I Leoni d’oro alla carriera della 80ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia sono stati attribuiti alla regista Liliana Cavani e all’attore Tony Leung Chiu-wai. “Una sorpresa bellissima” l’ha definita la regista di Galileo e Il portiere di notte, che si è detta “Molto felice e grata alla Biennale di Venezia”. L’autrice si trova in America dove partecipa a una tre giorni di studi che l’Università di Princeton le dedica. 90 anni compiuti il 12 gennaio, ha terminato il suo nuovo film L’ordine del tempo basato sul romanzo del fisico Carlo Rovelli e interpretato da Alessandro Gassmann, Claudia Gerini, Valentina Cervi e Richard Sammel che con ogni probabilità sarà presentato in anteprima alla Mostra.
Il direttore Alberto Barbera ha affermato: “Con un lavoro che attraversa oltre sessant’anni di storia dello spettacolo, Liliana Cavani è un’artista polivalente capace di frequentare la televisione, il teatro e la musica lirica con il medesimo spirito non convenzionale, e la stessa inquietudine intellettuale che hanno reso celebri i suoi film. Il suo è sempre stato un pensiero anticonformista, libero da preconcetti ideologici e svincolato da condizionamenti di sorta, mosso dall’urgenza della ricerca continua di una verità celata nelle parti più nascoste e misteriose dell’animo umano, fino ai confini della spiritualità. I personaggi dei suoi film sono calati in un contesto storico che testimonia una tensione esistenziale verso il cambiamento, giovani che cercano risposte a quesiti importanti, soggetti complessi e problematici nei quali si riflette l’irrisolto conflitto fra individuo e società. Il suo è uno sguardo politico nel senso più alto del termine, anti-dogmatico, non allineato, coraggioso nell’affrontare anche i più impegnativi tabù, estraneo alle mode, refrattario ai compromessi e agli opportunismi produttivi, aperto invece a una fertile ambiguità nei confronti dei personaggi e delle situazioni messe in scena. Una feconda lezione che è insieme di estetica e di etica, da parte di una protagonista del nostro cinema, che ne definisce la perenne modernità”.
“Una seconda giovinezza – dice ancora Cavani – Con Venezia ho un grande legame. Vinsi nel 1965 con il documentario Philippe Pètain. Processo a Vichy, dice la regista che all’inizio della carriera realizzò documentari importanti come quello sulla Donna nella Resistenza, premiato con il Leone di San Marco per il documentario. “Non lo ritirai neppure – confessa – ero in vacanza molto lontano e stavo bene dove ero”. Ancora un documentario, Le clarisse, nel 2012, fuori concorso a Venezia, girato in un monastero di clausura, vinse il Premio Pasinetti. “Fu una grande emozione perché mai avrei potuto immaginare la Sala Grande piena di giovani ad applaudire”, sottolinea la regista che con i giovani da sempre ha un legame speciale come dimostra la sua terza volta a Princeton a dialogare con gli studenti, a parlare della trilogia di Francesco e del Portiere di notte, tra le sue opere più famose nel mondo. “Tornai a Venezia con il primo Francesco del ’66 con Lou Castel e Riccardo Cucciolla: ho un ricordo speciale per vari motivi, il primo perché mi ospitarono nel meraviglioso Hotel Des Bains, il secondo perché mi accostarono a Roberto Rossellini che presentava La presa del potere da parte di Luigi XIV e dicevano ‘il maestro e la giovane promessa’ e questo mi fece conoscere un bel po’”. Il legame con i giovani? “Forse perché, pur partendo da storie personali, tematiche che mi stanno a cuore, i miei film hanno sempre avuto un orizzonte più largo e universale, capace di interessare in tanti”. Anche il suo ultimo film, dal libro di Rovelli, è personale? “Sì, con il tempo io ci collaboro – ironizza lucida l’autrice -, è molto utile averlo presente, io non lo dimentico mai”. A Venezia ha presentato in concorso nel 1968 Galileo, in cui ha indagato sul conflitto tra scienza e religione, poi ancora nel ’72 fuori concorso L’ospite. Il gioco di Ripley nel 2002 con John Malkovich tra i suoi più grandi successi e nel 2018 al Lido ottenne il Premio Bresson, prima regista. Un altro ricordo emozionante è alla Quinzaine a Cannes per I cannibali, un film fortemente legato all’aria del suo tempo, il 1969: “Fu visto lì da intellettuali americani, tra cui Susan Sontag, che poi lo vollero a New York per una proiezione al Lincoln Center dove ci fu una strepitosa accoglienza”. Forte il legame con l’America per la regista di Carpi: da Princeton, dove tiene un seminario sul suo cinema coordinato dalla docente Gaetana Marrone Puglia, prosegue poi per New York con una serie di incontri, proiezioni e tavole rotonde in collaborazione con l’Istituto italiano di Cultura. “L’America mi ha fatto conoscere Mickey Rourke – il Francesco del 1989 presentato a Cannes – una delle persone più belle e mai banali incontrate nella mia vita”, conclude con affetto.
Per quanto riguarda Tony Leung, protagonista di In the Mood for Love di Wong Kar-wai e di ben tre film premiati con il Leone d’Oro alla Mostra di Venezia, Barbera gli ha dedicato altrettante parole di encomio: “Tony Leung è uno degli interpreti più carismatici del cinema contemporaneo, la cui eccezionale carriera è stata in grado di evolversi in parallelo allo sviluppo del cinema in chiave transnazionale e globale. Affermatosi come star della scena pop di Hong Kong negli anni ’80, è oggi internazionalmente riconosciuto come uno degli attori più significativi e versatili della sua generazione, in grado di dare vita a personaggi indimenticabili nei generi più vari e a ogni latitudine. Emblematico del suo stretto rapporto con il cinema d’autore è il ruolo di protagonista nel film In the Mood for Love (2000) di Wong Kar-wai, che garantisce a Tony Leung la Palma d’Oro come miglior attore al festival di Cannes, e l’interpretazione in tre film premiati con il Leone d’oro alla Mostra di Venezia: Città dolente (1989) di Hou Hsiao-hsien, Cyclo (1995) di Tran Anh Hung e Lussuria – Seduzione e tradimento (2007) di Ang Lee. Tuttavia, il suo profilo di star globale è legato altresì alla capacità di attraversare gli immaginari cinematografici in costante mutamento tipici del nostro tempo, segnando con la sua presenza film di grande successo commerciale in generi, lingue e scenari produttivi molto differenti, dal genere di arti marziali in Hero (2002) di Zhang Yimou, all’action-thriller Infernal Affairs (2002-03) di Andrew Lau e Alan Mak, all’epica di guerra La battaglia dei tre regni (2008-09) di John Woo, sino al recente contributo all’universo Marvel in Shang-chi e la leggenda dei dieci anelli (2021). Nel corso dei decenni, oltre a mantenere viva la curiosità per ruoli e cinematografie sempre diversi, grazie alle sfaccettature dei suoi molteplici personaggi ha dato un contributo importante alla ridefinizione dell’immagine tradizionale della star maschile, consacrando la sua unicità sulla scena cinematografica contemporanea”. La 80ma Mostra avrà luogo dal 30 agosto al 9 settembre 2023.
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