A cinque anni da Blancanieves, trasposizione libera della celebre fiaba che lo ha portato alla ribalta con tanto di nomination all’Oscar come rappresentante spagnolo, Pablo Berger torna sul grande schermo con Abracadabra, visto alla 12ma edizione della Festa del cinema di Roma e in sala dal 17 maggio con Movies Inspired.
Lo spunto viene dalla storia di Carlos (Antonio de la Torre), uomo sgarbato ed aggressivo che passa la sua vita nella periferia di Madrid, a seguire le vicende della sua squadra del cuore, il Real e trascura e maltratta la sua consorte Carmen (Maribel Verdú, sorta di musa del regista, presente anche nel precedente film), comprensibilmente frustrata ed inappagata dal rapporto. Durante un matrimonio Carlos viene scelto come volontario per un numero di ipnotismo amatoriale ma durante lo svolgimento qualcosa non funziona come dovrebbe e l’uomo ne esce diverso, rivelando dei lati di sé inaspettati. Radicale cambio di registro per l’autore, dal muto bianco e nero di Blancanieves a un’esplosione di colore con uso vivace dei dialoghi.
“Credo che i miei progetti siano tutti fratelli – ha detto Berger a Cineuropa – e, forse proprio perché estremi, mi è costato metterli in piedi, ma per fortuna con Abracadabra il successo dei precedenti è servito affinché i produttori credessero in questa follia. Non mi impongo di essere un regista di culto né di fare cose controcorrente, per provocazione, anzi; il mio cinema è aperto, racconta cose, e come se fosse una lasagna, ogni spettatore può sceglierne strati diversi: possono divertirsi tutti, dal cinefilo alla casalinga. Credo nel cinema che non esclude lo spettatore”.
Poi, sulla sua attrice: “Maribel è soprattutto amica e complice: ci unisce lo stesso modo di affrontare il cinema, ci piace divertirci e sorprenderci. Lei, che recita da quando aveva 12 anni, con una filmografia vastissima, ogni volta che arriva sul set vuole starci bene e affrontare sfide. Quando le consegnai la sceneggiatura, la lesse e mi disse che si metteva nelle mie mani: mettiamoci a giocare e facciamo questa follia, mi disse. Questa complicità e piena fiducia ci permettono di superare qualsiasi ostacolo. Maribel è un’attrice di razza: si muove perfettamente dal dramma alla commedia. E mi piace che i suoi occhi siano la sua forma di espressione: nei miei film non ci sono grandi dialoghi e mi piace la sua reazione a tutto. E’ indubbiamente una star: se in questo momento entrasse qui, tutti si girerebbero a guardarla, poiché ha un’aura incredibile. E’ successo a me: la conobbi dieci anni fa e quando si aprì la porta, si fermò il tempo, si avvicinò, mi sorrise e fu come un colpo di fulmine, che continua tuttora. Possiede qualcosa che non si può spiegare e la cinepresa lo coglie”.
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