva, animatore della Transavanguardia


VENEZIA Ieri si è tenuta all’Italian Pavilion la conferenza conclusiva del ciclo Lido Philo. Il critico d’arte Achille Bonito Oliva, animatore della Transavanguardia e autore dell’ideologia del Traditore è intervenuto sul Sé nella critica d’arte. “Il Sé della critica è l’arte, e in questo senso penso alla sofferenza di Francesco Arcangeli quando Morandi gli strappò in faccia il libro che parlava proprio di Morandi impedendogli di pubblicarlo. Ecco che l’artista diviene così il mio peggiore nemico”. Bonito Oliva prosegue specificando il rapporto che esiste tra autore, opera e critico; sottolineando come secondo lui il critico dovrebbe essere autonomo ed esterno a questo rapporto, facendosi architetto del passato: “L’artista sviluppa quel processo noto come ‘dimenticare a memoria’ divenendo non possessivo ma possidente della sua opera avvicinando essa al pubblico in modo che possa trovare un significato diverso e personale per ognuno. L’opera d’arte ha una neutralità di fondo, separata dal significato iniziale dato dall’autore per poi acquisire un’infinità di diversi significati supportati tramite il processo cognitivo impresso dal critico”. 

“Il critico è un dongiovanni della conoscenza”, continua Bonito Oliva. “Un nomade che Roland Barthes promuove ad artista egli stesso dicendo che ciò che egli scrive riguardo all’opera è anch’esso nuovo, è anch’esso arte. Il critico nel suo lavoro vampirizza il creatore dell’opera diventando un predatore e il mezzo per cui l’opera si vendica del suo stesso autore e padre naturale poiché il lavoro del critico è scindere l’opera dal suo creatore, allontanarli dal Sé collettivo per poi, in un secondo momento riaccomunarli”.

Venezia 73

Venezia 73

Microcinema distribuirà ‘The Woman who Left’

Sarà Microcinema a distribuire nelle sale italiane il film Leone d'Oro 2016, The woman who left, nuovo capolavoro di Lav Diaz. La pellicola, che nonostante il massimo riconoscimento al Lido non aveva ancora distribuzione e che si temeva restasse appannaggio soltanto dei cinefili che l'hanno apprezzata alla 73esima Mostra di Venezia, sarà quindi visibile a tutti, permettendo così agli spettatori del nostro Paese di ammirare per la prima volta un'opera del maestro filippino sul grande schermo

Venezia 73

Future Film Festival Digital Award 2016 a Arrival

Il film di Denis Villeneuve segnalato dalla giuria di critici e giornalisti come il migliore per l'uso degli effetti speciali. Una menzione è andata a Voyage of Time di Terrence Malick per l'uso del digitale originale e privo di referenti

Venezia 73

Barbera: “Liberami? E’ come l’Esorcista, ma senza effetti speciali”

Il direttore della Mostra commenta i premi della 73ma edizione. In una stagione non felice per il cinema italiano, si conferma la vitalità del documentario con il premio di Orizzonti a Liberami. E sulla durata monstre del Leone d'oro The Woman Who Left: "Vorrà dire che si andrà a cercare il suo pubblico sulle piattaforme tv"

Venezia 73

Liberami: allegoria del mondo moderno

Anche se l’Italia è rimasta a bocca asciutta in termini di premi ‘grossi’, portiamo a casa con soddisfazione il premio Orizzonti a Liberami di Federica Di Giacomo, curiosa indagine antropologica sugli esorcismi nel Sud Italia. Qualcuno ha chiesto al presidente Guédiguian se per caso il fatto di non conoscere l’italiano e non aver colto tutte le sfumature grottesche del film possa aver influenzato il giudizio finale: “Ma io lo parlo l’italiano – risponde il Presidente, in italiano, e poi continua, nella sua lingua – il film è un’allegoria di quello che succede nella nostra società". Mentre su Lav Diaz dice Sam Mendes: "non abbiamo pensato alla distribuzione, solo al film. Speriamo che premiarlo contribuisca a incoraggiare il pubblico"


Ultimi aggiornamenti