Ora che tutto è virato sul complottismo, il rischio è che ci si dimentichi dell’incredibile performance in sé, se proprio vogliamo chiamarla così, di John Travolta a Sanremo con il ballo venuto male del Qua Qua con Amadeus e Fiorello. Basta fare un giro in rete per essere presi nella spirale delle sneakers di un brand fino a ieri sconosciuto che avrebbe pagato il divo americano che le indossava a favore di inquadratura. Niente di più facile perché Travolta ha girato due spot per il marchio U-Power ma, trattandosi di balletto, che cosa avrebbe dovuto riprendere il regista Stefano Vicario? Poi c’è la coincidenza – sottolineata dalla segugia Selvaggia Lucarelli – della frase pronunciata sul palco – “Don’t worry be happy!” – da Amadeus a un Travolta già un po’ interdetto, che è anche lo slogan del marchio di scarpe.
Oggi in conferenza stampa sia Amadeus che i responsabili della Rai hanno spiegato che è stato un errore non oscurare il motivo grafico delle suddette scarpe, effettivamente non così riconoscibile, anzi, e che Travolta è stato pagato ‘poco’, giusto un rimborso spese, come d’altro canto è successo con Russel Crowe superstite di stasera. Su altre operazioni commerciali dell’attore in Italia, la Rai ha detto di non sapere nulla e Amadeus si è sorpreso che qualcuno abbia solo potuto pensare che lui si sia prestato a una pubblicità occulta “di un marchio di cui nemmeno conoscevo l’esistenza». Però, c’è un però.
Tutto il blocco video dell’apparizione di John Travolta a Sanremo non è più visibile sul sito di RaiPlay perché, ha spiegato Federica Lentini, vicedirettrice Prime Time Rai in conferenza stampa, “c’è una limitazione di diritti e non sono a disposizione le clip. Ha firmato il contratto e ci sono state delle limitazioni”. Peccato però che il video singolo della performance sia stato caricato su RaiPlay, “per errore” spiegano dalla Rai, e poi quindi rimosso.
Due errori/indizi non fanno ancora una prova però, quel che è certo, è che ha regnato un po’ di confusione sulla superospitata e che, soprattutto, non tutto è filato liscio proprio sulla performance di John Travolta che, fin da quando è salito sul palco dell’Ariston è stato sì al gioco di Amadeus, accennando ai passi di ballo di Grease. La febbre del sabato sera e Pulp Fiction ma, diciamo così, senza troppo trasporto e convinzione. Un aspetto che il pubblico ha subito percepito. Da qui in poi l’effetto boomerang dell’imbarazzo ha trascinato nell’abisso Travolta fino all’improbabile Ballo del Qua Qua fuori dal teatro Ariston con Fiorello e Amadeus muniti di copricapo a forma di becco di papero che lo stesso Travolta si è rifiutato di indossare, lanciandolo per terra, forse in un tardivo barlume di lucidità.
Ma il problema è sempre lo stesso e riguarda le regole di ingaggio dei superospiti a Sanremo, soprattutto per quanto riguarda le grandi star del cinema internazionale, che vengono quasi sempre ridicolizzati o congelati nei momenti più noti della loro carriera. Peccato che non vengano mai esaltati per la storia che rappresentano. Ci vorrebbe un po’ più di rispetto, senza falsi moralismi, per chi è entrato nell’immaginario collettivo e quindi per il pubblico che si è vendicato riempendo i social di improperi su un siparietto che, con un neoeufemismo, è apparso molto ma molto cringe. Ma tutto quello che è accaduto era già ampiamente prevedibile e CinecittàNews l’aveva previsto, scrivendone in tempi non sospetti (https://cinecittanews.it/sanremo-con-travolta-e-crowe-tornano-gli-attori-stranieri-quasi-sempre-deludenti-allariston/). Si dice che a pensare male si fa peccato ma spesso si azzecca. Speriamo veramente di essere smentiti stasera con Russel Crowe.
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