Suscita discussione e polemica la scelta dell’Academy di rivoluzionare all’insegna dell’inclusione i criteri per l’Oscar per il miglior film. Alcune personalità del cinema italiano si sono espresse a riguardo.
“Il sistema del cinema hollywoodiano, e quindi anche l’Academy e le sue regole in continuo mutamento, sono ormai da anni sempre più avvitati nell’insicurezza sistematica che governa quel mondo – dice il regista Gabriele Muccino, che conosce l’America avendoci lavorato e vissuto per molti anni – e che viaggia in parallelo col suo abnorme ego per cui si sente paladina della civiltà: una responsabilità che il cinema non deve assumersi, secondo me. Il cinema non deve mai pensare in modo politico o morale. I parametri della censura, inoltre – è la sua analisi – si sono sempre più estremizzati negli anni togliendo via via ai film moltissimi ‘spigoli’ interessanti; l’essere ossessivamente politicamente corretti è di fatto una spirale di paranoie che non avranno mai fine. E soprattutto non si può fare arte se i paletti sono così tanti e così limitanti da assomigliare a quelli che vengono messi per la visione di un cartone animato della Disney. La vita è anche ingiusta, dolorosa, cattiva, iniqua e il cinema, come arte, ha il dovere assoluto di rappresentare la vita senza dolcificanti e fregarsene delle ragioni politiche e diplomatiche che lacerano il popolo americano rendendolo così spaventato e confuso su tutto”, chiosa.
“L’inclusività è certamente un concetto importante – sottolinea Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema – e non solo nella settima arte, ma le ‘percentuali’ relative all’inclusività francamente le ritengo un po’ strane. Un film, come qualsiasi altra opera d’arte, deve essere valutato per il risultato, la storia, la qualità, la qualità autoriale e attoriale, la scrittura, le immagini, la fotografia, e non per genere e razza. Io penso che la razza, il genere, la religione, e altri criteri di questo tipo non debbano entrare nella valutazione delle opere creative”.
“Il politically correct sta forse diventando un’ossessione”, ha detto invece Giulio Base su twitter. “Gli Stati Uniti mi sembrano un Paese schizofrenico – commenta Andrea Occhipinti di Lucky Red – che va per estremi. In strada vediamo afroamericani ammazzati dalla polizia, poi fanno queste cose di super tutela. Le minoranze andrebbero tutelate nella società civile”. Così all’Adnkronos il fondatore della Lucky Red e ad di Circuito Cinema. “Ormai – conclude – mi sembra che tutto sia più rigido, tutto deve stare in determinati parametri. Per carità, le nuove regole sono nobili, ma la tutela delle minoranze andrebbe applicata quotidianamente nella società americana, non solo per gli Oscar”.
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