Abbas Kiarostami: l’intervista


A.KiarostamiE’ l’ospite d’onore della 14/a edizione del Festival di Capalbio, una delle più importanti manifestazioni dedicate al cortometraggio, Abbas Kiarostami, il cineasta iraniano più apprezzato dai festival di tutto il mondo con titoli come Il sapore della ciliegia e Dov’è la casa del mio amico?. E’ stato in giuria sia a Venezia che a Cannes e adesso presiede la “piccola” giuria chiamata a valutare i 27 corti del concorso internazionale qui nella assolata Maremma a due passi da una delle spiagge più mediatiche d’Italia. In più ha portato al festival Five, un collage di cinque lavori brevi dedicati a Ozu, meditazioni girate sulla riva del mare con spunti ironici oltre che poetici e rigorosamente senza parole. Ma naturalmente al centro della curiosità dei cronisti c’è Copia conforme, il film che girerà tra Firenze e San Gimignano a marzo dell’anno prossimo e che sarà di nuovo una coproduzione italiana dopo l’esperienza di Tickets, l’opera collettiva realizzata con Ermanno Olmi e Ken Loach e portata alla Berlinale.

Può anticiparci qualcosa sul suo nuovo progetto “italiano”?
Doveva partire a settembre ma slitterà a marzo 2008 perché fatico a trovare l’attore protagonista da affiancare a Juliette Binoche. Per il ruolo dello scrittore che incontra una donna sconosciuta durante un soggiorno in Toscana ho già individuato un attore americano che però costa molto e dovrebbe abbassare il suo cachet. Il film prende spunto da un episodio accaduto a Firenze dieci anni fa, mentre facevo parte della giuria di un festival. Ci sarà un co-produttore italiano ma non è ancora stabilito chi.

Che tipo di attrice è Juliette Binoche, che abbiamo appena visto in un film europeo, girato a Parigi, del maestro orientale Hou Hsiao Hsien?
E’ la prima volta che lavoro con una star, anche io mi pongo molte domande. Ma dopo averla sentita so che anche per lei è un esperimento, perché vuole uscire dal suo ruolo di diva e vivere questo personaggio come persona e non come attrice. A Cannes ha dichiarato di desiderare questo film per scoprire come può essere diversa. Credo che per me invece sarà più facile, perché la responsabilità è mia. Spesso i professionisti mi dicono che non si sentono capaci e io dico loro che il compito di renderli credibili è tutto mio. Ma talvolta vorrei dare la responsabilità agli altri e andarmi a fare una passeggiata.

 

T.Mottola, A.Kiarostami In tutti i suoi film ci sono scene in automobile, conversazioni fianco a fianco. Anche nel suo prossimo ce ne sarà una?
Sì, ho cercato di eliminarla dalla sceneggiatura ma alla fine ci sarà: un viaggio in macchina da Firenze a San Gimignano. Nel dialogo la protagonista dice addirittura: Ma questo sembra un film di Kiarostami. E lui risponde: E chi è Kiarostami?

Cosa pensa del ruolo che il suo paese sta giocando in Medio Oriente e sullo scenario internazionale?
Per me che vivo in Iran, ogni giorno diventa più difficile dare una risposta: quando sono dentro non riesco a capire. Forse da fuori il ruolo si può comprendere meglio, perché la dimensione della situazione è così vasta che la mente va in tilt.

Qual è il suo punto di vista sui nuovi autori del cinema iraniano?
Il panorama cinematografico in Iran è diviso in due. C’è una parte appoggiata dal governo che fa un cinema filo-hollywoodiano di quarta mano; l’altra tenta di esprimere con entusiasmo la volontà di far nascere un altro cinema, ma resta fuori da ogni circuito commerciale e ha risonanza solo nei festival.

 

Ha visto “Persepolis” di Marjane Satrapi? Come pensa che quel film possa influenzare l’opinione pubblica iraniana?
Non penso che il film della Satrapi arriverà mai in Iran, mentre i suoi fumetti sono molto letti e apprezzati.

Come nasce il rapporto con Capalbio Cinema?
Mi hanno invitato e ho accettato. Il ruolo di giurato è molto difficile, cerco sempre di evitarlo. Ma non so dire no a un invito in Italia: sono certo di stare bene.

Nei corti che il festival Capalbio Cinema proietterà in suo onore si parla molto dell’infanzia. Lei conserva un legame profondo con i bambini nel cinema. Li vede anche come un elemento di protesta, un simbolo di libertà e spontaneità?
Il legame profondo con i bambini non può ridursi alla cifra della protesta. I bambini sono stati protagonisti dei miei film per vent’anni, a partire da trentasette anni fa. Hanno avuto grande influenza nel mio modo di vedere la vita, cambiando il mio punto di vista sul mondo. Da circa 14 anni non lavoro più con loro ma cerco di avere ancora, dietro la macchina da presa, il loro sguardo verso la vita.

Lei ha dedicato i corti “Five”, che verranno proiettati qui a Capalbio, a Ozu. Che rapporto ha con il maestro giapponese?
Vorrei chiarire: io ho dedicato i corti a Ozu in particolare, non al cinema giapponese in generale. Nelle varie fasi della mia vita sono sempre stato influenzato da cineasti diversi. Ma i cineasti che ho amato intensamente mi hanno sempre abbandonato. Però Ozu è un caso particolare: non è mai cambiato e mai sono cambiati i miei sentimenti nei suoi confronti: mai è stato nuovo di conseguenza mai diventerà vecchio per me. Ozu rispetta lo spettatore, concedendo la possibilità di riflettere. Non ci sono buoni o cattivi nei suoi film, i suoi personaggi ci sono e basta. I miei corti generano sensazioni simili a questa.

 

La brevità può significare superficialità, ma anche essenzialità. In particolare nella cultura giapponese c’è una profonda coscienza dell’essenzialità del segno. 
La questione è interessante, anche se la risposta non è semplice. Ai miei studenti consiglio di essere concisi ma significativi. I miei critici si domandano come io che amo il lungo possa sostenere la brevità. A Capalbio Cinema ho portato in regalo un corto: una sola scena di 17 minuti, quindi molto lunga. Ma lunghezza non corrisponde per forza a noia: è un problema di ritmo del film.

 

Magari prima o poi ci sarà un viaggio verso Capalbio in un suo lavoro futuro.
Magari sì. I miei film nascono sempre da circostanze personali, da esperienze di vita. Mai da romanzi. Spero proprio di trovare a Capalbio uno stimolo, un’ispirazione.

autore
27 Giugno 2007

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